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CATANZARO – Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, rispondendo alle domande dei giornalisti a margine del convegno indetto dalla Cgil sul “Alla luce del sole. Servizi pubblici, appalti, forniture: legalità e trasparenza per liberare l’Italia e far ripartire il Sud”. La Camusso ha affermato che «c’è un problema di democrazia che riguarda la Calabria ma anche tutto il Paese e anni di populismo con l’idea che si poteva scavalcare le forme di partecipazione e di rappresentanza e ruoli hanno fatto scuola costruendo un clima tra populismo e antipolitica che è esattamente il contrario della democrazia». Così Susanna Camusso a Catanzaro. «La democrazia – ha aggiunto Camusso – ha bisogno di forme di rappresentanza e di partecipazione. Le ragioni per cui stiamo criticando il presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti è esattamente dovuta a questa sua modalità di non attenzione ai problemi della Calabria e al fatto che bisogna costruire partecipazione e scelte condivise. Bisogna continuare a battersi perchè ci sia il riconoscimento della rappresentanza sociale e ci sia una nuova politica in grado di essere partecipata e rappresentata dai cittadini».

Nel frattempo è stata intitolata alle donne calabresi vittime della ‘ndrangheta la sede della Cgil Calabria. Alla cerimonia ha partecipato il segretario generale del sindacato Susanna Camusso che ha scoperto una targa con inciso “al coraggio delle donne calabresi, alle vittime di ‘ndrangheta e ai loro familiari». Presente il gruppo dirigente del sindacato calabrese con il segretario generale regionale Michele Gravano e don Giacomo Panizza, sacerdote a Lamezia Terme e fondatore della Comunità Progetto Sud che si occupa di assistenza ai disabili ospitata in uno stabile confiscato alla cosca Torcasio di Lamezia Terme, vittima negli ultimi mesi di ripetuti atti di intimidazione.   La leader nazionale della Cgil e il gruppo dirigente del sindacato successivamente hanno raggiunto la sede della Comunità Progetto Sud contro cui anche nelle ultime ore sono stati esplosi dei colpi di arma da fuoco a scopo intimidatorio per manifestare la loro solidarietà al sacerdote, originario di Brescia ma da decenni in Calabria, e ai suoi collaboratori. 

 

 

 

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