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CATANZARO – «Ha prevalso il buon senso. La decisione del Consiglio dei Ministri rende giustizia alla battaglia che come città Capoluogo abbiamo condotto per realizzare un assetto istituzionale equilibrato nella nostra regione. La ricostituzione dell’antica Provincia di Catanzaro rappresenta la soluzione più ragionevole per unire, nello spirito voluto dalla legge “Salva Italia”, territori tra loro omogenei sia per posizione geografica che per elementi comuni di natura culturale, economica e storica». Lo ha detto il sindaco del capoluogo, Sergio Abramo, appresa la notizia della ricostituzione dell’antica Provincia di Catanzaro, ha rilasciato la seguente dichiarazione. «Ringrazio il ministro della Funzione Pubblica Patroni Griffi, il sottosegretario Antonio Catricalà, i Parlamentari, i Consiglieri ed Assessori regionali, il Consiglio Comunale e Provinciale, – continua – per avere accolto il mio appello alla mobilitazione. Tutti insieme abbiamo dimostrato come l’unità rappresenti un valore vincente. Solo attraverso questa via si possono raggiungere risultati positivi. Il Capoluogo, dunque, apre le sue braccia alle città consorelle di Crotone e Vibo Valentia che avranno pari dignità e contribuiranno insieme a noi allo sviluppo dell’Area centrale della Calabria».

 

Soddisfatta anche la presidente della Provincia di Catanzaro, Wanda Ferro: «Come ho più volte affermato, il ritorno alla vecchia provincia madre di Catanzaro, con l’accorpamento dei territori di Crotone e Vibo Valentia, è la soluzione più logica. Sarebbe stata inspiegabile una diversa decisione da parte del Governo, che nell’ambito di un riordino volto a razionalizzare l’assetto istituzionale del Paese, avrebbe creato in Calabria una situazione di grave squilibrio territoriale a discapito della provincia del Capoluogo di regione». Ferro ha aggiunto: «Eppure i timori non erano del tutto infondati, ed è stato grazie alla grande mobilitazione dei rappresentanti politici e istituzionali catanzaresi, senza distinzione di colore politico, che ha scongiurato che si ripetesse l’errore commesso nel 1992, quando con la tripartizione si ottenne un complessivo indebolimento dei territori, perchè nella sostanza quella riforma non ha avuto un pieno compimento. Eppure – continua – abbiamo difeso con convinzione l’idea di mantenere l’assetto istituzionale attuale, con l’organizzazione della regione in cinque territori, nella consapevolezza che il processo istituzionale avviato con la tripartizione dovesse andare finalmente compiuto, risolvendo le tante questioni che in venti anni sono rimaste insolute». 

Ferro ha sottolineato: «Di fronte alla decisione del Governo di procedere comunque all’accorpamento, per la quale esprimiamo il nostro rammarico, abbiamo difeso con ogni mezzo l’unica possibile soluzione di buonsenso, equilibrio e rispetto della storia e dell’identità dei territori, con la ricostituzione della vecchia provincia di Catanzaro. Una battaglia – sottolinea Ferro – che ha visto uniti tutti i rappresentanti politici catanzaresi, a partire dal Consiglio provinciale, che ringrazio, senza dimenticare la forte presa di posizione del sindaco Abramo e dell’amministrazione comunale del capoluogo, con gli interventi della deputazione parlamentare, da Mario Tassone a Giancarlo Pittelli, da Michele Traversa a Doris Lo Moro, da Pino Galati a Vincenzo Speziali, con l’impegno dei rappresentanti regionali, da Mimmo Tallini a Piero Amato, ad Agazio Loiero. Da presidente dell’UPI regionale, io stessa – prosegue –  ho scritto più volte al premier Mario Monti ed al ministro Patroni Griffi, rimarcando l’inadeguatezza di un’ipotesi che, accorpando il territorio di Crotone a quello di Cosenza, avrebbe inciso negativamente sugli assetti territoriali, schiacciando l’area centrale della Calabria tra due maxi-territori e creando campanilismi, divisioni e una pericolosa battaglia tra poveri. Oggi la decisione del Governo – conclude – conferma la correttezza di questa posizione, e rappresenta una vittoria per l’intera classe politica catanzarese, che ha dimostrato di sapere difendere il proprio territorio non in uno spirito di difesa del campanile, ma in un’ottica di crescita complessiva dell’intera regione». 

 

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