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CATANZARO – Le primarie del Pd rischiano di trasformarsi, in Calabria, in un pericoloso boomerang. Le decisioni di “salvare” troppi intoccabili e le liste definitive dei candidati alle stesse primarie, stanno infatti creando notevoli mal di pancia. Sono diversi, infatti, i circoli e gli iscritti che evidenziano tutto il loro disappunto che un rinnovamento annunciato e non concretizzato, ma soprattutto, per le scelte di “blindare” troppi personaggi noti. Diversi i documenti inviati in questi giorni di Natale al segretario nazionale Bersani e alla dirigenza calabrese del partito per chiedere interventi correttivi. Ma la data del 29 e 30 dicembre, giorni in cui si svolgeranno le primarie in tutta Italia, a seconda della turnazione predisposta dal partito, sono troppo vicini e agli elettori del Pd non resta che ingoiare il rospo se intenderanno esprimere il proprio voto. 

In questo contesto c’è anche chi è pronto a fare un passo indietro e a non recarsi alle primarie, mentre nei circoli che peggio hanno vissuto questa situazione c’è chi ipotizza di non allestire il seggio. Le proteste maggiori riguardano la situazione di Catanzaro, dove la lista definitiva (Alfredo D’Attorre, Arturo Bova, Doris Lo Moro, Chiara Macrì, Fernanda Gigliotti e Vittoria Butera) appare essere stata imbastita per favorire l’elezione del commissario regionale Alfredo D’Attorre. Già la sua candidatura in Calabria, per lui che è campano, non è stata affatto digerita dai democratici, ma le esclusioni e i ritiri improvvisi di candidature annunciate hanno peggiorato la situazione. Alla situazione di D’Attorre fa il palio la candidatura reggina di Rosy Bindi. Dopo l’esperienza della senatirce Mazzucconi, eletta in Calabria senza esserci più tornata, in molti giuravano che non ci sarebbe stato spazio per nuove “colonizzazioni” ed, invece, così non è stato visto i due casi emblematici. 
I prossimi giorni, dunque, rischiano di essere un calvario per il Pd calabrese, con la necessità di trovare i giusti equilibri per evitare ulteriori defezioni che rischiano di segnare un partito che, in questa regione, sembra non avere ancora trovato una sua identità.
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