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ALL’INTERNO della cosiddetta “legge di stabilità” che il parlamento sta per approvare, è contenuto l’attacco finale alla scuola pubblica italiana: ventiquattro ore pagate 18, tagli al personale docente e non docente nelle scuole medie e superiori, cancellazione delle ore di programmazione nelle elementari. Sono provvedimenti che assesteranno la mazzata definitiva ad un sistema già al collasso. Ci dicono che tutto questo servirà a “risparmiare”, ma la verità è sotto gli occhi di tutti. In Italia si continua ad imporre alle categorie più deboli il costo di una crisi economica provocata da banche d’affari, multinazionali e malapolitica. 

Loro pagano lo 0,01 % per cento sui profitti miliardari che ottengono giocando in borsa. Noi dobbiamo versare allo Stato il 50 % per cento dei nostri magri stipendi. I provvedimenti del governo Monti piovono sulla testa degli Italiani dopo anni di sterilizzazione dei legami sociali. Ogni singola categoria lavorativa è stata indotta a disprezzare le altre. Grazie ad un continuo martellamento mediatico, la classe politica al potere ha convinto la maggior parte dell’opinione pubblica che medici, infermieri, insegnanti, collaboratori Ata, operatori del teatro, impiegati pubblici ed altre tipologie di lavoratori, sono parassiti, “fannulloni” e vagabondi. Questa propaganda ha colpito le coscienze di milioni di persone, mentre nelle stanze del potere politico si festeggiava a base di caviale e champagne, a spese nostre. 

Così è stato possibile diffondere bugie e meschinità, come quella secondo la quale i docenti scolastici insegnano poco e male. Se realmente dedicassimo al nostro lavoro solo le 18 ore a settimana previste dal contratto, forse non conosceremmo neanche i volti e i nomi dei nostri alunni. Il ministro Profumo e il premier Monti sono mai entrati in una delle nostre aule? Conoscono le drammatiche realtà sociali con cui ci confrontiamo ogni giorno? Oppure vivono nello spot pubblicitario di una nota marca di biscotti? Sanno questi signori che ciascuno di noi dedica giornate intere del proprio tempo a studiare, preparare la lezione del giorno dopo, raggiungere la sede di servizio, curare attività funzionali alla didattica come la correzione dei compiti, le riunioni collegiali, i consigli e il rapporto con le famiglie degli studenti? 

In Calabria le conseguenze dei tagli al mondo scolastico, saranno devastanti. L’unica reale presenza dello Stato e della società civile, in territori amministrati dalla criminalità organizzata, è costituita dalle scuole, dalle parrocchie e da un certo associazionismo. Per il resto, assistiamo soltanto a chiacchiere, passerelle, convegni e buffonate che finiscono per alimentare il mito della mafia tra i giovani. Immaginate allora cosa accadrà dal prossimo anno, quando ciascuno di noi sarà costretto a rimbalzare da un paesino sperduto all’altro, pur di completare il proprio monte orario. Tutta la fascia dell’attuale precariato sarà spazzata via. All’interno di ciascun singolo istituto scolastico, sul piano organizzativo, i disagi saranno enormi. Ne risentirà la qualità della didattica. Migliaia di alunni in difficoltà perderanno importanti punti di riferimento umano e sociale.  

Di fronte a quest’assurda prospettiva, chiediamo pubblicamente a tutti i parlamentari calabresi, di sinistra, centro e destra, di votare contro la legge di stabilità del governo Monti. Siamo disponibili ad un confronto con loro, in qualsiasi sede e momento. 

Docenti precari e di ruolo della Calabria

Ecco i primi firmatari del documento: Pietro Maradei, Bruno Ritacco, Ermanno Loise, Claudio Dionesalvi, Andrea Bevacqua, Giovanni Peta, Maria Fortino, Giacinto Ciappetta, Lucia Cerchiara, Massimo Perna, Tonina Fasanella, Rosanna Ciappetta, Rosa Angela Rirola, Angela Lo Passo, Carla Minisci, Rosanna Iannini, Adalgisa Perri, Giuseppina Graniti, Filomena Intrieri, Teresina Guagliardi, Salvatore Malomo, Rosario Giovanni Falvo, Lidia De Franco, Annamaria Attratto, Caterina Arvia, Carmela Cosentini, Antonio Garofalo, Maria Rosella Napolitano.

 

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