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za….lei aveva avuto il premio Nobel da pochi mesi e io avevo avuto l’onore di assistere al convegno organizzato dal Cnr a Roma per festeggiarla e ne ero rimasta folgorata. Come me immagino tanti.
Come era possibile del resto non rimanere affascinati da una come Rita Levi Montalcini, semplice, empatica, raffinata, colta,splendida parlatrice, neurologo, ricercatore e  premio Nobel per avere scoperto il fattore di crescita delle cellule nervose! Un cocktail di qualità e caratteristiche emotive, psichiche e intellettive che facevano  impazzire una giovane (all’epoca)  neurologa  con le  velleità della ricerca.
Era inevitabile che divenisse il mito, l’idolo di tutte noi che avevamo da poco costituito il gruppo di ricerca dello SMID sud a Lamezia Terme. Un gruppo che aveva la “presunzione”  di fare ricerca scientifica, sulla malattia di Alzheimer non a Roma , Milano, Firenze, ma a Lamezia Terme.
Quel giorno di Maggio mi avevano chiamato e chiesto di andarla a prendere all’aeroporto poiché avrebbe dovuto raggiungere il nord della Calabria per un convegno e io avrei avuto il privilegio di accompagnarla in macchina ….se volevo….se ero libera….. Ma certo che volevo, certo che ero libera. Mi sarei liberata, avrei fatto di tutto pur di accondiscendere a questa richiesta. Pure scalato l’Everest.
Una ridda di sentimenti ed emozioni mi si era però scatenata durante le ore precedenti  l’incontro. Più ci pensavo più sudavo freddo. Come ci si rapporta ad un premio Nobel? Cosa le dirò in tutte queste ore che dovremo stare insieme in macchina, io piccola neurologa di provincia del sud e Lei  già icona di successo, scienziata VERA,  io già madre di figli e lei donna completamente dedicata alla Scienza. Come mi avrebbe giudicato? Conoscevo bene i suoi risultati scientifici e la valenza straordinaria dell’idea che aveva avuto ma io ero un clinico neurologo appassionato di genetica con poca esperienza di laboratorio di base. D’altro canto, il  lavoro di ricerca che avevo intrapreso sulla genetica della Malattia di Alzheimer e che aveva già prodotto un risultato scientifico importante  avrebbe potuto essere un argomento possibile di comunicazione? Chi sa se questo avrebbe interessata!
Le avevo acquistato un fascio di fiori bellissimi per riceverla in pista, mi avevano accordato il privilegio, ma mentre mi avvicinavo alla scaletta  continuavo a chiedermi se non fosse troppo banale… troppo provinciale ….. sudavo….
Assieme a me un sacco di gente, universitari dell’Unical; autorità civili, persino qualche militare. Lei piccola e minuta scende saltellando e con una agilità insospettabile per l’età, saluta gentilmente, sorride, poi mi guarda, mi presentano …capisce solamente che sono IO quella che le deve fare da CARRIER……e senza stare a pensarci,  infila il suo braccio sotto il mio e mi sussurra… “andiamo non voglio fare tardi”…..
I miei timori si dissolvono, Lei è curiosa di tutto. Mi chiede della mia vita, vuole sapere e conoscere  il mio percorso, i miei studi, le mie difficoltà, cosa significa lavorare al sud, cosa significa fare ricerca in una zona lontana dalle “cattedrali”   della ricerca mondiale, cosa significa fare la moglie e la madre che però ha voglia di studiare e andare lontano…quanto difficile sia il riuscire a coniugare ma come io sia fortunata “perché oggi gli uomini sono cambiati, ai miei tempi nessuno accettava di stare con una donna più intelligente” e mi racconta della sua vita, di come non si sia mai sposata per questo, di come ha iniziato nella sua camera da letto a coltivare gli embrioni di pollo  e  “nel buio e nel silenzio” si ha più tempo per pensare, per riflettere; non sentire l’isolamento, è in questi posti che si produce, perché le idee, per venir fuori  hanno bisogno di silenzi….di riflessioni….
Dopo 2 ore circa di viaggio, alla fine scendiamo dalla macchina come due vecchie amiche: dopo i primi 10 minuti ha preteso che ci sia dia del TU e io a dire “ LEI mi dia pure del tu ma io non ce la faccio….…non mi viene…(mi veniva da dire…LEI è IL MIO MITO, un MONUMENTO come posso darle del Tu…” e lei stizzita mi apostrofa….se non mi dai del tu non verrò mai a trovarti a Lamezia Terme…..Devo capitolare
Le due “vecchie amiche” sono dunque a loro agio, si rinfrescano nella camera d’albergo, Lei vuole che le controlli il trucco……
Da quel momento il rapporto con Rita si stringe molto, lei mi chiama spesso, mi affida articoli da rivedere, mi chiede il parere su molti aspetti scientifici che riguardano le nuove acquisizioni; vuole essere informata passo dopo passo sugli avanzamenti dei nostri lavori. E’ contenta di sapere che c’è un gruppo di giovani (per lo più donne) caparbie e dedicate alla ricerca in un posto non consueto e che nonostante le difficoltà è in grado di produrre risultati e di stringere rapporti internazionali.
Quando decidiamo di inaugurare nell’   ottobre 1989, in maniera ufficiale,   il Centro SMID –Sud con il professore Amaducci di Firenze, mio capo in quell’avventura, mi viene spontaneo chiedergli di far venire la  professoressa Rita Levi Montalcini come Madrina e lui si abbassa gli occhiali e mi dice …sei tu che l’hai colpita, non fa altro che parlare di te, sei tu che glielo devi chiedere…non io…. E lei sembrava non attendere altro…..Un festa straordinaria, un Teatro Grandinetti gremito in ogni posto di ordine e grado…tutti arrivati per accoglierla, vederla, manifestarle la grande simpatia e il grande rispetto che questa donna dall’apparenza fragile, ispira.
1995: il primo pensiero è per lei, stiamo pubblicando uno dei risultati che “lo sappiamo” è destinato a cambiare la storia della neurologia…siamo finalmente giunti dopo 15 anni di studi silenziosi all’isolamento della causa genetica della Malattia di Alzheimer, stiamo pubblicando l’isolamento della presenilina 1. Il lavoro è accettato, è in press ma è ancora soggetto alla “segretezza” di rito, ma non posso non inviarle in anteprima  il lavoro.. preceduto da una telefonata…si informa sul metodo…rimarca l’importanza del metodo…mi dice …ma i dati sono robusti? Si, dico io…il lavoro è tosto è proprio un risultato importante…..
“Non ti possono abbandonare…la Regione dico….se fossi in un altro posto ti farebbero i tappeti rossi” ….
Ma qui siamo in Calabria….qualche anno addietro per mancanza di fondi abbiamo pure dovuto chiudere il Centro SMID. Stiamo continuando con la caparbietà dei calabresi e certamente grazie ai rapporti internazionali e all’Associazione per la Ricerca Neurogenetica che ho deciso di fondare per raccogliere un po’ di fondi con il volontariato….visto che di soldi pubblici neanche  a parlarne.
“Sì,  ma ora il Presidente della Regione è Nisticò, è un uomo di scienza, vedrai che capirà…capirà la necessità di darti una mano per fare in modo che non si perdano queste competenze, queste preziosità che avete costruito….
Deve essere stato molto duro (immagino) da parte del Presidente Nisticò resistere agli assalti che Rita sistematicamente gli faceva…alla fine ha capitolato….la LR 37/96 ha istituito ufficialmente un centro di assistenza e ricerca….sulle malattie neurogenetiche.
Due anni dopo, giugno 97 lei torna, di nuovo madrina ufficiale del neonato CENTRO REGIONALE DI NEUROGENETICA sito nell’ospedale di Lamezia Terme e per presiedere un convegno in cui (Lei) ha voluto mettere insieme le “tre donne più straordinarie che fanno ricerca sulla Malattia di Alzheimer”…Una è Eugenia De Lustig Sacerdote (anni 84) sua cugina, vive e lavora (ancora anche lei ) a Buenos Aires; la seconda è Maria Grazia Spillantini, sua allieva al CNR, ora a Cambridge, direttore del MRC; la terza……sei tu….. Questa affermazione mi fa arrossire fino alla radice dei capelli…..ancora di più quando regalandomi la sua foto alla premiazione del Nobel con Re Gustavo di Svezia mi scrive “ Ad Amalia, con viva simpatia ed ammirazione”……
Il Centro parte continuando la sua attività, in nuovi locali, crescendo nel panorama nazionale e internazionale e conquistando un posto di primo piano nello studio delle malattie neurodegenerative. Tanti, tantissimi riconoscimenti. Lei è orgogliosa,  ci segue davvero come una madre scientifica ma con la sua solita concretezza e praticità dice “i fondi sono la cosa più importante” i riconoscimenti sono carte, targhe, utili solo per il narcisismo personale, ma sono i soldi che ti servono per pagare i ricercatori, le attrezzature, per andare avanti.
E ha ragione da vendere. Nel 2007 dopo 10 anni quando tutto sembra “relativamente tranquillo” (i finanziamenti pochi e a singhiozzi ma arrivano comunque) scoppia invece la bomba: il nostro centro dovrà chiudere perché la Regione non è interessata a mantenerlo. La ricerca è compito dell’Università non dell’ospedale.
Il mondo crolla, la comunità scientifica internazionale si stringe intorno a noi e io scrivo a Rita : “Quando un figlio ha un problema si rivolge alla propria madre, Tu sei la nostra madre scientifica….aiutaci a ribellarci a decisioni così insulse”.
Mi raggiunge sul telefonino, mi chiede di andare subito da Lei vuole capire bene cosa sta succedendo e cosa soprattutto possiamo fare. Vuole venire al convegno organizzato per sensibilizzare l’opinione pubblica, ma il momento politico è difficile e lei come senatore  a vita sta mantenendo con il proprio appoggio il Governo Prodi…in poche parole non si può muovere….ma se Maometto non va alla Montagna, è la montagna che si sposta. Armati di un cameramen, con la giornalista Nadia Donato e con l’aiuto di Francesco Grandinetti, realizziamo una intervista filmata che mandiamo in onda al convegno. Le sue parole sono un martello pesante e un richiamo alla serietà  “la ricerca è il futuro, il Centro Regionale di Neurogenetica non ha solo meriti professionali e scientifici per quello che fa e per i risultati che ottiene ma perché lo fa in un contesto molto difficile e di grande solitudine. Questi ricercatori hanno più merito dei ricercatori di Harward …” Nel giro di qualche mese fortunatamente viene istituto un fondo stabile per il Centro…la nostra battaglia, soprattutto grazie a Rita, è vinta.
Gli ultimi anni cominciano ad essere difficili per Lei, il suo fisico è sempre più debilitato, sembra un uccellino, alle telefonate cerco di sostituire qualche visita personale …..
Non ci ha mai fatto mancare il suo appoggio in questi  anni forse anche preoccupata di non abbandonare questo piccolo lembo del sud, molto simile alla sua “africa”, e noi del Centro Regionale di Neurogenetica ci siamo sempre sentiti come guidati e presi per mano da una grande Madre, oggi tristemente cresciuti di colpo,  orfani ma anche testimoni  presenti e futuri di uno stile di vita.

QUESTO scritto non vuole essere solo un ricordo per una delle più grandi figure della medicina, vuole raccontare il livello e la profondità di legame che questa grande donna ha avuto con la nostra terra e in particolare con il centro regionale di neurogenetica di Lamezia Terme, l’amore profondo e la stima che ha scambiato con tutti noi, il sostegno che non ci ha mai negato. Non potremo mai dimenticarla, sarà per noi un punto di riferimento non solo scientifico ma anche morale. Una guida a cui d’ora in poi dovremo rivolgerci con un “telefono diverso”. 

 

IN AUTO CON RITA, DANDOSI DEL TU – Era il 1987, maggio per l’esattezza, lei aveva avuto il premio Nobel da pochi mesi e io avevo avuto l’onore di assistere al convegno organizzato dal Cnr a Roma per festeggiarla e ne ero rimasta folgorata. Come me immagino tanti.
Come era possibile del resto non rimanere affascinati da una come Rita Levi Montalcini, semplice, empatica, raffinata, colta,splendida parlatrice, neurologo, ricercatore e  premio Nobel per avere scoperto il fattore di crescita delle cellule nervose! Un cocktail di qualità e caratteristiche emotive, psichiche e intellettive che facevano  impazzire una giovane (all’epoca)  neurologa  con le  velleità della ricerca.
Era inevitabile che divenisse il mito, l’idolo di tutte noi che avevamo da poco costituito il gruppo di ricerca dello SMID sud a Lamezia Terme. Un gruppo che aveva la “presunzione”  di fare ricerca scientifica, sulla malattia di Alzheimer non a Roma , Milano, Firenze, ma a Lamezia Terme.
Quel giorno di maggio mi avevano chiamato e chiesto di andarla a prendere all’aeroporto poiché avrebbe dovuto raggiungere il nord della Calabria per un convegno e io avrei avuto il privilegio di accompagnarla in macchina ….se volevo….se ero libera….. Ma certo che volevo, certo che ero libera. Mi sarei liberata, avrei fatto di tutto pur di accondiscendere a questa richiesta. Pure scalato l’Everest.
Una ridda di sentimenti ed emozioni mi si era però scatenata durante le ore precedenti  l’incontro. Più ci pensavo più sudavo freddo. Come ci si rapporta ad un premio Nobel? Cosa le dirò in tutte queste ore che dovremo stare insieme in macchina, io piccola neurologa di provincia del sud e Lei  già icona di successo, scienziata vera,  io già madre di figli e lei donna completamente dedicata alla Scienza. Come mi avrebbe giudicato? Conoscevo bene i suoi risultati scientifici e la valenza straordinaria dell’idea che aveva avuto ma io ero un clinico neurologo appassionato di genetica con poca esperienza di laboratorio di base. D’altro canto, il  lavoro di ricerca che avevo intrapreso sulla genetica della Malattia di Alzheimer e che aveva già prodotto un risultato scientifico importante  avrebbe potuto essere un argomento possibile di comunicazione? Chi sa se questo avrebbe interessata!
Le avevo acquistato un fascio di fiori bellissimi per riceverla in pista, mi avevano accordato il privilegio, ma mentre mi avvicinavo alla scaletta  continuavo a chiedermi se non fosse troppo banale… troppo provinciale ….. sudavo.
Assieme a me un sacco di gente, universitari dell’Unical; autorità civili, persino qualche militare. Lei piccola e minuta scende saltellando e con una agilità insospettabile per l’età, saluta gentilmente, sorride, poi mi guarda, mi presentano …capisce solamente che sono io quella che le deve fare da carrier……e senza stare a pensarci,  infila il suo braccio sotto il mio e mi sussurra… “andiamo non voglio fare tardi”…..
I miei timori si dissolvono, lei è curiosa di tutto. Mi chiede della mia vita, vuole sapere e conoscere  il mio percorso, i miei studi, le mie difficoltà, cosa significa lavorare al sud, cosa significa fare ricerca in una zona lontana dalle “cattedrali”   della ricerca mondiale, cosa significa fare la moglie e la madre che però ha voglia di studiare e andare lontano…quanto difficile sia il riuscire a coniugare ma come io sia fortunata “perché oggi gli uomini sono cambiati, ai miei tempi nessuno accettava di stare con una donna più intelligente” e mi racconta della sua vita, di come non si sia mai sposata per questo, di come ha iniziato nella sua camera da letto a coltivare gli embrioni di pollo  e  “nel buio e nel silenzio” si ha più tempo per pensare, per riflettere; non sentire l’isolamento, è in questi posti che si produce, perché le idee, per venir fuori  hanno bisogno di silenzi….di riflessioni….
Dopo 2 ore circa di viaggio, alla fine scendiamo dalla macchina come due vecchie amiche: dopo i primi 10 minuti ha preteso che ci sia dia del tu e io a dire “Lei mi dia pure del tu ma io non ce la faccio….…non mi viene…(mi veniva da dire…lei è il mio mito, un monumento come posso darle del tu…” e lei stizzita mi apostrofa….se non mi dai del tu non verrò mai a trovarti a Lamezia Terme…..Devo capitolare.
Le due “vecchie amiche” sono dunque a loro agio, si rinfrescano nella camera d’albergo, lei vuole che le controlli il trucco.

MADRINA DEL CENTRO DI RICERCA LAMETINO – Da quel momento il rapporto con Rita si stringe molto, lei mi chiama spesso, mi affida articoli da rivedere, mi chiede il parere su molti aspetti scientifici che riguardano le nuove acquisizioni; vuole essere informata passo dopo passo sugli avanzamenti dei nostri lavori. E’ contenta di sapere che c’è un gruppo di giovani (per lo più donne) caparbie e dedicate alla ricerca in un posto non consueto e che nonostante le difficoltà è in grado di produrre risultati e di stringere rapporti internazionali.
Quando decidiamo di inaugurare nell’ottobre 1989, in maniera ufficiale,   il Centro SMID–Sud con il professore Amaducci di Firenze, mio capo in quell’avventura, mi viene spontaneo chiedergli di far venire la  professoressa Rita Levi Montalcini come Madrina e lui si abbassa gli occhiali e mi dice …sei tu che l’hai colpita, non fa altro che parlare di te, sei tu che glielo devi chiedere…non io…. E lei sembrava non attendere altro…..Un festa straordinaria, un Teatro Grandinetti gremito in ogni posto di ordine e grado…tutti arrivati per accoglierla, vederla, manifestarle la grande simpatia e il grande rispetto che questa donna dall’apparenza fragile, ispira.

QUANDO TELEFONO’ IN REGIONE – 1995: il primo pensiero è per lei, stiamo pubblicando uno dei risultati che “lo sappiamo” è destinato a cambiare la storia della neurologia…siamo finalmente giunti dopo 15 anni di studi silenziosi all’isolamento della causa genetica della Malattia di Alzheimer, stiamo pubblicando l’isolamento della presenilina 1. Il lavoro è accettato, è in press ma è ancora soggetto alla “segretezza” di rito, ma non posso non inviarle in anteprima  il lavoro, preceduto da una telefonata. Si informa sul metodo, rimarca l’importanza del metodo. Mi dice: ma i dati sono robusti? Si, dico io, il lavoro è tosto è proprio un risultato importante.
“Non ti possono abbandonare, la Regione dico….se fossi in un altro posto ti farebbero i tappeti rossi” .
Ma qui siamo in Calabria….qualche anno addietro per mancanza di fondi abbiamo pure dovuto chiudere il Centro SMID. Stiamo continuando con la caparbietà dei calabresi e certamente grazie ai rapporti internazionali e all’Associazione per la Ricerca Neurogenetica che ho deciso di fondare per raccogliere un po’ di fondi con il volontariato….visto che di soldi pubblici neanche  a parlarne.
“Sì,  ma ora il Presidente della Regione è Nisticò, è un uomo di scienza, vedrai che capirà…capirà la necessità di darti una mano per fare in modo che non si perdano queste competenze, queste preziosità che avete costruito….
Deve essere stato molto duro (immagino) da parte del Presidente Nisticò resistere agli assalti che Rita sistematicamente gli faceva. Alla fine ha capitolato: la LR 37/96 ha istituito ufficialmente un centro di assistenza e ricerca sulle malattie neurogenetiche.
Due anni dopo, giugno 97 lei torna, di nuovo madrina ufficiale del neonato Centro regionale di Neurogenetica sito nell’ospedale di Lamezia Terme e per presiedere un convegno in cui (Lei) ha voluto mettere insieme le “tre donne più straordinarie che fanno ricerca sulla Malattia di Alzheimer”. Una è Eugenia De Lustig Sacerdote (anni 84) sua cugina, vive e lavora (ancora anche lei) a Buenos Aires; la seconda è Maria Grazia Spillantini, sua allieva al CNR, ora a Cambridge, direttore del MRC. La terza, mi dice, sei tu. Questa affermazione mi fa arrossire fino alla radice dei capelli, ancora di più quando regalandomi la sua foto alla premiazione del Nobel con Re Gustavo di Svezia mi scrive “ Ad Amalia, con viva simpatia ed ammirazione”.

UN VIDEO PER DIFENDERCI – Il Centro parte continuando la sua attività, in nuovi locali, crescendo nel panorama nazionale e internazionale e conquistando un posto di primo piano nello studio delle malattie neurodegenerative. Tanti, tantissimi riconoscimenti. Lei è orgogliosa,  ci segue davvero come una madre scientifica ma con la sua solita concretezza e praticità dice “i fondi sono la cosa più importante” i riconoscimenti sono carte, targhe, utili solo per il narcisismo personale, ma sono i soldi che ti servono per pagare i ricercatori, le attrezzature, per andare avanti.
E ha ragione da vendere. Nel 2007 dopo 10 anni quando tutto sembra “relativamente tranquillo” (i finanziamenti pochi e a singhiozzi ma arrivano comunque) scoppia invece la bomba: il nostro centro dovrà chiudere perché la Regione non è interessata a mantenerlo. La ricerca è compito dell’Università non dell’ospedale.
Il mondo crolla, la comunità scientifica internazionale si stringe intorno a noi e io scrivo a Rita : “Quando un figlio ha un problema si rivolge alla propria madre, Tu sei la nostra madre scientifica….aiutaci a ribellarci a decisioni così insulse”. Mi raggiunge sul telefonino, mi chiede di andare subito da lei, vuole capire bene cosa sta succedendo e cosa soprattutto possiamo fare. Vuole venire al convegno organizzato per sensibilizzare l’opinione pubblica, ma il momento politico è difficile e lei come senatore  a vita sta mantenendo con il proprio appoggio il Governo Prodi. In poche parole non si può muovere. Ma se Maometto non va alla Montagna, è la montagna che si sposta. Armati di un cameramen, con la giornalista Nadia Donato e con l’aiuto di Francesco Grandinetti, realizziamo una intervista filmata che mandiamo in onda al convegno. Le sue parole sono un martello pesante e un richiamo alla serietà  “la ricerca è il futuro, il Centro Regionale di Neurogenetica non ha solo meriti professionali e scientifici per quello che fa e per i risultati che ottiene ma perché lo fa in un contesto molto difficile e di grande solitudine. Questi ricercatori hanno più merito dei ricercatori di Harward . 

” Nel giro di qualche mese fortunatamente viene istituto un fondo stabile per il Centro. La nostra battaglia, soprattutto grazie a Rita, è vinta.
Gli ultimi anni cominciano ad essere difficili per Lei, il suo fisico è sempre più debilitato, sembra un uccellino, alle telefonate cerco di sostituire qualche visita personale.
Non ci ha mai fatto mancare il suo appoggio in questi  anni forse anche preoccupata di non abbandonare questo piccolo lembo del sud, molto simile alla sua “africa”, e noi del Centro Regionale di Neurogenetica ci siamo sempre sentiti come guidati e presi per mano da una grande Madre, oggi tristemente cresciuti di colpo,  orfani ma anche testimoni  presenti e futuri di uno stile di vita.

* ricercatrice e direttrice del centro regionale di neurogenetica

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