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di GIOVANNI VERDUCI
 REGGIO CALABRIA – «Non ho mai dato copertura istituzionale a nessuno e sullo scioglimento del consiglio comunale di Melito Porto Salvo manifestai le mie perplessità sull’efficacia dello strumento». Il senatore Luigi De Sena, ex prefetto di Reggio Calabria il cui nome ricorre nelle carte dell’inchiesta “Ada” in merito alle vicende politiche del comune di Melito Porto Salvo, risponde in questa intervista alle polemiche suscitate dalle risultanze investigative.
 Lei venne nominato “superprefetto” di Reggio Calabria dopo l’omicidio Fortugno con poteri assai ampi. E’ possibile che da Prefetto prima e da vice presidente della commissione antimafia poi non sapesse chi fossero Giuseppe Iaria, un sindaco che aveva patito uno scioglimento per mafia,  e Gesualdo Costantino?
«Come ha giustamente affermato lei, sono stato inviato nell’ottobre del 2005 a Reggio Calabria come prefetto dall’allora ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu, che mi chiese di lasciare l’incarico di vice capo della Polizia – Direttore centrale della Polizia criminale, per la grave situazione che si era creata con l’omicidio dell’onorevole Fortugno. Sapevo chi fosse Iaria sia come sindaco che come direttore amministrativo dell’Asl di Melito Porto Salvo. L’Azienda Sanitaria venne sciolta per infiltrazione mafiosa sulla base dell’ accesso da me richiesto e l’operazione rientrò poi in quella più ampia relativa allo scioglimento, sempre per lo stesso motivo, dell’ Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria. Quanto a Costantino, sia come Prefetto e sia nella più recente funzione di vice presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, non ho avuto alcuna controindicazione».
Che rapporti aveva con Iaria e Costantino anche alla luce delle sue presenze in campagna elettorale in quel di Melito Porto Salvo. Era solo sostegno politico dettato da motivi politici? 
«Non ho mai avuto alcun tipo di rapporto con il sindaco Iaria, ma solo un incontro istituzionale in Prefettura per discutere della situazione del comune di Melito. Per quanto riguarda  il Costantino ho partecipato, unitamente agli altri esponenti del partito democratico, nel febbraio del 2012 ad un convegno a Melito Porto Salvo organizzato dallo stesso. Questa è stata l’unica mia presenza a Melito Porto Salvo. Ho seguito il Costantino, come ho sempre fatto con tutti i sindaci della Provincia di Reggio Calabria, nelle linee programmatiche per lo  sviluppo delle aree di competenza, in particolare della Locride, interessando poi il ministro per la coesione territoriale Fabrizio Barca».
Giuseppe Iaria in un’intercettazione finita dentro le carte dell’inchiesta “Ada” spera che vinca il centrosinistra alle politiche, perchè in caso contrario “gli sciolgono il comune”, lasciando intendere di godere di una sorta di copertura politica mentre la sua amministrazione era sotto accesso antimafia.
«Personalmente non ho mai dato alcuna copertura istituzionale ad amministratori locali di qualsiasi estrazione politica, né ho dato alcun tipo garanzie a schieramenti politici nazionali. Sarei propenso ad escludere l’influenza dei governi nazionali sulle vicende dei singoli consigli comunali. D’altro canto, in riferimento al caso in specie, in questi ultimi anni si sono alternati governi nazionali di segni opposti».
La commissione d’accesso agli atti a Melito Porto Salvo arrivò su richiesta di Giuseppe Iaria, anche dopo una serie di notizie apparse sulla stampa, e venne mandata da lei, in qualità di Prefetto, al Comune. I commissari conclusero il loro lavoro sostenendo che c’erano i presupposti per lo scioglimento, ma lei in sede di commissione sostenne che non sarebbe stato opportuno procedere allo scioglimento dell’amministrazione comunale, che peraltro aveva patito altre due volte quest’onta, sarebbe stato inutile: “un altro fallimento dello Stato”.
«Il comune di Melito Porto Salvo è stato sciolto due volte per infiltrazioni mafiose. Manifestai le mie perplessità in sede di audizione alla Commissione Affari Costituzionali della Camera, peraltro già esposte in una mia relazione, sull’efficacia dello strumento che in tutte le sue numerose edizioni (circa 250) non credo abbia ottenuto i risultati sperati. Cosa della quale sono tuttora convinto se non interverranno aggiornamenti sostanziali della norma, specialmente con provvedimenti adottabili e resistenti in sede di impugnative nei confronti  dell’apparato amministrativo – gestionale dell’ ente. In vero, c’è bisogno anche, forse soprattutto, di una rivoluzione di culture nell’ambito della prevenzione generale antimafia dello Stato a completamento dell’ attività di repressione svolta costantemente da Magistratura e Forze di Polizia. In quella circostanza, sulla base di indicazioni delle Forze di Polizia, trasmisi un rapporto al Ministero dell’ Interno proponendo, sulla base delle già accennate perplessità, un accesso preliminare, anche su richiesta dello stesso sindaco per verificare le procedure adottate nei vari settori dall’ ente. Con la condivisione del Ministero dell’Interno, pertanto, venne da me inviata presso quel comune, nel dicembre del 2006, una commissione che alla fine del successivo mese di febbraio, mi consegnò un rapporto in cui risultavano delle preoccupazioni notevoli circa i rischi di infiltrazione nell’ente in questione. Il rapporto, anche in questo caso, fu trasmesso non solo al Ministero dell’Interno ma, se ben ricordo, anche alla Magistratura e alla Corte dei Conti. L’imminenza della consultazione elettorale e quindi dello scioglimento del consiglio comunale mi indussero a soprassedere preferendo procedere ad un costante monitoraggio sia della fase elettorale che di quella successiva. Lasciai l’incarico dopo tre mesi per assumere quello di vice capo della Polizia con funzioni vicarie».
Alla luce di quanto emerso con l’inchiesta “Ada” la sua posizione appare quanto meno “sui generis”, pensa sia stato compiuto un errore di valutazione?
«Prendo atto che dalle domande siamo passati alle considerazioni, converrà con me che la sua domanda, infatti, contiene una sua considerazione. Rilevato ciò non mi sottraggo certo alla risposta. Nessun comportamento “sui generis” ma da sempre ho cercato di rispettare non solo la legge ma anche i diritti dell’uomo e quindi, come Prefetto e parlamentare di questa regione, i diritti delle genti di Calabria. Se questo significa essere “sui generis”, sicuramente, lo sono». 

REGGIO CALABRIA – «Non ho mai dato copertura istituzionale a nessuno e sullo scioglimento del consiglio comunale di Melito Porto Salvo manifestai le mie perplessità sull’efficacia dello strumento». Il senatore Luigi De Sena, ex prefetto di Reggio Calabria il cui nome ricorre nelle carte dell’inchiesta “Ada” in merito alle vicende politiche del comune di Melito Porto Salvo, risponde alle polemiche suscitate dalle risultanze investigative. «Come ha giustamente affermato lei, sono stato inviato nell’ottobre del 2005 a Reggio Calabria come prefetto dall’allora ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu, che mi chiese di lasciare l’incarico di vice capo della Polizia – Direttore centrale della Polizia criminale, per la grave situazione che si era creata con l’omicidio dell’onorevole Fortugno. Sapevo chi fosse Iaria sia come sindaco che come direttore amministrativo dell’Asl di Melito Porto Salvo. L’Azienda Sanitaria venne sciolta per infiltrazione mafiosa sulla base dell’ accesso da me richiesto e l’operazione rientrò poi in quella più ampia relativa allo scioglimento, sempre per lo stesso motivo, dell’ Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria. Quanto a Costantino, sia come Prefetto e sia nella più recente funzione di vice presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, non ho avuto alcuna controindicazione».

 

Per quanto concerne poi i rapporti che l’ex super prefetto avrebbe avuto con Iaria lo stesso De Sena precisa di non averne mai avuti: «Solo un incontro istituzionale in Prefettura per discutere della situazione del comune di Melito. Per quanto riguarda Costantino ho partecipato, unitamente agli altri esponenti del Partito democratico, nel febbraio del 2012 ad un convegno a Melito Porto Salvo organizzato dallo stesso. Questa è stata l’unica mia presenza a Melito Porto Salvo. Ho seguito Costantino, come ho sempre fatto con tutti i sindaci della Provincia di Reggio Calabria, nelle linee programmatiche per lo sviluppo delle aree di competenza, in particolare della Locride, interessando poi il ministro per la coesione territoriale Fabrizio Barca».

IL SERVIZIO INTEGRALE CON L’INTERVISTA ALL’EX SUPERPREFETTO LUIGI DE SENA A FIRMA DI GIOVANNI VERDUCI SULL’EDIZIONE CARTACEA DE IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA

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