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SONO in tanti a sentirsi traditi, sul versante di centrosinistra, dopo la composizione delle liste per la corsa al Parlamento. Da Sel al Pd al Psi, in Calabria è una lunga nenia di malumori espressi a mezza voce, proteste formalizzate, rancori in fase di incubazione. In attesa che inizi la bagarre anche nel centrodestra e nella nascente compagnine di Monti.

PD NELLA BUFERA – Nel Pd, ad esempio, è un giorno di tempesta quello che segue la direzione nazionale con la quale si è ratificata la candidatura in Calabria degli “immigrati” della politica, dalla capolista (toscana) alla Camera Rosy Bindi al commissario (lucano) del partito calabrese Alfredo D’Attorre, dal crotonese trapiantato a Roma Nico Stumpo alle due carneadi del Senato: il siciliano Angelo Argento e la molisana Micaela Fanelli.

«Non accetteremo spot, figurine o santini imposti da altre realtà e che non corrispondono alla vera rappresentanza dei territori» aveva promesso D’Attorre il 30 novembre scorso. «Queste cose, se si devono fare – tuonò -, si facciano altrove e non in Calabria. Indietro non si torna: è nostra intenzione lavorare superando logiche correntizie nazionali e scelte basate sulle appartenenze per rendere i territori il vero baricentro delle scelte». E non erano mancate le dichiarazioni d’amore verso la città di Catanzaro dopo aver vinto le primarie: «Avrete una candidata donna della città». Che invece non c’è. Come pure, mancano esponenti della società civile (si era parlato a lungo di Maria Carmela Lanzetta e Luisa Tripodi). Ma da parte di D’Attorre sono arrivate solo due righe alle agenzie di stampa per esprimere «grande soddisfazione» da parte del partito per le candidature.

Meno soddisfatti, in realtà, sembrano a Catanzaro dove i vertici locali del partito – a cominciare da Salvatore e Antonio Scalzo e da Enzo Bruno – hanno scritto  una lettera a Bersani chiedendo di tornare sulla propria decisione, anche per evitare di compromettere la corsa alle amministrative di “riparazione” negli otto seggi che dovranno tornare a votare per il pasticcio elettorale di maggio.

IL DOPPIO GIOCO PSI – Espressioni critiche verso Roma partono anche dal fronte del Psi. Bersani ha dato ai socialisti sei posti in tutta Italia e indicherà nei prossimi giorni le posizioni in lista. E il segretario nazionale socialista Riccardo Nencini ha fornito i nomi. Alla Camera: Pietro Larizza (77 anni), Riccardo Nencini (segretario nazionale Psi), Marco Di Lello (coordinatore della segreteria nazionale), Lello Di Gioia (Foggia), Oreste Pastorello (tesoriere del Psi). Al Senato: Rita Luciani Cinti (Ferrara). Non c’è il segretario calabrese del partito, Luigi Incarnato. E questo nonostante Nencini fosse sceso a Cosenza per dire ai socialisti calabresi che nel prossimo parlamento ci sarebbero stati almeno due eletti: «un senatore e un deputato».

SEL SCOSSO DALLE POLEMICHE – E se in casa socialista i rumors lasciano intendere possibili deflagrazioni, la casa (politica) di Vendola in Calabria è già stata scossa nei giorni scorsi. Prima la levata di scudi per contestare il mancato inserimento in lista di Enzo Paolini, ex manciniani, già candidato a sindaco di Cosenza, poi sconfitto da Mario Occhiuto. Poi la sfuriata di Eva Catizone, per la quale è pronto un posto al numero due della lista al Senato, ma dietro alla giornalista Ida Dominijanni, che in un primo momento doveva essere candidata anche in Toscana e quindi avrebbe liberato poi il posto calabrese. Il cambio di programmi toscano, però, rischia di lasciar fuori Eva, che l’ha presa malissimo, dimettendosi dalla direzione nazionale del partito.

E a questo si aggiunge la frattura lametina col Pd: il segretario regionale dei vendoliani Andrea Di Martino, ieri si è rivolto a D’Attorre: se siamo alleati in una coalizione che vuole governare l’Italia, ha chiesto, perché ci fate la guerra a livello locale?

In attesa del fuoco “nemico”, insomma, il centrosinistra ne ha già abbastanza sul fronte interno. E alle elezioni manca un mese e mezzo.

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