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E’ il giorno della guerra tra bande nel Nuovo Centrodestra calabrese. Lo sgambetto dei Gentile nei confronti di Scopelliti che non lo hanno fatto votare nel cosentino preferendogli Filippo Piccone, ha effetti imprevedibili. A sorpresa arriva la vendetta dell’ex presidente che avrebbe imposto alla vicepresidente Antonella Stasi e a tutta la Giunta il defenestramento del direttore generale dell’Asp di Cosenza Gianfranco Scarpelli, manager vicino al senatore Tonino e all’assessore regionale Pino. Scopelliti in serata chiarisce che quel procedimento era stato avviato all’indomani dell’inchiesta che vede il dg indagato per le consulenze dell’Asp, ma i dubbi restano perché portare in giunta la delibera di revoca il giorno dopo l’infuocata conferenza stampa di Reggio fa sorgere più di un sospetto. 

Con questa operazione Scopelliti prova a sottrarre al suo oramai nemico Gentile un importante centro di potere gestionale ed elettorale e negli ambienti del centrodestra circola con insistenza la voce che anche la presenza in giunta di Pino Gentile, assessore regionale ai Lavori Pubblici, sarebbe in bilico. 

Il direttore generale, attraverso il suo legale, ha annunciato un’azione giudiziaria su più fronti e quello che probabilmente preoccupa di più Scopelliti è la denuncia sulla sua presenza a Palazzo Alemanni prima della riunione di giunta, che farebbe prefigurare una grave violazione di legge perché non solo è dimissionario ma sospeso della funzione per gli effetti della Legge Severino dopo la condanna sul buco al Comune di Reggio Calabria. 

E’ chiaro che quando i luoghi del confronto politico vengono trasferiti nelle aule di tribunali non resta altro che certificare la fine dell’alleanza e di un ciclo politico. Si può oramai consegnare alla storia il patto di ferro siglato all’indomani delle elezioni alla provincia di Cosenza (2009) tra Tonino Gentile e Peppe Scopelliti, patto che ha consentito al centrodestra di vincere le Regionali nel 2010, le amministrative del 2011 e le politiche nel 2013. Ora che si chiude un ciclo, peraltro in malo modo, anche gli equilibri all’interno della coalizioni sono destinati a mutare. Dopo la mancata elezione al parlamento europeo a Scopelliti non resta altro che tornare ad occuparsi di politica e sembra suggestiva la richiesta di alcuni esponenti politici a lui vicini che lo vorrebbero nel governo Renzi ad occupare quella poltrona lasciata vuota con le dimissioni del senatore Gentile. Su Scopelliti pesa quella sentenza a 6 anni di carcere per il buco al Comune di Reggio che ne condiziona il futuro politico e solo l’assoluzione in appello potrebbe riabilitarlo ad avere ruoli istituzionali di primo piano. 

Oggi ci limitiamo a registrare l’incompatibilità che Scopelliti ha sancito con il coordinatore regionale e nazionale del suo partito, ne ha chiesto la rimozione direttamente al leader del partito Angelino Alfano. A quest’ultimo spetta l’ultima parola. Ci chiediamo se il ministro dell’Interno avrà la forza di fare a meno di Quagliariello e dei Gentile? Difficile crederlo in un partito appena nato che certo non brilla per consensi.

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