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REGGIO CALABRIA – Nella Procura di Reggio Calabria nessuno siede sulla poltrona di procuratore da undici mesi. Il posto, di prestigio e responsabilità, è occupato dal più anziano in servizio, Ottavio Sferlazza che attende di conoscere chi dovrà prendere il posto di Giuseppe Pignatone, passato a dirigere la Procura di Roma. Ma quella di Reggio è solo una delle tante emergenze giustizia, su cui oggi ha puntato il dito il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. 

I «prolungati ritardi nelle decisioni di nomina» di incarichi direttivi in Magistratura hanno una «pesante ricaduta» sul «prestigio dell’istituzione». Questo ha scritto Napolitano in una lettera al vicepresidente del Csm, Michele Vietti, ritenendo «necessaria una urgente accelerazione delle procedure». Reggio in testa, dunque, che, a fasi alterne e secondo la memoria più o meno lunga del politico di turno, viene indicata come area ad alto rischio e con una forte presenza della criminalità organizzata. Ed allora, se questo fosse il contesto, non si spiegano i ritardi nella nomina. Se non rispetto al richiamo pesante del presidente della Repubblica.

«Dall’esame dell’attività del Consiglio – si legge nella lettera inviata dal capo dello Stato a Palazzo dei Marescialli, che sarà letta da Vietti in Plenum – ho potuto constatare che vi sono molti posti vacanti di livello direttivo e semidirettivo, anche di importanti uffici giudiziari. È quindi evidente che l’espletamento delle procedure per il conferimento dei relativi incarichi subiscono rilevanti ritardi e non rispondono, in ogni caso, ai tempi previsti nelle risoluzioni che lo stesso Consiglio si è dato». Il presidente Napolitano sottolinea anche «la scopertura prolungata degli incarichi di vertice comporta ricadute negative sul buon andamento (art. 97 della Costituzione) degli uffici giudiziari e sull’ordinato e efficiente svolgimento dei procedimenti di loro competenza». Dunque, serve una «urgente accelerazione delle procedure – scrive Napolitano – attraverso la puntuale e rigorosa osservanza dei tempi stabiliti dalle norme e dalle risoluzioni dello stesso Consiglio Superiore. Confido che Ella – conclude il capo dello Stato, rivolgendosi a Vietti – non mancherà di assumere ogni opportuna iniziativa per porre rimedio a tale situazione». 
A Reggio la partita è assolutamente di carattere politico. Terra di frontiera, ma anche di inchieste pesanti, che chiamano in causa, spesso e volentieri, politici di primo piano. Per questo, lo scontro è alto e il tentativo, inutile negarlo, è quello di posizionare un uomo di “fiducia”. Nessuno pensa, o dovrebbe pensare, di controllare la giustizia reggina, ma quantomeno di avere un filo di attenzione in più per questo o quel personaggio. Insieme allo stesso Sferlazza, la poltrona in riva allo Stretto è ambita da altri magistrati di primo piano: Michele Prestipino e Nicola Gratteri, ad esempio, ma anche personaggi provenienti da altre realtà, come il procuratore aggiunto di Napoli Federico Cafiero De Raho, ritenuto il pole rispetto agli altri colleghi.
Così, mentre il Plenum del Csm attende nel trovare gli equilibri politici giusti nello scacchiere delle nomine, la giustizia soffre ed appare rispecchiare in pieno l’immagine di uno Stato in difficoltà, che annaspa e tentenna. E questo, nella lotta alla criminalità organizzata, è un forte handicap.  
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