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CATANZARO – «Non credo che il rinnovamento della classe dirigente possa dipendere solo da una legge che riduce a uno o due i mandati dei parlamentari. Piuttosto penso che la prima cosa da fare sia cambiare la legge elettorale e ridare ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti. Personalmente ne ho fatte sette di campagne elettorali con il voto di preferenza, la prima nel lontano ‘72». Mario Tassone, castrovillarese di nascita ma catanzarese d’adozione, vicesegretario nazionale dell’Udc, è finito in questi giorni agli onori della cronaca per essere uno dei parlamentari più longevi della storia della Repubblica italiana. Sui banchi di Montecitorio da ben 34 anni e 12 giorni, è il secondo deputato con maggiore anzianità di servizio dopo Giorgio La Malfa – ex ministro degli anni ‘80 e leader del Partito Repubblicano – e terzo tra i parlamentari (al Senato il primato è di Beppe Pisanu, a Palazzo Madama da 38 anni e 128 giorni). La speciale classifica, comparsa giovedì sul sito web del Corriere della Sera, è stata stilata dal senatore dell’Italia dei Valori, Stefano Pedica, che subito dopo ha lanciato su facebook la petizione «Cosa hanno fatto per il Paese? Non votateli più». Ma di «casta» e «antipolitica» Tassone non vuole sentire parlare, «perché chi nega la centralità del Parlamento nega il valore della democrazia rappresentativa». 

La sua avventura alla Camera comincia nel 1976, quando viene eletto nelle fila della Dc nella circoscrizione di Catanzaro con sistema proporzionale. «All’epoca fuori c’era un mondo diverso, c’era una forte contrapposizione ideologica – ricorda Tassone – e nel mio primo giorno da parlamentare il partito mi disse di votare un mostro sacro del comunismo come Ingrao presidente della Camera. Era qualcosa che da democristiano non avevo messo nel conto». Poi una lunga carriera politica, che non lo vedrà mai svestire i panni del democristiano doc. Riconfermato agli scranni di Montecitorio per ben otto legislature, con un’unica interruzione nella dodicesima (1994-1996). Otto come i presidenti che si sono avvicendati alla guida della Camera dei deputati in questi 34 anni, da Ingrao a Nilde Iotti, da Violante a Napolitano fino a Gianfranco Fini. Componente della commissione bicamerale Antimafia, nella sua attività di parlamentare ha presentato 784 progetti di legge e 1386 atti di indirizzo e controllo ed è intervenuto in aula 259 volte. Tra gli incarichi di governo ricoperti, quello di sottosegretario di Stato ai Lavori pubblici durante il I e II governo Craxi e il VI governo Fanfani e di viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti durante due governi Berlusconi. Del leader socialista, Tassone ricorda «il piglio deciso e la grande sicurezza» mentre «con Berlusconi, non ha avuto ostacoli nel mio operato». Anni, quelli da sottosegretario e viceministro, «impegnativi, in cui ho lavorato per portare finanziamenti in Calabria, per esempio per la rotatoria del capoluogo, la galleria del Sansinato e l’arteria Simeri Crichi-Squillace» . 

Sullo sfondo la storia d’Italia, con l’assassinio di Moro – «un modello di vita per la ricchezza morale e umana» – il terrorismo e Tangentopoli, che spazzerà via i vecchi partiti aprendo le porte alla Seconda Repubblica. E a chi ora sventola la bandiera dell’antipolitica, Tassone risponde che la prima cosa da fare è cambiare il Porcellum «per ricostruire il rapporto tra gli elettori e la politica». 

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