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COSENZA – A fine agosto scadono i due anni di “purgatorio” inflitti dall’ex commissario del Pd Adriano Musi a Nicola Adamo. Il consigliere regionale, già segreterario regionale dei Ds, vicepresidente nella prima giunta Loiero, ha intenzione, come spiega in questa intervista, pubblicata sull’edizione cartacea del Quotidiano della Calabria, di rientrare a pieno titolo nel partito. Ancora di più dopo l’assoluzione piena della moglie, Enza Bruno Bossio, nell’inchiesta Why Not. Una sentenza che è arrivata il 31 luglio, giorno del suo cinquantacinquesimo compleanno, suggellata, dopo alcuni giorni, da una festa in spiaggia in un lido di Amantea, a cui hanno preso parte gli amici storici dei Ds e diversi consiglieri regionali del Pd.

Nella lunga intervista, Adamo invoca giustizia rispetto al modo in cui è stata condotta l’indagine che lo ha visto imputato anche insieme alla moglie Enza Bruno Bossio: «Oggi sarebbe il caso che, partendo dalle carte processuali, su questa vicenda si faccia chiarezza a partire dall’uso improprio che ne ha fatto De Magistris». 

Secondo Adamo, infatti, «l’ha utilizzata per la sua notorietà, per scegliere il campo della politica e abbandonare la magistratura presentandosi con il nuovo Savonarola di turno. Sulla nostra pelle ha costruito il consenso per diventare prima europarlamentare e poi sindaco di Napoli». 

Rispetto al futuro politico, l’ex vice presidente della Giunta regionale scalda i motori: «Non ho mai lasciato il partito, mi sono trovato assegnato al gruppo misto per ragioni politiche per le quali oggi molti mi dovrebbero dare ragione, ma non la invoco. Aspetto la scadenza dei due anni della sanzione decisa da Musi, (tra due settimane) per riprendere formalmente la tessera del partito e regolarizzare la mia posizione. Voglio lavorare per rinnovare il Pd e il centrosinistra».

 

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