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LAMEZIA TERME (CZ) – E nel pieno della campagna elettorale una mina esplode proprio alle fondamenta di quello che dovrebbe essere il terzo polo. In particolare del “gruppo dell’agenda di Monti” che sostiene l’attuale presidente del consiglio, chi in questo momento paga una lotta intestina che parte dalla Calabria ma rischia di allargarsi al resto d’Italia è l’Udc di Pier Ferdinando Casini. A scatenare il fuoco sotto la cenere di coloro i quali non hanno ben digerito la scelta di votarsi al montismo puro presa dal leader del partito è la memoria storica dell’Udc di oggi e della Democrazia Cristiana di ieri. Quel Mario Tassone che non ha peli sulla lingua e che non fa segreto del fatto che con la scelta di fare alla Camera e Senato gruppi “per Monti” comporterà che «per la prima volta dal 1946 ad oggi lo Scudocrociato non sarà presente in Parlamento». L’occasione per uscire allo scoperto è giunta con un incontro a Lamezia Terme promosso dal centro studi Donati, una riunione «non di dissidenti – chiarisce lo stesso Tassone – bensì di amici che intendono impegnarsi perché‚ l’Udc non venga ad esser messo in liquidazione». Anzi, l’ormai ex parlamentare precisa che «i dissidenti, casomai, sono coloro che, attraverso scelte politiche decise da un gruppo ristretto di persone, hanno portato l’Udc ad identificarsi con il movimento di Monti che nulla ha a che fare con la storia dei cattolici democratici. Avere fatto la lista “per Monti” al Senato con capolista Casini è un non senso, una contraddizione profonda considerando che alla Camera rimane il simbolo dello scudo crociato dove campeggia il suo nome che a Chianciano si era deciso di sostituire col ben più significativo nome Italia». Il deputato uscente dell’Udc aggiunge che non si è «capito ancora quale sia la vera agenda di Monti che l’Udc ha accolto acriticamente, anche perché‚ l’attuale Presidente del Consiglio la sta modificando riguardo all’Imu, all’Irpef, all’Iva, all’Irap, alle pensioni, alla riforma del lavoro, abbandonando così le vesti dello statista rigoroso per assumere quelle assai più modeste del propagandista elettorale». Spostandosi poi sul piano Regionale, Tassone si chiede con un implicito riferimento tra gli altri anche al presidente del consiglio regionale, Francesco Talarico, candidato alla Camera e all’assessore regionale Michele Trematerra, candidato al Senato, perché‚ gli esponenti regionali del partito «in ogni momento anche quando non sarebbe necessario, fanno un atto di fede nei riguardi di Scopelliti esaltandone i meriti e i risultati raggiunti dall’azione sua e di tutta la coalizione perché‚ allora esponenti di primo piano del partito si sono candidati al parlamento lasciando a metà un opera secondo loro altamente meritoria? C’è una fuga e anche su questo siamo riusciti a farci dare una lezione perfino da Scopelliti che ha scelto di rimanere in Calabria». In chiusura poi Tassone annuncia che «dopo le elezioni politiche, dovrà essere assolutamente celebrato un Congresso Nazionale dell’Udc che dovrà esprimersi contro chi avrebbe deciso la fine di quella storia a cui l’Udc si rifà che invece va difesa e a cui va assicurata una grande prospettiva»

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