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di STEFANIA PAPALEO
CATANZARO – L’inchiesta sull’Arpacal si allarga ancora e, nel mirino del sostituto procuratore, Gerardo Dominijanni, questa volta finisce il Cda al completo dell’Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente della Calabria (la presidente Marisa Fagà e i componenti Mario Russo e Ida Cozza) e chi li ha nominati nonostante la presunta mancanza dei requisiti richiesti dalla normativa in materia, ovvero il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Francesco Talarico, e il funzionario autore delle schede di valutazione relative alle nomine “incriminate”, Rocco Sirio. Per i primi tre, l’accusa è di falso in atto pubblico e abuso d’ufficio, quest’ultimo reato ipotizzato in concorso con Talarico e Sirio, stando a quanto recita l’avviso di garanzia che il magistrato, per mano degli ispettori del Nisa, ha già spedito alla volta dei rispettivi indirizzi degli indagati. 
Nello specifico, secondo la ricostruzione accusatoria confluita nel provvedimento, al presidente Fagà e a Russo si contesta di avere attestato falsamente, nella richiesta di nomina a componente del Consiglio di amministrazione dell’Ente per 4 anni e 5 mesi, di essere in possesso tanto dei requisiti richiesti dalla legge istitutiva dell’Arpacal (articolo 9 bis della legge regionale della Calabria 3 agosto 1999, n. 20, come introdotto dall’articolo 12 della legge regionale della Calabria 11 agosto 2010, n. 22, pubblicata Bur n. 15 del 16 agosto 2010, supplemento straordinario n. 1 del 20 agosto 2010), ovvero “comprovata esperienza tecnico scientifica in materia ambientale”, tanto di quelli richiesti dalla legge regionale della Calabria 4 agosto 1995, n. 39 (articolo 8), ovvero “cinque anni di attività professionale riconducibile all’incarico”, quando, al contrario, entrambi avrebbero ricoperto incarichi e funzioni ben diverse da quelle previste. Violazione, quest’ultima, contestata anche al terzo componente del Cda, Ida Cozza. Accanto ai nomi del massimo vertice dell’Assise regionale, Francesco Talarico, e di Rocco Sirio, nell’avviso di garanzia si parla, invece, di abuso d’ufficio in concorso, per avere, “il primo, in qualità di presidente del Consiglio regionale della Calabria titolare del potere di nomina, e Sirio, quale autore delle schede di valutazione relative alle nomine della Fagà, del Russo e della Cozza “falsamente attestanti – si legge nell’avviso di garanzia – il possesso dei requisiti di cinque anni di attività professionale riconducibile all’incarico di comprovata esperienza tecnico scientifica in materia ambientale”, nominato Fagà, Russo e Cozza presidente e componenti del Cda dell’Arpacal, “procurando così intenzionalmente, da un verso a costoro un ingiusto vantaggio patrimoniale, dall’altro un danno ingiusto agli aspiranti parimenti la nomina aventi idoneità a ricoprire l’ambito incarico”. 
Candidati, che, a quanto pare, non avevano affatto digerito il “benservito”, tanto da decidere di rivolgersi alla Procura dando così lo start all’ennesimo filone di un’inchiesta che – tutto lo fa pensare – ha in serbo ancora diversi colpi di scena. Nel caso delle nomine del Cda, ovviamente, si tratta di un filone investigativo ancora alle prime battute e che, solo al termine degli interrogatori ai quali verranno sottoposti tutti gli indagati, potrà tagliare un primo traguardo, con un avviso di chiusura delle indagini o di archiviazione, nel caso in cui la versione difensiva, che gli interessati potranno fornire nelle sedi opportune proprio grazie all’avviso di garanzia appena ricevuto, dovesse convincere il magistrato che, si può ben dire, non sta davvero tralasciando alcun particolare nella sua ricerca della verità. 
Nell’avviso di garanzia, del resto, sono contenute solo ipotesi di reato tutte ancora da verificare, ben lontane, quindi, da un accertamento di colpe che potrebbero anche non essere mai riscontrate a carico degli indagati.

CATANZARO – L’inchiesta sull’Arpacal si allarga ancora e, nel mirino del sostituto procuratore, Gerardo Dominijanni, questa volta finisce il Cda al completo dell’Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente della Calabria (la presidente Marisa Fagà e i componenti Mario Russo e Ida Cozza) e chi li ha nominati nonostante la presunta mancanza dei requisiti richiesti dalla normativa in materia, ovvero il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Francesco Talarico, e il funzionario autore delle schede di valutazione relative alle nomine “incriminate”, Rocco Sirio. Per i primi tre, l’accusa è di falso in atto pubblico e abuso d’ufficio, quest’ultimo reato ipotizzato in concorso con Talarico e Sirio, stando a quanto recita l’avviso di garanzia che il magistrato, per mano degli ispettori del Nisa, ha già spedito alla volta dei rispettivi indirizzi degli indagati. Nello specifico, secondo la ricostruzione accusatoria confluita nel provvedimento, al presidente Fagà e a Russo si contesta di avere attestato falsamente, nella richiesta di nomina a componente del Consiglio di amministrazione dell’Ente per 4 anni e 5 mesi, di essere in possesso tanto dei requisiti richiesti dalla legge istitutiva dell’Arpacal (articolo 9 bis della legge regionale della Calabria 3 agosto 1999, n. 20, come introdotto dall’articolo 12 della legge regionale della Calabria 11 agosto 2010, n. 22, pubblicata Bur n. 15 del 16 agosto 2010, supplemento straordinario n. 1 del 20 agosto 2010), ovvero “comprovata esperienza tecnico scientifica in materia ambientale”, tanto di quelli richiesti dalla legge regionale della Calabria 4 agosto 1995, n. 39 (articolo 8), ovvero “cinque anni di attività professionale riconducibile all’incarico”, quando, al contrario, entrambi avrebbero ricoperto incarichi e funzioni ben diverse da quelle previste. Violazione, quest’ultima, contestata anche al terzo componente del Cda, Ida Cozza. Accanto ai nomi del massimo vertice dell’Assise regionale, Francesco Talarico, e di Rocco Sirio, nell’avviso di garanzia si parla, invece, di abuso d’ufficio in concorso.

 

 

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