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SPENDONO tanto per l’amministrazione, tantissimo per il territorio ma tagliano tutto quello che possono per servizi sociali e istruzione. I Comuni calabresi, alle prese con le ristrettezze di fondi, fanno le loro scelte. E secondo i dati raccolti da Legautonomie Calabria a farne le spese sono proprio i settori di tutela dei cittadini: appena il 7% del bilancio viene destinato al settore sociale, a fonte del 17% della media delle amministrazioni italiane. E sempre un 7% va all’istruzione pubblica, contro il 10% nazionale. 

Bassa anche la percentuale per viabilità e trasporti (7% contro una media del 10% nel resto del Paese) e per cultura (2%, un punto in meno dello standard nazionale). Risibile (0,4%) il contributo per i servizi produttivi, per i quali in Italia i Comuni investono in media l’1%. 

A raccogliere il grosso della borsa comunale è invece l’apparato burocratico: vale in tutta la Penisola – dove la voce di spesa mangia in media il 31% del bilancio -ma ancora di più in Calabria, dove si arriva addirittura al 36%. Ed è altissima (31%) la spesa per territorio e ambiente, che altrove si ferma al 19%. Il resto – e cioè sport, giustizia, turismo, sviluppo economico – raccolgono le briciole, tranne la polizia locale che viaggia intorno al 5% dei bilanci.

I SINDACI DISPERATI – I dati sono presentati nell’ambito di un’inchiesta pubblicata oggi dal Quotidiano della Calabria, nella quale si raccolgono anche le testimonianze di alcuni sindaci alle prese con la decurtazione dei trasferimenti statali. C’è ad esempio, il comune di Lungro che in quindici anni ha registrato ben tre dissesti. «Da parte nostra c’è troppo silenzio sul caso», sbotta  il primo cittadino di Castiglione Cosentino, rivelando in un’intervista a Massimo Clausi, che «fra poco non saremo nemmeno in grado di seppellire i nostri morti perché non abbiamo i soldi per costruire i loculi». A rischio ci sonoa nche scuolabus e mensa per i bambini: «Se i cittadini non pagano i ticket sarò costretto a interrompere il servizio, come crede la prenderanno i miei cittadini?». Lui, ci tiene a precisarlo, prende 820 euro al mese e gli assessori 170, mentre come spese di rappresentanza in un anno sono state conteggiate solo 102 euro.

LE TASSE STATALI E QUELLE LOCALI – Il problema, spiega Mario Maiolo, presidente di Legautonomie Calabria, è legato al trasferimento dei fondi da Roma. L’80% dei soldi arriva dallo Stato, quindi se lo Stato decurta da un anno all’altro diventa difficile programmare investimenti. E proprio in questo senso dai dati si rileva che nel periodo 2004-2010 a livello nazionale si è registata un calo assoluto delle imposte del 25%, a fronte del quale in Calabria sono dovute aumentare le tasse locali del 10%. Peggio ancora l’impennata delle tasse locali: sono cresciute del 67% e in questo caso non hanno nemmeno bilanciato quelle nazionali, perché anche quelle sono aumentate: +29%.

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