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«ANCHE in Calabria c’è molto da rottamare, c’è una classe dirigente che in molti casi ha già dimostrato i propri limiti. Va scritta una pagina nuova in questa regione». Matteo Renzi, nella sua giornata calabrese, ha bene in mente chi vuole come interlocutori. I sindaci, tanto per cominciare: e nelle sue tappe li incontra tutti, da Pizzo a Diamante, passando per Cetraro e Castrovillari. E nella città del Pollino, che fa da contraltare in diretta alla Festa nazionale di Reggio Emilia che ospita Pierluigi Bersani, incontra pure quello di Villapiana, Roberto Rizzuto, il presidente del Parco del Pollino, Mimmo Pappaterra, il consigliere provinciale Giuseppe Ranù. Creerà una rete dei sindaci, dice ai cronisti, in Calabria come nel resto d’Italia perché «i sindaci sono persone che stanno in mezzo alla gente. Conoscono i problemi parlano delle questioni vere, non delle alleanze. I sindaci che hanno voglia di stare con noi saranno tanti perché noi parliamo di cose reali». Ma Renzi è intenzionato a parlare soprattutto alla gente, a «prendere il cuore di un cittadino, più che prendere il voto di un sindaco». Per questo ha chiesto di intervenire a Castrovillari, durante la Festa democratica. Un fuoriprogramma, che Mimmo Lo Polito, sindaco della città del Pollino, ha accolto ben volentieri perché «siamo un partito plurale. Noi non ci schieriamo a prescindere, ascoltiamo i programmi e poi scegliamo».

 

ENTUSIASMO SOTTO AL POLLINO – La gente di Castrovillari ha dimostrato per Renzi grande curiosità. L’orario non è dei migliori, ma il parco giochi comunale a poco a poco si riempie. E non c’è accusa di arroganza che tenga: quando parla di rottamazione, l’applauso è garantito. «Rottamare non significa fare a meno degli anziani. Io sono un sindaco, so benissimo che le famiglie si reggono sui nonni. Dico però che sei stato quindici anni in Parlamento, quello che potevi fare l’hai fatto. Finora mentre voi vi spaccavate la schiena, però, chi è stato in Parlamento – dice Renzi – ha gonfiato il debito pubblico, considerando il futuro come una cloaca in cui scaricare i problemi senza risolverli. È come mangiare al ristorante, lasciando il conto da pagare agli altri». Che è un sindaco, lo ricorda a più riprese per far passare il messaggio che lui i problemi della gente li conosce bene. E mette subito in chiaro che lui è per dimezzare i parlamentari, dimezzare le indennità («non a chiacchiere, a Firenze ho dimezzato gli assessori»), abolire i vitalizi dei consiglieri regionali. Cita Benigni e Allen, racconta aneddoti e giura che lui il politichese non lo masticherà mai. Un passaggio, scontato, per la Salerno – Reggio Calabria che alla fine «sarà costata più di quanto spenderà la Nasa per la sonda Curiosità su Marte». In fondo «bisogna rottamare anche un certo modello di infrastrutture».

Il finale è tutto per i volontari e per la gente che si accalca per una foto, una stretta di mano, un consiglio. «Hai risposto a Casini? Hai letto che scrive il Corriere? Attento, non è che prendi i voti della destra?». L’affetto si tradurrà in voti? Lo diranno le urne.

A PIZZO CONTRO I “SOLITI NOTI” – Folta platea aveva accolto Renzi anche a Pizzo. E lui, anche lì, non si è certo tirato indietro. “Parliamo del futuro, partiamo dal Pd” è lo slogan che campeggia alle sue spalle con il suo nome stampato a caratteri cubitali.

 

«Rottamare sta a significare che chi ha un posto in parlamento dopo 15 anni deve fare le valigie e tornare a vita privata. Questo – ha spiegato –  non significa svecchiare, non significa tagliare i ponti a chi ha i capelli bianchi, significa solo dare spazio a chi lo spazio glielo nega chi vive di politica e si ricicla continuamente sotto nuovi simboli che hanno “desertificato l’ambiente”: la quercia, la margherita, l’ulivo, ecc». Poi, la legge elettorale: «Bisogna finirla di pensare di essere solo dei numeri o di essere considerati tali, bensì dobbiamo dimostrare al momento opportuno di essere persone capaci di intendere e volere e quindi di saper scegliere i politici che meglio ci possono rappresentare». Il riferimento era chiaramente rivolto all’attuale legge elettorale che di fatto blinda i nomi che la politica vuole proteggere. Legge elettorale per la riforma della quale il sindaco di Firenze nutre dei dubbi: «Chi fino ad oggi ne ha goduto difficilmente lavorerà per farsi del male». Ma l’argomento primarie resta preponderante e Matteo Renzi è stato molto diretto: «Sono sindaco di una grande città, che in questo momento non ha particolari problemi, ma vogliamo provare a cambiare. Votate, dunque, per chi vi pare, ma non lasciate che la politica sia fatta dai soliti noti».

 

 

 

 

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