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IL dio delle notizie spesso si diverte a creare situazioni paradossali. E così nelle stesse ore, o quasi, ci costringe a leggere due storie solo in apparenza in contrasto fra loro. La genialata della sindaca di Cascina che chiede di pagare di meno i medici calabresi, attribuendo loro il disastro della sanità; e l’inchiesta che svela l’ideona di certi imprenditori nordici di portare a Crotone le loro aziende decotte per farle fallire con alla guida prestanome, presi dalla strada, gente disperata che invoca e chiede il pagamento di almeno 20 euro per comprare una provola.  Due storie delicate, fra le tante nel complesso rapporto fra Nord e Sud di questo Paese confuso e sempre più immerso nella mediocrità.

Ogni tanto a qualcuno oltre il Garigliano scappa uno sproloquio, uno di quelli che hanno l’aria di un’occasione preziosa e sprecata per stare zitto. Da quando la rivoluzione velleitaria dei fazzoletti verdi da Ponte di Legno e dalle sorgenti del Po ha superato il Rubicone abbiamo messo insieme una enciclopedia di sciocchezze e stupidaggini sul Sud e i meridionali che basterebbe da sola per almeno trecento anni a non sfiorare l’argomento “terroni”. Ma con la cupidigia ostinata degli stolti, ogni tanto questi Calandrino prestati alla politicanza ci riprovano a sottolineare le differenze. Rintuzzare questi patetici tentativi è davvero facile, anche perché è chiaro da tempo che cosa avessero davvero di duro.

La Questione Meridionale esiste da 150 anni e più. La Germania per recuperare il divario con le sue regioni rimaste al di là del Muro di Berlino ci ha messo poco meno di 20 anni. Noi siamo ancora qua, a maledire e a imprecare contro Cavour e Garibaldi. Siamo partiti da loro, dagli ideali del Risorgimento e della Patria unita; e siamo finiti con i deliri di Salvini. Sono gli scherzi della storia. Che i meridionali e i calabresi abbiano qualche problema in più rispetto al Lombardo-Veneto o al Piemonte è talmente evidente, chiaro, che non c’è bisogno di sprecare nemmeno un vocabolo. Ci arriviamo da soli, senza i pensieri raffinati di sapientoni cresciuti a insulti, pregiudizi e piadine. C’è una differenza economica che si tocca con mano, una brutta vicenda di ritardi, di rapporti di forza, di occasioni perse e sconfitte.

Ci sono molti difetti, errori e limiti nostri. Non solo. Metteteci l’analfabetismo, la spoliazione dello Stato Borbonico, la corruzione, la sciagura di mafia, ‘ndrangheta e camorra. Ma questo che significa? Che solo perché uno vive nel Mezzogiorno è in partenza meno affidabile e bravo di un suo collega che opera nella Padania? Davvero c’è qualche cretinetto disposto a mettere nero su bianco una considerazione simile? E la stragrande maggioranza della classe dirigente che manda avanti il Nord da dove è piovuta, da Marte? O non è altro che il meglio di generazioni e generazioni terrone che hanno colto occasioni propizie per sistemarsi e dare una mano a risolvere nel ricco Nord-Est?  Il guaio è che certi personagetti hanno anche la pretesa di teorizzare una supremazia etica e morale nei confronti delle regioni del Sud. Pretesa ridicola e patetica. Come se certi valori fossero identificabili con i luoghi dove si vive. La resistenza alle infiltrazioni dei clan mafiosi al Nord è una leggenda metropolitana, un’autoconvinzione di chi non si rassegna a fare i conti con la realtà. Mafia, ‘ndrangheta e camorra controllano territori e fanno affari come nei paesi del profondo sud, con la differenza che non hanno nemmeno i riflettori puntati di magistratura, mezzi di comunicazione, società civile.

I processi in Lombardia, in Emilia, in Piemonte confermano che gli anticorpi nei confronti della criminalità organizzata sono meno consistenti rispetto alle zone di origine di ‘ndrine e cosche, con l’aggravante che in terronia i clan ci sono da almeno tre secoli, qui ci sono arrivati dopo, ben noti, annunciati, studiati e con un esito finale simile. Esiste una differenza storica, non morale ed etica. Se i mafiosi sono saliti al nord, la strada contraria non sempre è stata percorsa da anime pie e generose. Ne vogliamo parlare? Dai soldi per la Cassa del Mezzogiorno, agli incentivi delle varie leggi, ai fondi dopo il terremoto del Belice e dell’Irpina. Un continuo mordi e fuggi costato alle tasche degli italiani una caterva di miliardi.

Con qualche vicenda poco edificante non solo per i terroni: dagli esami per avvocato, a quelli di maturità, per finire a questa storiaccia delle aziende fatte fallire e intestate a poveracci e sprovveduti reclutati per strada. Nord e Sud sembrano due vicini: con uno che ogni qual volta deve compiere qualcosa di illegale, di sporco e immorale usa il giardino dell’altro. Per poi far notare le differenze e rivendicare patenti e etichette di onestà. I rifiuti tossici e velenosi sepolti dai boss sotto i nostri orti e vigneti da dove pensante che vengano?

Non è stata la disonestà e l’avidità di certi imprenditori nordici a creare e alimentare un traffico che ha massacrato territori e compromesso la salute di migliaia e migliaia di persone? Se andassimo dietro alle farneticazioni della sindaca leghista, dovremmo chiedere di ridurre i guadagni degli allevatori padani, visto che il pasticciaccio delle quote latte truffaldine è costato agli italiani sacrifici e rinunce.  Questa cosa del Nord secchione, bravo e immacolato da opporre al solito Sud corrotto, incasinato, cialtrone e disperato ha stufato. Come certi luoghi comuni sulla destra e la sinistra di alcuni anni fa. Basta. Le responsabilità e le scelte sono individuali. E poi a certi razzisti nordici i pregiudizi portano pure sfortuna. Per anni e anni, inviati con il casco e la sahariana hanno raccontato, ridicolizzandoci tutti, le storielle di pizza e mandolino, come cose di esseri minchioni e inferiori. Con la differenza che ora la pizza è patrimonio dell’Umanità e tutti ci fanno i complimenti; mentre la polenta (anch’essa cibo di sopravvivenza dei poveri del passato) è rimasta più o meno nei confini alpini. Il dio delle notizie ripara sempre i torti e non va sfidato.

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