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CATANZARO – Il risultato della primarie del centrosinistra segna la vittoria netta di Pierluigi Bersani che ottiene il 55,09% che fa della Calabria, la seconda regione più a favore del segretario del Pd dopo la Basilicata che ha totalizzato il 56, ,4% a seguire ha fatto meglio la Sardegna con il 52,8. Complessivamente, i votanti alle primarie sono stati 104.85. Solo in provincia di Cosenza Bersani supera di poco la soglia ottenendo il 50,04, mentre sfonda a Vibo Valentia con il 71,64%. Il principale antagonista del segretario, il sindaco “rottamatore» di Firenze Matteo Renzi ottiene il 22,52% mentre il risultato migliore lo fa registrare nella provincia di Crotone con il 29,67% dei consensi. Al terzo posto arriva Nichi Vendola (16,43%) che ottiene il miglior risultato in provincia di Cosenza con il 21,21% ed in città ottiene più consensi dei suoi avversari anche se grazie ai voti di un seggio «mobile» contestato. Quarto è Bruno Tabacci (5,24%), sostenuto dall’ex presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, leader di Autonomia e Diritti, che ottiene il suo miglior risultato in provincia di Catanzaro (8,18%), arrivando addirittura primo a Stalettì dove Loiero risiede. Laura Puppato, infine, ha ottenuto lo 0,71%. A gioire sono i piccoli partiti che rivendicano il sostegno e il risultato e c’è chi sui social network fa notare che quel 55% circa di Bersani in Calabria è un risultato non in linea con lo schieramento quasi totale degli eletti e dei gruppi dirigenti. Mentre Ernesto Magorno, sindaco di Diamante che con i comitati Adesso! in Calabria, insieme ad una gruppo di alcune decine di persone ha portato al sindaco di Firenze circa 24 mila voti di cui solo 10 mila in provincia di Cosenza «Al di là dei riscontri numerici, comunque positivi, un dato eccezionale ed inconfutabile – afferma Magorno – è sicuramente il fatto di aver riportato tanti delusi alla politica attiva, così come di aver coinvolto, per la prima volta, tanti giovani che prima guardavano alla politica con diffidenza». Tornando al risultato di domenica, secondo il sindaco «occorre dire che l’affluenza nella nostra Provincia è stata bassa laddove maggiore era il peso della “nomenclatura”. Un dato che sottolinea la particolarità del voto nella nostra regione, non in linea con la tendenza nazionale, e le difficoltà contro le quali, spesso “ a mani nude”, si sono battuti i fautori del cambiamento. Laddove invece si è riuscito a scardinare la “pressione” e l’opprimente presenza degli apparati, vi è stata maggiore partecipazione e si è registrata un’affermazione degli outsider Renzi e Vendola.» Diversa la lettura che il Il commissario regionale Alfredo D’Attorre fa al Quotidiano. «Bersani in Italia non vince per lo schieramento dei gruppi dirigenti come dimostra il dato di alcune regioni rossse. Se fosse stato vero questo ragionamento Bersani avrebbe raggiunto percentuali bulgare in tutta Italia. La verità è che le primarie votano anche i cittadini e i gruppi dirigenti locali». 

Rispetto alla scorse primarie l’affluenza è in calo. 

«Anche in Italia ma in Calabria è molto più contenuto rispetto alle altre regioni del Sud» 

Come lo spiega? 
«Per le procedure rigorose. E poi consideriamo che siamo in una situazione di crisi stringente, ho avuto modo di verificare che in alcune aree interne chiedere due euro in una situazione di antipolitica così forte è stato più complicato. Detto questo il fatto di aver superato ampiamento i 100 mila votanti ci ha consentito di redigere un albo certificato e questo è un risultato di tutto rispetto considerato che i tesserati del Pd in Calabria sono 25 mila». 

Ci spieghi la polemica con Mattero Renzi su Isola Capo Rizzuto e Monasterace 
«Sono rimato male per un twett di Renzi che sembrava volesse alludere al fatto che il voto calabrese valesse di meno rispetto alle regioni. Mi auguro troverà il modo di correggere questa battuta infelice. Poi in televisione un giornalista dell’Espresso ha detto che l’unico comune dove Renzi vinceva era Monasterace. Mi sono limitato a replicare che sia a Monasterace che ad Isola Capo Rizzuto le sindache anti ndrangheta erano schierate con Bersani. Da parte mia nessuna insinuazione, difendo il voto che si espresso nelle primarie nel suo complesso. E’ interesse di tutti dire ai nostri candidati che quello calabrese è stato un voto pulito, limpido di cui tutti, ognuno per la sua parte, dobbiamo essere orgogliosi.» 

E Cosenza ci sono polemiche per il seggio mobile di Sel con 199 voti presi da Vendola e solo 6 da Bersani. 
«Mi auguro che le polemiche possono rientrare, capisco il problema ma stiamo parlando di una goccia nel mare rispetto agli oltre 100 mila voti che si sono espressi nelle primarie. Ora si va al ballottaggio ed è un’altra sfida» 

Come vi state organizzando? 

«Lavoreremo per assicurare le condizioni più ordinate. Dobbiamo ringraziare le migliaia di volontari e volontarie che hanno consentito di far funzionale la macchina organizzativa. E chiediamo a loro un’altra domenica da sottrarre alla famiglia. Per la parte politica puntiamo su riunione nei singoli territori e non faremo iniziative pubbliche. L’obiettivo è riportare al voto chi domenica si è presentato ai seggi». Cosa faranno i vendoliani? «Credo in una convergenza con gli altri candidati, ho sentito il coordinatore regionale Di Martino, spero che si andrà ad un accordo su alcuni punti programmatici tra l’altro già fissati nella carta di intendi». 

Tabacci ha detto che voterà per Bersani, in Calabria, però, è stato sostenuto da Loiero. Andrete a chiedergli i voti? 
«Bersani ha già detto che non chiederà voti a nessuno tantomeno a singoli sostenitori locali. Quindi ciascuno orienterà il voto in base a quello che è più utile per l’Italia e per la Calabria. Voglio sottolineare che in Calabria il voto è stato molto largo, non c’è stato solo quello dei gruppi dirigenti storici. Abbiamo messo in campo un gruppo di nuovi dirigenti. C’è una forte spinta di rinnovamento e del protagonismo di nuovi dirigenti di partito e amministratori». 

Le primarie hanno contribuito a far parlare del programma del centrosinistra. Una grande campagna mediatica. Non poteva essere lo stesso per il congresso regionale? Si poteva svolgere e chiamare di militanti a schierarsi su diverse opzioni, anche se in contrapposizione come sta avvenendo ora, contribuendo al rilanciare l’azione politica del Pd calabrese. 
«Le due situazioni non sono paragonabili, a giugno non avremmo avuto lo strumento dell’albo. Questo norma ci ha consentito di organizzare le primarie in modo ordinato ed evitare i problemi che si sono verificati a Napoli, Palermo e in altre città. E poi questo confronto si sarebbe svolto in un momento troppo vicino alle lacerazioni del passato, riproponendo un dibattito guardando all’indietro anziche alle prospettive. Detto questo credo che per il futuro, sia per quanto riguarda il partito che le cariche istituzionali, quello delle primarie ben regolate rimanga uno strumento prezioso». 

Notiamo nelle ultime settimane una distensione tra gruppi dirigenti cosentini che per anni sono stati in contrapposizione. Cosa è accaduto? 

«Ci si è resi conto che era più importante ragionare rispetto agli impegni che ci attendono che continuare a rimurginare le questioni delle elezioni delle 2010 o delle comunali di Cosenza del 2011. Il superamento delle divisioni è importante perché tutti si sono messi al servizio del rinnovamento del partito. Quindi unità per rinnovare e non unità per restaurare».
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