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di DANIELA FRANCINI* 
Perché è molto importante l’iniziativa del Quotidiano? E’ importante perchè un disegno del territorio equo e competitivo richiede consistenti sforzi politici e culturali, ma  credo che si  riesce ad intravvedere un metodo che richiede gli strumenti dello studio e della ricerca, dello studio della storia passante e recente (per questo è importante la partecipazione del rettore Crisci e l’apertura dell’Unical al territorio)  e che tiene  conto dell’analisi di tre nozioni: accessibilità – partnership – policentrismo che costituiscono i principi guida delle politiche territoriali comunitarie e dalla sperimentazione di nuove forme di governance del territorio.
Accessibilità intesa come equità di accesso a quei servizi d’interesse generale che costituiscono il presupposto della coesione territoriale, l’idea di partnership porta a sottolineare soprattutto il ruolo di mobilitazione delle forze e degli interessi locali e di costruzione di specifici percorsi identitari mediando tra gli effetti contrastanti dei processi di globalizzazione e per questo è importante  l’iniziativa del quotidiano e la partecipazione di importanti fondazioni. Policentrismo:  organizzazione del territorio  articolata intorno alla formula del policentrismo; il policentrismo crea nuove forme di relazione tra città e paesi , pari accessibilità alle infrastrutture ed alle conoscenze, una gestione oculata e uno sviluppo del patrimonio naturale e culturale.
Personalmente sono convinta che i temi del paesaggio e dell’identità propongono nuovi terreni di riflessione e impongono nuove linee di difesa e di progettazione ma bisogna condividere  che negli obiettivi della conservazione del patrimonio e della innovazione per creare nuovo patrimonio è prioritariamente importante il piano urbanistico e non il progetto di architettura perché occorre garantire quel sistema di relazioni fra le parti ed il tutto e questo lo può fare solo il piano urbanistico: occorre ripartire innanzi tutto  da una   nuova urbanistica che permetta di ritrovare l’armonia perduta che i territori  avevano con la storia e la natura.
 Il Piano urbanistico  garantisce  quella visione di insieme  dei processi di trasformazione che il progetto di architettura ed anche i piani di settore  non sono in grado di controllare e porta ogni intervento sul territorio a confrontarsi con la sua identità.
Da troppo tempo   si progetta per singoli interventi senza una visione di insieme  nella quale la nuova opera va a collocarsi; una marea di interventi  senza logica e concatenazione e l’area archeologica di  Sibari è squarciata da una infrastruttura e sommersa dal fango. L’analisi dei problemi  non può che essere prioritariamente elaborata dal piano urbanistico che è la sintesi delle valutazioni dei problemi che derivano dall’interrelazione dei diversi sistemi (ambientale e storico culturale, relazionale, insediativo,integrità fisica del territorio,stato di diritto della pianificazione):  dalla messa in relazione dei sistemi   emergono  i problemi che occorre risolvere tra i quali   le aree per le quali sono necessarie opere tese al consolidamento e alla sistemazione idrogeologica per la messa in sicurezza dei siti e dei manufatti e le aree per le quali sono necessari studi e indagini ambientali  ai fini della riduzione delle pericolosità geologiche. 
Incomprensibilmente in un territorio come la Calabria, (ma vale per molte regioni d’Italia) così ricca di risorse naturali e storiche, ma a rischio, non esiste una carta complessiva geologica ed archeologica toponomastica  che documenti in modo coerente e coordinato la struttura fisica e storica del territorio: cioè il rapporto storia-natura;  manca anche  un documento  che possa essere una “carta dell’acqua” che posizioni  e quantifichi sul territorio le diverse presenze delle acque superficiali e profonde; molti dissesti sono dovuti alla chiusura di reticoli idrografici secondari a causa di interventi antropici, inoltre ambiente, urbanistica e beni culturali dialogano molto poco tra di loro; sin dalla precedente giunta Loiero poiché ambiente e urbanistica regionale erano due mondi separati che non dialogavano in alcun modo    facevo presente all’allora direttore generale all’ambiente, e ai dirigenti dell’urbanistica i controsensi normativi delle procedure ambientali della vas e urbanistiche formulando espressamente alcuni quesiti: chiedevo in sintesi  perché non si potevano unificare i due procedimenti nella conferenza di pianificazione  e che  il Documento di pianificazione avrebbe potuto contenere le verifiche richieste dalla VAS e unificare la procedura di approvazione, ma non fui ascoltata e questo problema ancora oggi è irrisolto e porta con sé tanti errori nell’iter delle approvazioni. 
L’iniziativa  potrebbe divenire veramente   importante perché  se la natura e la storia devono essere protagoniste allora è necessario  partire  proprio dal sud che è così ricco di risorse naturali e storiche, dal sud dell’area urbana, dal sud dei territori della globalizzazione, dal sud dell’Italia e dell’Europa; ma   alla base, come presupposto,  ci deve essere una cultura  dei diritti (allo spazio, alla bellezza, alla identità) e una nuova cultura urbanistica  che non può essere disattesa per colpa di una dinamica economica  che  vuole cancellare  i fini e i valori.
*architetto

PERCHE’ è molto importante l’iniziativa del Quotidiano? E’ importante perchè un disegno del territorio equo e competitivo richiede consistenti sforzi politici e culturali, ma  credo che si  riesce ad intravvedere un metodo che richiede gli strumenti dello studio e della ricerca, dello studio della storia passante e recente (per questo è importante la partecipazione del rettore Crisci e l’apertura dell’Unical al territorio)  e che tiene  conto dell’analisi di tre nozioni: accessibilità – partnership – policentrismo che costituiscono i principi guida delle politiche territoriali comunitarie e dalla sperimentazione di nuove forme di governance del territorio.Accessibilità intesa come equità di accesso a quei servizi d’interesse generale che costituiscono il presupposto della coesione territoriale, l’idea di partnership porta a sottolineare soprattutto il ruolo di mobilitazione delle forze e degli interessi locali e di costruzione di specifici percorsi identitari mediando tra gli effetti contrastanti dei processi di globalizzazione e per questo è importante  l’iniziativa del quotidiano e la partecipazione di importanti fondazioni. 

 

Policentrismo:  organizzazione del territorio  articolata intorno alla formula del policentrismo; il policentrismo crea nuove forme di relazione tra città e paesi , pari accessibilità alle infrastrutture ed alle conoscenze, una gestione oculata e uno sviluppo del patrimonio naturale e culturale.Personalmente sono convinta che i temi del paesaggio e dell’identità propongono nuovi terreni di riflessione e impongono nuove linee di difesa e di progettazione ma bisogna condividere  che negli obiettivi della conservazione del patrimonio e della innovazione per creare nuovo patrimonio è prioritariamente importante il piano urbanistico e non il progetto di architettura perché occorre garantire quel sistema di relazioni fra le parti ed il tutto e questo lo può fare solo il piano urbanistico: occorre ripartire innanzi tutto  da una   nuova urbanistica che permetta di ritrovare l’armonia perduta che i territori  avevano con la storia e la natura. Il Piano urbanistico  garantisce  quella visione di insieme  dei processi di trasformazione che il progetto di architettura ed anche i piani di settore  non sono in grado di controllare e porta ogni intervento sul territorio a confrontarsi con la sua identità.Da troppo tempo   si progetta per singoli interventi senza una visione di insieme  nella quale la nuova opera va a collocarsi; una marea di interventi  senza logica e concatenazione e l’area archeologica di  Sibari è squarciata da una infrastruttura e sommersa dal fango. 

L’analisi dei problemi  non può che essere prioritariamente elaborata dal piano urbanistico che è la sintesi delle valutazioni dei problemi che derivano dall’interrelazione dei diversi sistemi (ambientale e storico culturale, relazionale, insediativo,integrità fisica del territorio,stato di diritto della pianificazione):  dalla messa in relazione dei sistemi   emergono  i problemi che occorre risolvere tra i quali   le aree per le quali sono necessarie opere tese al consolidamento e alla sistemazione idrogeologica per la messa in sicurezza dei siti e dei manufatti e le aree per le quali sono necessari studi e indagini ambientali  ai fini della riduzione delle pericolosità geologiche. Incomprensibilmente in un territorio come la Calabria, (ma vale per molte regioni d’Italia) così ricca di risorse naturali e storiche, ma a rischio, non esiste una carta complessiva geologica ed archeologica toponomastica  che documenti in modo coerente e coordinato la struttura fisica e storica del territorio: cioè il rapporto storia-natura;  manca anche  un documento  che possa essere una “carta dell’acqua” che posizioni  e quantifichi sul territorio le diverse presenze delle acque superficiali e profonde; molti dissesti sono dovuti alla chiusura di reticoli idrografici secondari a causa di interventi antropici, inoltre ambiente, urbanistica e beni culturali dialogano molto poco tra di loro; sin dalla precedente giunta Loiero poiché ambiente e urbanistica regionale erano due mondi separati che non dialogavano in alcun modo    facevo presente all’allora direttore generale all’ambiente, e ai dirigenti dell’urbanistica i controsensi normativi delle procedure ambientali della vas e urbanistiche formulando espressamente alcuni quesiti: chiedevo in sintesi  perché non si potevano unificare i due procedimenti nella conferenza di pianificazione  e che  il Documento di pianificazione avrebbe potuto contenere le verifiche richieste dalla VAS e unificare la procedura di approvazione, ma non fui ascoltata e questo problema ancora oggi è irrisolto e porta con sé tanti errori nell’iter delle approvazioni. 

L’iniziativa  potrebbe divenire veramente   importante perché  se la natura e la storia devono essere protagoniste allora è necessario  partire  proprio dal sud che è così ricco di risorse naturali e storiche, dal sud dell’area urbana, dal sud dei territori della globalizzazione, dal sud dell’Italia e dell’Europa; ma   alla base, come presupposto,  ci deve essere una cultura  dei diritti (allo spazio, alla bellezza, alla identità) e una nuova cultura urbanistica  che non può essere disattesa per colpa di una dinamica economica  che  vuole cancellare  i fini e i valori.

*architetto

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