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BENVENUTO in Calabria, Santo Padre. E non è un benvenuto di circostanza: basta, del resto, osservare quanto è successo negli ultimi giorni in questa regione, proprio in vista di questo evento, per capire che la sua visita non è solo un momento di immensa gioia per la comunità cattolica, ma anche un’occasione di speranza per moltissimi laici, che con i primi condividono la condizione di vivere in una terra sofferente. Una terra, questa nostra Calabria, che spesso si piazza ultima in tante classifiche: povera, marginalizzata, con una scarsa reattività di fronte al cancro delle difficoltà socio-economiche. 

 
 
E in questa terra “ultima” ci sono tanti ultimi, quelli che lei, Santo Padre, ha voluto incontrare oggi nella sua visita alla diocesi più piccola. In uno speciale che ieri abbiamo pubblicato alla vigilia del suo arrivo, abbiamo voluto dare voce proprio agli ultimi, non per rendere omaggio alla nomea della terra dei piagnistei, ma perché nelle parole degli ultimi di questa terra avevamo letto la speranza. E senza la fiammella della speranza accesa, questa regione non può pensare di ripartire. È una terra complessa, questa, ben oltre quanto le notizie cattive che la tengono alla ribalta nazionale lascino pensare. Una terra, a volte, piena di rissosità e autoreferenzialità, a tutti i livelli, e anche in quelli a cui è demandata la gestione delle sue sorti. Forse proprio per questa mancanza di semplicità e linearità, la sua visita, oggi, qui, era attesa con grande attenzione da molti, moltissimi, anche tra quelli che non vanno a messa la domenica e che non hanno occasione o voglia di dire una preghiera. Attenzione e aspettative. Speranza. La speranza che lei, Santo Padre, solo per il fatto di aver posato lo sguardo su questa terra “ultima” e di ultimi, possa far propagare il buon esempio. Possa, per il sol fatto di aver deciso di venire quaggiù, suscitare sussulti. Chissà quanti, tra i poveri e gli ammalati che oggi incontra, avranno desiderato ardentemente di poter stare qualche minuto con lei, il Papa semplice. E oggi realizzano questo desiderio, ricevono questo conforto, fanno ravvivare la luce della speranza. Allo stesso modo, tanti, in questa terra, desiderano cambiare, ma non ne hanno la forza, non riescono ad abbattere la cappa di apatia che li soffoca. Dica una parola, desti le intelligenze, per favorire anche in questa regione martoriata dalla rassegnazione una rivoluzione dolce delle coscienze. Santo Padre, qui abbiamo bisogno – cattolici e laici – di rivolgerle la parola dandole del lei, perché in questa terra c’è anche la necessità di ridare dignità e valore a chi rappresenta una comunità, e lei ne rappresenta una molto grande. Francesco, qui, se ci chiudiamo per un momento nelle nostre sfere intime, sentiamo il bisogno invece di darti del tu, come si farebbe con un papà. Perché in questa terra si sente tanto la mancanza di un grande papà che ci indichi la strada.
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