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LA GIUNTA regionale si è affrettata a sbloccare 17,5 milioni per tamponare l’emergenza di liquidità di Palazzo Campanella, dove i consiglieri regionali sono rimasti senza stipendio. L’annuncio dell’assessore Giacomo Mancini arriva in giornata, ma la boccata d’ossigeno basterà appena per qualche mese: all’appello mancano ancora 44 milioni da trovare entro l’anno. E a questi si devono aggiungere i 53 milioni dle bilancio 2012. 

Intanto, per pagare i dipendenti di Palazzo Campanella, sono rimasti a secco i consiglieri regionali. La notizia, anticipata sull’edizione di oggi del Quotidiano della Calabria, trova conferma nelle dichiarazioni formulate stamattina dal presidente del Consiglio regionale Francesco Campanella: «In merito allo stato delle casse regionali e alla carenza di liquidità, il presidente del Consiglio Francesco Talarico ha stabilito di fissare alcune priorità garantendo gli stipendi a tutti i dipendenti di Palazzo Campanella e al personale delle strutture e non pagando quelli dei consiglieri regionali». 

 

In un comunicato diffuso dall’ufficio stampa del Consiglio regionale della Calabria si legge: «Si ricordache il Bilancio del Consiglio dal 2010 ad oggi è stato ridotto di circa 20 milioni euro. Ci si augura comunque che nel più breve tempo possibile, la Giunta regionale provveda a trasferire i fondi necessari al pagamento delle spettanze di tutto il personale nonchè alla copertura degli impegni economici assunti dagli uffici del Consiglio». 

Intanto, però, la sostanza è che sui conti corrente dei cinquanta consiglieri regionali, nonostante le rassicurazioni del governatore Giuseppe Scopelliti, non ci sarebbe traccia di alcun accreditamento economico. Sulle loro scrivanie, però, è arrivata la comunicazione della nuova indennità, decurtata alla luce dei tagli importi dalla “spending review”, da questo mese i consiglieri regionali dovranno farsi bastare 6.700 euro mensili. 

Niente indennità nemmeno per gli assessori, per il presidente della giunta regionale e per i sottosegretari. Ciò che pare ha fatto andare “in rosso” il budget della giunta regionale sarebbe stato il pagamento degli stipendi ai lavoratori forestali calabresi ed a quelli del settore trasporti.

 Il cedolino di gennaio, invece, è stato recapitato e coperto in banca per le centinaia di dipendenti in pianta organica a Palazzo Campanella.

Ma se i ritardi dovessero prolungarsi oltre la prossima settimana, potrebbe essere messo in discussione, come evidenziato su queste colonne già nelle scorse settimane, anche il pagamento delle spettanze di tutti coloro che lavorano in consiglio regionale e per i fornitori dell’assemblea legislativa.

I soldi in cassa a Catanzaro sono pochi e la Regione Calabria è costretta, ogni mese, a fare i conti con queste ristrettezze. Che il problema dei pagamenti sia importante lo mettono in luce anche i ritardi gravosi nel riconoscimento delle spettanze nel settore sanitario. Secondo un documento redatto dall’Osservatorio nazionale della Confartigianato, la Calabria è al primo posto come regione inadempiente. In questa regione, come evidenziato dal consigliere del Pd Carlo Guccione, “le imprese e i fornitori del sistema sanitario calabrese sono costrette ad attendere 870 giorni per vedersi saldati i propri crediti”. «Uno scandalo enorme – ha commentato Guccione – soprattutto se si pensa che tantissime imprese sono già fallite o rischiano di fallire e tantissimi dipendenti rischiano di rimanere senza lavoro per l’atteggiamento insulso ed irresponsabile di una Regione che non salda i crediti pur avendo le risorse disponibili per estinguere tutti i debiti al 31 dicembre 2008 nella sanità calabrese».

Qualche ritardo, poi, si registra anche nel finanziamento dei progetti del Por. Ma in Calabria questa non è una regola. La “Fondazione calabresi nel mondo”, quella presieduta da Pino Galati e che il “piano Sarra” per le riforme vorrebbe cancellare, in poco più di trenta giorni si è vista accreditare dalla Regione 440 mila euro. I fondi, la cui richiesta di pagamento è stata acquisita il 26 settembre dello scorso anno, sono stati sbloccati con due decreti del 31 ottobre. 

Con il decreto numero 15532 sono stati liquidati 320 mila euro, come prima anticipazione alla Fondazione calabresi nel mondo, per il progetto “Calabriae in work network”. Con l’atto numero 15537 del 31 ottobre, invece, la Regione ha liquidato alla fondazione guidata da Pino Galati, (che corre per il Pdl alle elezioni politiche, con una posizione utile per la Camera dei deputati), 120 mila euro in prima anticipazione per le spese da sostenere con il progetto “Calabriae in work capacity”.

La “Fcnm” nei piani del governo regionale dovrebbe chiudere, ma intanto ha chiuso una short list e continua a ricevere i finanziamenti sul Programma operativo regionale.

La “Fondazione calabresi nel mondo” è un ente in house della Regione e ha lo scopo di affiancarla nella “promozione di azioni per la crescita del sistema economico ed operare per il ripristino dei contatti con i tanti calabresi nel mondo”. Istituita con legge regionale nel 2009 è guidata da Pino Galati dal 24 gennaio del 2011. Il comma 14 dell’articolo 7 del “piano Sarra”, però, prevede che la fondazione venga posta in liquidazione.

La “Fondazione calabresi nel mondo” trova ospitalità a Catanzaro, in uffici allocati dentro “Palazzo Europa”. Nello stesso immobile, poi, hanno sede l’avvocatura regionale e l’assessorato alle Attività produttive. 

Naturalmente per dare una “casa” a questi ultimi uffici regionali la Calabria è costretta a sborsare un consistente canone di locazione annuo, per l’esattezza 525 mila e 442 euro. Ma a chi vanno questi soldi? Presto detto. La ragioneria regionale, in questo caso, non è chiamata a grandi sforzi. “Palazzo Europa”, infatti, risulta essere di proprietà di Fincalabra: una società in house della Regione Calabria, praticamente la Società Finanziaria Regionale per lo Sviluppo Economico della Calabria, istituita con la legge regionale n. 7 del 30 aprile 1984 e costituita cinque anni dopo. Mentre i lavori per la cittadella regionale procedono a rilento, quindi, la Calabria è “costretta” a pagare a se stessa un canone d’affitto stipulato con contratto negli anni novanta.

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