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“OGGI sulla prima pagina del Quotidiano (CLICCA PER LEGGERE) il giornalista dott. Inserra si dichiara vittima di una persecuzione da parte mia. Nel tentativo di dimostrarlo, finisce per litigare con la verità e con la matematica. Sa bene che le querele da me presentate non sono 14, come ha scritto nel suo articolo, ma forse la metà; i rinvii a giudizio a suo carico sono 3 e non 4, di cui solo uno (e non due) deriva da imputazione coatta; le archiviazioni sono 2 e non 8. Era inevitabile. All’approssimarsi delle prime sentenze innanzi a giudici terzi e imparziali il dr. Inserra, si atteggia a martire della giustizia, come capita di questi tempi. Non ricordo al giornalista, che ben lo sa, quante falsità abbia scritto sul mio conto in circa due anni di articoli e pubblicazioni varie: una vera e propria campagna di stampa organizzata con l’obiettivo di colpirmi al di là dei fatti e della verità. Rammento solo l’insuperabile lezione di giornalismo contenuta in un articolo che mi attribuiva l’aver fatto indecenti «viaggi di piacere» insieme ad un soggetto in seguito accusato di gravi reati. Una macroscopica bugia ed una mascalzonata, ma il dr. Inserra fregandosene di ogni controllo l’ha “sparata” in prima pagina con centinaia di locandine affisse per le strade della mia città. Come pensa che mi sia sentito in quei giorni e come pensa si siano sentiti i miei amici e familiari e cosa avranno pensato migliaia di ignari lettori del suo giornale. O dovremmo parlare delle informative di polizia che qualche investigatore compiacente e interessato gli ha passato in questi anni, anch’esse talvolta trapuntate di menzogne. 

Curiosamente il dr. Inserra si lamenta perché la magistratura di Cosenza – cui dispensa nel suo articolo inammissibili pagelle di professionalità distinguendo tra giudici buoni e giudici cattivi – non gli ha riservato lo stesso trattamento che quella di Reggio ha usato al suo collega del Corriere della sera, mai indagato per la fuga di notizie a mio danno, fino a costringere la Procura generale reggina ad avocare un’indagine mai iniziata. Ho l’impressione che il giornalista, come dire, si senta abbandonato al proprio destino dopo essere stato utilizzato e quindi all’approssimarsi delle sentenze punti a ribaltare i ruoli di vittima e carnefice nel tentativo di suggestionare la magistratura chiamata a giudicare. Ma la vittima sono io e lui lo sa bene. Spedisca tutto ciò che vuole dove ritiene opportuno (ho già segnalato per tempo al CSM che avrei agito contro tutte le calunnie in circolazione, come lo stesso CSM esige in questi casi dai magistrati). Ho già detto pubblicamente che avrei denunciato tutti coloro che si sono fatti coinvolgere in una campagna di stampa, lo ripeto, tesa alla mia distruzione e cadenzata sempre con sapienza per condizionare chi avrebbe dovuto prendere decisioni a mio riguardo. Mi auguro che dinnanzi al giudice l’imputato Inserra faccia il nome di tutti quelli che gli hanno passato polpette avvelenate come quella dei «viaggi di piacere». Se lo farà gli rimetterò le querele, sorvolando sul suo comportamento deontologico. Sarà per lui l’occasione per contribuire a chiarire il disegno costruito contro di me e le sue motivazioni. 
Tale mio atteggiamento sarà tenuto fermo nei confronti non soltanto del dottor Inserra, con quale non ho mai ingaggiato una battaglia personale, ma con tutti i giornalisti che sono stato costretto a querelare. Cerco tutta la verità, non vendette. Lo devo alla mia famiglia, a me stesso, ai miei amici, a quanti, e non sono pochi, in questi anni si sono affidati al mio scrupolo e alla mia correttezza. Stia tranquillo, per il resto, sarò io a informare il Procuratore generale di Catanzaro competente per i procedimenti disciplinari a carico dei giornalisti calabresi. Colgo l’occasione per esprimere ad Inserra la mia solidarietà per il clamoroso furto del proprio computer subito mesi or sono a mano di ignoti delinquenti: se ben ricordo lo aveva purtroppo lasciato incustodito a bordo della propria auto in sosta. Me ne dolgo anche perché di quel computer avevo tempo prima chiesto il sequestro alla magistratura reggina, purtroppo meno tempestiva dei ladri. Un’ultima cosa, proprio ieri a Cosenza, per l’ennesima volta, il processo a carico del dr. Inserra è stato rinviato perché l’imputato è risultato irreperibile per le notifiche. Abbia la cortesia di farsi trovare Inserra, non tema la valutazione di giudici terzi, è ancora presto per farsi dichiarare irreperibile. Spero ricordi che la prossima udienza è fissata a Cosenza per il 21 maggio, quando sarò interrogato come parte offesa”. 

Alberto Cisterna



“Il tono saccente e offensivo di Cisterna non conosce limiti. Delle sue impressioni di fantasia poco mi importa. Ho fatto quello che fa un giornalista: pubblica le notizie derivanti da atti, informative. Se queste contengono menzogne, come lui sostiene, non è di certo responsabilità mia. Non ho mai parlato di persecuzione ma di una singolare anomalia nell’accanirsi ripetutamente contro la mia persona. Stia sereno non mi sono reso mai irreperibile (e né mi renderò irreperibile, visto che è “ancora presto” come lei presuntuosamente afferma) quando le notifiche sono giunte presso il mio domicilio o le ho ritirate direttamente al comando provinciale dei carabinieri. Io affronto le cose a testa alta, senza trovare “sponde” in sedi giudiziarie di comodo. Apprendo dalla sua replica una circostanza di inaudita gravità. Lei aveva chiesto il sequestro del mio computer alla procura. La ringrazio per la sua sarcastica solidarietà e per le insinuazioni, anche queste gravissime, sul furto del pc, che si commentano da sole”. 

Michele Inserra
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