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Gino Strada

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di GIUSEPPE SMORTO *

Il mare d’inverno era un film in bianco e nero come nella canzone: Gino Strada guardava l’orizzonte e le pale eoliche di Crotone e parlava di sanità giusta, dietro la vetrata di un albergo quasi di lusso, impreziosito da installazioni di arte moderna, uno dei pochi aperti nella Calabria in zona rossa nel dicembre scorso.

Caro Direttore, sull’onda dell’emozione dei cittadini, dei Tg che alla scomparsa del Fondatore di Emergency hanno dedicato l’apertura dei notiziari, ho ripensato a quei giorni di fine novembre come una grande occasione perduta per la Calabria. Forse non del tutto, perché le idee e i progetti di Strada vanno avanti con gambe proprie, come per esempio all’ambulatorio di Polistena.

Ma mi sono domandato quanto la Calabria che comanda e che decide, quella che vince alle elezioni e quella che governa col vestito da commissario, lo abbia capito.

Gino Strada in quei giorni arrivò all’ospedale di Crotone e accettò di buon grado di gestire un tendone con dodici posti letto per malati di Covid. Alle finestre c’erano medici e infermieri che applaudivano, una madre con una bambina riuscì a rompere il cordone e avvicinarsi. Ma, non solo a me, sembrò quasi un affronto: come se avessimo chiesto all’amministratore delegato della Ferrari di aggiustare la nostra Seicento.

Era comunque un risultato: la sanità calabrese portata alla ribalta nazionale, quella sanità che nelle recenti rilevazioni Lea (Livelli essenziali di assistenza) è crollata intorno ai 120 punti quando la sufficienza è 160. Strada disse grazie, ma pensò e disse che poteva fare di più.

Seduto a tavola davanti a un piatto di scampi, quasi controllato (con amore) dalla donna che poi avrebbe sposato – ma quel giorno era solo la brava portavoce di Emergency Simonetta Gola – Strada disse una cosa semplice: “La Calabria è piena di ospedali chiusi, datecene in gestione uno, per esempio dateci quello di Cariati”.

Inutile ricordare che la sua organizzazione umanitaria governa ospedali in tutto il mondo. L’ultimo porta la firma di Renzo Piano, un posto “scandalosamente bello e gratuito” ad Entebbe, in Uganda.

In quella intervista a “Repubblica”, Gino Strada disse che la rovina della sanità italiana era iniziata con Rosy Bindi. Un’affermazione controversa che prese i titoli dei giornali nazionali e provocò una furibonda reazione dell’esponente Pd. Ma Strada era così, non guardava ai partiti: per lui era inconcepibile un sistema che fa guadagnare milioni ai privati sulla cura dei cittadini. Possiamo non essere d’accordo, ma certamente avevamo e abbiamo bisogno di gente come lui.

Dove ci sono tanti soldi, c’è anche l’appetito delle organizzazioni criminali, diceva. Contro certe frasi mainstream, contro certi luoghi comunissimi, Strada parlò di calabresi “vittime e non colpevoli”, che finalmente scendevano in piazza per il diritto alla Salute.

Gino Strada noleggiò un’auto a Lamezia e fece il giro della regione per incontrare il commissario Guido Longo, le associazioni, i volontari. A questa visita, il presidente facente funzione della Regione Spirlì reagì con due frasi che mi sono rimaste in testa. La prima: “Non abbiamo bisogno di missionari africani”. La seconda: “Anche mio cognato è un medico”.

Un certo disprezzo, insomma: alla faccia dei cittadini che emigrano per farsi operare, o quelli che fuori dall’ospedale chiuso di Cariati espongono ancora lo striscione: “Vogliamo Gino Strada”.

In questi mesi, per dovere professionale e per affetto verso la mia terra, ho chiamato ogni tanto esponenti di Emergency chiedendo: “Ma si sono fatti vivi dalla Calabria?”. La risposta era sempre la stessa. E Strada stava sempre più male.

Per questo è stato un colpo al cuore anche leggere il breve post di Mimmo Formaro, esponente delle “Lampare” di Cariati. “Gino Strada non c’è più. Aveva tanta voglia di tornare in Calabria a dare una mano. Di Cariati disse: ‘il posto giusto da cui ripartire’. Lo sentimmo al telefono e ci emozionammo come bambini. Un Uomo buono”.

Le parole di Formaro sono il contrario del disprezzo, sono un modo di guardare avanti. Strada non c’è più, resta la disponibilità di Emergency, che nel mondo ha curato undici milioni di persone. Qualcuno risponda.

* Giuseppe Smorto, giornalista di “Repubblica”, ha pubblicato nel giugno scorso: “A sud del Sud, viaggio dentro la Calabria fra i diavoli e i resistenti”, disponibile nelle librerie e sulle piattaforme online.

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