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COSENZA – «Io segretario del Pd? Solo se lo vorrà il partito». Ha risposto all’incirca così ieri Mario Oliverio ai giornalisti che, a margine di una conferenza stampa sulla petizione popolare anti porcellum, gli hanno chiesto se farà o meno marcia indietro rispetto al prossimo congresso regionale. Non c’è una autocandidatura, ha chiarito, ma «un ampio arco di forze che in queste settimane hanno sollecitato la mia disponibilità ad un impegno diretto alla guida del partito». A loro Oliverio risponde di essere «a completa disposizione del partito con serenità e spirito di servizio». In conferenza stampa precisa meglio: «Alla luce della discussione emersa sui problemi statutari, mi rimetto alla valutazione del partito e sono pronto a dare il via libera per un processo unitario». 

Fuori dal politichese, significa che la candidatura di Oliverio alla segreteria regionale non è ancora accantonata ma che toccherà a Roma una eventuale forzatura rispetto a quello statuto che sancisce l’incompatibilità del presidente della Provincia. Un’ipotesi che resterebbe in campo in un solo scenario, però: quello del congresso unitario. Fuori da lì, una pur ipotetica deroga sarebbe insostenibile. C’è un secondo scenario, naturalmente, ed è quello della conta. Non si esclude infatti che alle candidature già in campo del lettiano Mario Maiolo e del battitore libero Mario Muzzì se ne possa affiancare una terza, espressione dello stesso Oliverio. Per ora si tratta di semplici indiscrezioni e di ipotesi. Ai giornalisti Oliverio ha ribadito invece l’apprezzamento per il lavoro fatto dal commissario Alfredo D’Attorre. «Ora ci sono le condizioni perché i calabresi tornino ad assumere la guida del partito. Il passaggio congressuale non va visto però come momento di lotte intestine. Il grave momento economico e sociale – ha detto – ci impongono in mettere in campo una proposta programmatica che sia alternativa al fallimentare governo di centrodestra. Il 2015 sta arrivando, ammesso che si voti alla scadenza naturale, e noi dobbiamo essere pronti».

Certo la questione del congresso regionale resta al momento un affare dei maggiorenti cosentini del Pd, che sembra non riesca a prescindere dal rapporto con Nicola Adamo. Il consigliere regionale, dopo giorni di indiscrezioni e ipotesi, ha chiarito quale sarà il percorso che lo riporterà nel Pd. «Ho incontrato il commissario D’Attorre, con lui ho avuto modo di confrontarmi e di condividere lo sforzo che si sta compiendo per riportare il Pd calabrese alla normalità. Ho condiviso con D’Attorre – scrive Adamo – di pervenire alla regolarizzazione formale della mia appartenenza al Pd subito dopo lo svolgimento del congresso regionale del partito». Il che non significa che in quella fase resterà a guardare. «Non è la consegna anticipata di un mese della tessera del partito al sottoscritto a frenare l’ansia di chi vuole esibirsi in una prova muscolare per esercitare improbabili leadership nel partito. Del resto, il mio pensiero politico avrà comunque cittadinanza in sede congressuale – dice Adamo – per il semplice fatto che non sono pochi gli iscritti e i dirigenti del partito che manifestano quotidianamente solidarietà  e condivisione nei confronti della mia azione politica». Che è un po’ come dire: a buon intenditore poche parole. 

Piuttosto chiaro, infine, il messaggio di Fernanda Gigliotti e del gruppo 25 aprile che auspica un congresso aperto anche a più candidati, per favorire la discussione e il dibattito. E se sosterranno una candidatura unitaria, allora sarà quella «di un segretario regionale che intenda, fin dalla candidatura, rispettare  in modo rigoroso lo statuto del Pd, dimettendosi immediatamente da qualunque altra carica o incarico politico/istituzionale/amministrativo, elettiva o di nomina, senza invocare deroghe o sconti ad personam».

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