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COSENZA – Troppo tempo tra la presentazione di un progetto e la sua realizzazione, a causa dei ritardi nell’iter per i Pacchetti integrati di agevolazioni (Pia). La denuncia arriva dal presidente della Sezione terziario innovativo di Confindustria Cosenza, Sergio De Julio, che ha commentato  la recente pubblicazione delle graduatorie.

«L’efficacia di determinate azioni – ha detto De Julio – si misura anche in base ai tempi in cui esse vengono attuate. Per la ricerca industriale, ad esempio, la tempestività delle innovazioni è uno dei principali fattori che concorre a determinarne il successo». 
«Lasciare trascorrere mesi o, addirittura anni, tra un progetto e la sua realizzazione – prosegue De Julio – può provocarne l’obsolescenza e l’insuccesso economico, anche se le premesse ed i risultati di partenza erano eccellenti. La Regione ha meritoriamente deciso di perseguire l’obiettivo di incentivare le piccole e medie imprese a innovare processi, prodotti e servizi per ampliare i propri mercati di sbocco, emanando due bandi Pia, uno nel 2008 e un altro nel 2010. Purtroppo l’esperienza maturata rispetto alla gestione delle procedure induce a forti preoccupazioni. Prendiamo il secondo bando. Sono trascorsi ben 688 giorni tra il termine di presentazione delle domande e la pubblicazione della graduatoria (il bando ne prevedeva 120), un intervallo di tempo più che triplo rispetto al primo bando. Meglio tardi che mai, si dirà, ma è come se gli uffici della Regione non avessero fatto tesoro degli insegnamenti derivanti dal primo bando». «Lo scorso 19 febbraio la Regione ha avviato la procedura per l’assegnazione delle agevolazioni a un primo gruppo d’imprese inserite in graduatoria. L’auspicio è che l’esperienza non esaltante di gestione del primo bando Pia serva almeno ad accelerare le procedure di erogazione delle agevolazioni di questo secondo bando. Introdurre ulteriori ritardi tradirebbe l’obiettivo di stimolare ed incentivare la propensione alla ricerca industriale delle aziende calabresi e sarebbe incoerente con la ridotta capacità finanziaria delle piccole imprese, resa ancora più evidente dalla crisi economica e dalle restrizioni alla concessione di credito poste in essere dagli Istituti bancari».
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