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PASSO indietro del Consiglio dei Ministri in relazione alla costruzione del Ponte sullo Stretto. Dopo aver, infatti, rimarcato la decisione di annullare la costruzione dell’opera che avrebbe dovuto “riattacare” la Sicilia alla Calabria e quindi all’Italia che era culminato nella previsione all’interno del decreto stabilità della somma di 300 milioni di euro per coprire le penali per la mancata realizzazione del ponte, l’esecutivo decide di cambiare strategia. Nel corso dell’ultimo consiglio dei ministri, infatti, il Governo Monti ha deciso di prorogare, per un periodo complessivo di circa 2 anni, i termini per l’approvazione del progetto definitivo del Ponte sullo stretto di Messina al fine di verificarne la fattibilità tecnica e la sussistenza delle effettive condizioni di bancabilità. Tale decisione, secondo quanto sostiene lo stesso governo, è motivata dalla necessità di contenimento della spesa pubblica, vista anche la sfavorevole congiuntura economica internazionale, ed è in linea con la proposta della Commissione europea dell’ottobre 2011 di non includere più questo progetto nelle linee strategiche sui corridoi trans-europei. Solo tali opere, infatti, possono godere del co-finanziamento comunitario. 

Qualora in questo periodo di tempo non si giungesse a una soluzione tecnico-finanziaria sostenibile, scatterà la revoca ex lege dell’efficacia di tutti i contratti in corso tra la concessionaria Stretto di Messina spa e il contraente generale, con il pagamento delle sole spese effettuate e con una maggiorazione limitata al 10%. Questa nuova procedura dovrà essere accettata dal contraente generale tramite la sottoscrizione di un atto aggiuntivo al contratto vigente. In ogni caso, durante il periodo di proroga, previa deliberazione del Cipe, potranno comunque essere assicurati sui territori interessati interventi infrastrutturali immediatamente cantierabili, a patto che presentino una funzionalità autonoma e siano già compresi nel progetto generale. Quindi, lo stop imposto inizialmente viene ulteriormente prorogato di due anni con ciò creando di fatto i presupposti per un ulteriore incremento delle spese senza però che vi sia certezza sulla realizzazione o meno della struttura.
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