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CATANZARO -«Secondo voi tutto quello che è successo è uno spot pubblicitario per la Calabria? Io penso di no. Esiste, e non c’è dubbio, un sistema che vede in campo una cerchia ristretta di giornalisti che ha interessi diversi da quelli della Calabria». Il governatore Giuseppe Scopelliti torna a parlare dello scioglimento del Consiglio comunale di Reggio Calabria, nel corso della conferenza stampa che si è tenuta a palazzo Alemanni sui temi del turismo. Rispondendo alle sollecitazioni, il presidente della Regione non ci ha pensato su due volte a fare anche i nomi di alcuni giornalisti ritenuti “responsabili” dell’attuale situazione, e quando gli è stato fatto notare che tutto quello che accade a Reggio non può essere solo colpa dei giornalisti, ha ribadito: «Certo, ma il problema di fondo è come si raccontano le cose. Come è stata costruita e pompata questa situazione da alcuni giornalisti. Ma prima o poi – ha sostenuto Scopelliti – le verità emergono, e se qualcuno ha sbagliato emergerà; se ci sono errori commessi ognuno dovrà risponderne. D’altronde, qualche giornalista nazionale si è già ritirato».

Rispetto agli avversari politici che sono arrivati a chiedere le dimissioni, il governatore non ha dubbi: «Quando il Pd o il suo commissario chiedono le dimissioni, lo fanno perché hanno paura che noi possiamo raccontare ai calabresi le nefandezze che abbiamo ereditato. Quella di oggi, ad esempio – ha proseguito – è una pagina amara, e loro hanno timore che possano esplodere le vicende che li riguardano».

Lo scioglimento di Reggio Calabria è una ferita aperta per il governatore, per questo non ha esitato a lanciare anche un nuovo messaggio al ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri: «Credo nell’onesta’ intellettuale nella buona fede del ministro. Se mi dovesse chiamare – ha detto Scopelliti – spiegherò a quattro occhi chi in quella città rappresenta la borghesia mafiosa e che negli ultimi trenta anni ha rappresentato il vero condizionamento. Nei miei otto anni sono stati fuori dalla porta. Ed io ho pagato. Dopo di me hanno tentato di introdursi, con Arena sono stati messi alla porta. Non si tratta di contiguità o di infiltrazione. Si tratta di arroccamento».

 

 

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