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ULTIMA settimana di campagna elettorale per i candidati governatori della Calabria. Chi vince, questa volta più che mai, in realtà non avrà conquistato una rispettabile poltrona, ma solo una chance: quella di passare alla storia di questa regione, piuttosto che di essere bollato, dopo un periodo abbastanza breve (sei mesi, un anno al massimo), come un bluff. Solo che questa volta le condizioni in cui è ridotta questa terra e l’esasperazione crescente dei calabresi suggeriscono che fallimenti e, ancor più, inerzie e inefficienze saranno punite con la massima sanzione popolare ammessa dalla legge: il disprezzo.

Che la situazione sia esplosiva ce lo racconta la cronaca di tutti i giorni, con vicende che rendono evidente come le condizioni diffuse di difficoltà che accomunano decine di migliaia di famiglie (e che, qualche volta, vengono strumentalizzate) facciano perdere persino la lucidità collettiva. Diversamente non si capirebbe perché, di fronte alla notizia dello sblocco parziale del turnover nella sanità pubblica regionale, si gioisca quasi più per i nuovi posti di lavoro che per il conseguente incremento dei livelli dell’assistenza sanitaria (bene, in ogni caso, preminente rispetto ai pur necessari posti di lavoro). Il pagamento di un paio di stipendi arretrati a uno dei numerosi plotoni di precari che boccheggiano in questa regione, nel sentire collettivo, quasi fa pensare che sia stato raggiunto un buon risultato (quando, evidentemente, si tratta solo di una boccata d’ossigeno ben lungi dal poter essere considerata una soluzione). 

Si riesce a trovare un modo, rigorosamente dagli effetti a tempo determinato, per liberare le strade da montagne di rifiuti, e allora gioiamo, fino ai successivi cumuli (perché il problema ha fatto radici assai profonde).

Tutto questo, però, non legittima l’ipotesi che ormai noi calabresi ci accontentiamo di poco. Caso mai rafforza il convincimento che siamo affamati di fatti. Anche piccoli, ma di fatti. Mantenendo la capacità, seppur offuscata dal bisogno, di discernere, di distinguere la soluzione di un problema dalle cure che ne alleviano la portata pur non sradicandolo.

E proprio la disillusione aiuterà, in queste ore che ci separano dalla chiamata alle urne, a capire più nitidamente se una promessa e un impegno elettorale siano suscettibili di essere mantenuti oppure destinati a ingrossare i sacchi di chiacchiere stivati nella memoria storica di questa regione.

Ci sono ancora una manciata di giorni perché i cinque candidati governatori, al di là degli utili (per loro) e legittimi incontri elettorali, pur nella frenesia del confronto elettorale che si sta infiammando, spieghino in poche e chiare parole che idea hanno della Calabria, di quella per la quale intendono lavorare. Quali cose hanno in mente e come intendono realizzarle, citando, se possibile, nell’interesse di tutti, i tempi necessari per farlo.

Non è detto che vinca il sostenitore delle idee migliori. Nel senso che i meccanismi del consenso sono talmente complessi e compositi che potrebbero risultare determinanti elementi che non siano idee o caratteristiche personali. Ma dopo, quando il governatore si sarà insediato, è bene che sia pronto a darsi da fare. Da subito.
Magari con un occhio puntato sulle numerose emergenze e l’altro sul futuro, che non è solo un modo di dire generico. Nonostante il forte disagio socio-economico pluricertificato che mortifica questa terra, infatti, esiste una Calabria parallela che merita attenzione. E sarebbe bene che i candidati governatori trovassero un’oretta per fare un salto, martedì o mercoledì, a Smau Calabria, a Lamezia (LEGGI L’ARTICOLO). Ci si renderà conto, probabilmente, che lo sviluppo non necessariamente viaggia in autostrada. Le strade ci vogliono, com’è ovvio, ma c’è anche dell’altro su cui puntare. Far finta di non vederlo significherebbe prenderci in giro da soli.
Questo “altro” si chiama innovazione, ricerca che esce dalle università e – attraverso giovani calabresi di talento, che sono tanti – contagia la miriade di piccole e medie imprese, che popolano le liste delle Camera di Commercio della regione, e insieme si affronta il mercato. Ecco, salvo che non si voglia considerare il mercato come un demone a cinque teste, questa via di sviluppo può portare davvero molto in alto. E il bello è che di esempi, tutti calabresi, ce ne sono già.

twitter: @ro_valenti

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