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di STEFANIA PAPALEO
CATANZARO – Stress da lavoro ma non da politica. Come dire: in convalescenza lontano dal camice indossato in ospedale. Ma non dagli scranni del consiglio comunale di Belcastro. Dove, Severino Ciaccio avrebbe comodamente preso posto negli stessi giorni in cui risultava assente dal posto di lavoro per “crisi stenocardiaca da stress”. Del resto, a certificarne la malattia ci avevano pensato ben tre medici diversi. Figlio compreso. Tanto che, l’Azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro, nel momento di corrispondergli lo stipendio, non aveva avuto dubbi. 
Ne ha avuto e continua ad averne, però, il sostituto procuratore, Carlo Villani, che, dopo aver portato avanti tutti gli accertamenti del caso, ha tirato le somme e messo sotto accusa il medico-politico per i reati di truffa, falsità ideologica e materiale commessa da pubblico ufficiale. Accanto al suo nome, quello del figlio, Alfonso Ciaccio, e dei colleghi, Filomena Balice e Ambrogio Talarico, tutti raggiunti da un avviso di chiusura delle indagini che ora gli lascia venti giorni di tempo per difendersi nelle sedi opportune, chiedendo di essere interrogati o depositando memorie difensive finalizzate a ribaltare la tesi accusatoria messa su dal magistrato. Il quale, tra le righe del provvedimento, parla di un presunto stratagemma che avrebbe permesso a Ciaccio, di certificato in certificato, di portare avanti l’attività di consigliere comunale a Belcastro, suo paese di origine, senza, tuttavia, dover rinunciare allo stipendio dell’Azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro, per il periodo in cui risultava in malattia. 
“In falsa malattia”, sostiene oggi il sostituto procuratore, Carlo Villani, che ricostruisce tre diversi presunti episodi illeciti commessi tra il mese di ottobre del 2011 e il mese di giugno del 2012. Nello specifico, il magistrato, nell’individuare come unico “istigatore e beneficiario” il dottore Ciaccio, nel primo capo di imputazione contesta alla Balice, quale medico di base di medicina generale convenzionato con il Servizio sanitario nazionale, quindi pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni, e ad Alfonso Ciaccio, quale redattore materiale, di aver formato un atto pubblico falso nel suo contenuto, in quanto la prima, pur non avendo mai visitato Severino Ciaccio, avrebbe firmato il certificato di malattia telematico predisposto da Alfonso Ciaccio, che la sostituiva in quel periodo, per attestare falsamente che il padre di quest’ultimo aveva avuto una crisi stenocardica da stress, per cui aveva bisogno di un periodo di due mesi di riposo, con tanto di prognosi concessa dal 27-10-2011 al 27-12-2011, periodo in cui Ciaccio, tuttavia, avrebbe partecipato normalmente alle sedute di consiglio comunale. 
Di analogo contenuto il certificato rilasciatogli sempre dal figlio per ulteriori due mesi (dal 28-12-2011 al 25-02-2011), con tanto di timbro e falsa firma del dottore Talarico. Il quale, tuttavia, sempre secondo l’accusa, in seguito si sarebbe prestato a rilasciarne un altro, con prognosi dal 12-06-2012 al 31-07-2012, peraltro in un periodo in cui lui stesso era assente per malattia dallo studio. 
Da qui, dunque, l’accusa di falso ipotizzata anche a carico dei dottori Balice e Talarico, per via dei certificati medici che avrebbero permesso al Ciaccio di ricevere lo stipendio indebitamente corrispostogli dall’Azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro, indotta in errore – sostiene il magistrato – dai “certificati medici falsi o falsamente attestanti uno stato di malattia”. 
Ai professionisti indagati e ai rispettivi difensori di fiducia (al momento la Procura ha nominato per tutti come difensore d’ufficio l’avvocato Roberta Scozzafava) il compito di demolire la tesi accusatoria e portare a casa un’archiviazione del caso.

CATANZARO – Stress da lavoro ma non da politica. Come dire: in convalescenza lontano dal camice indossato in ospedale. Ma non dagli scranni del consiglio comunale di Belcastro prima e dalla campagna per l’elezione a sindaco sembre di Belcastro dopo, elezioni, per la cronaca, vinte. Al comune, Severino Ciaccio avrebbe comodamente preso posto negli stessi giorni in cui risultava assente dal posto di lavoro per “crisi stenocardiaca da stress”. Del resto, a certificarne la malattia ci avevano pensato ben tre medici diversi. Figlio compreso. Tanto che, l’Azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro, nel momento di corrispondergli lo stipendio, non aveva avuto dubbi. Ne ha avuti e continua ad averne, però, il sostituto procuratore, Carlo Villani, che, dopo aver portato avanti tutti gli accertamenti del caso, ha tirato le somme e messo sotto accusa il medico-politico per i reati di truffa, falsità ideologica e materiale commessa da pubblico ufficiale. Accanto al suo nome, quello del figlio, Alfonso Ciaccio, e dei colleghi, Filomena Balice e Ambrogio Talarico, tutti raggiunti da un avviso di chiusura delle indagini che ora lascia loro venti giorni di tempo per difendersi nelle sedi opportune, chiedendo di essere interrogati o depositando memorie difensive finalizzate a ribaltare la tesi accusatoria messa su dal magistrato. Il quale, tra le righe del provvedimento, parla di un presunto stratagemma che avrebbe permesso a Ciaccio, di certificato in certificato, di portare avanti l’attività di consigliere comunale a Belcastro, suo paese di origine, senza, tuttavia, dover rinunciare allo stipendio dell’Azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro, per il periodo in cui risultava in malattia. “In falsa malattia”, sostiene oggi il sostituto procuratore Villani, che ricostruisce tre diversi presunti episodi illeciti commessi tra il mese di ottobre del 2011 e il mese di giugno del 2012. Nello specifico, il magistrato, nell’individuare come unico “istigatore e beneficiario” il dottore Ciaccio, nel primo capo di imputazione contesta alla Balice, quale medico di base di medicina generale convenzionato con il Servizio sanitario nazionale, quindi pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni, e ad Alfonso Ciaccio, quale redattore materiale, di aver formato un atto pubblico falso nel suo contenuto, in quanto la prima, pur non avendo mai visitato Severino Ciaccio, avrebbe firmato il certificato di malattia telematico predisposto da Alfonso Ciaccio, che la sostituiva in quel periodo, per attestare falsamente che il padre di quest’ultimo aveva avuto una crisi stenocardica da stress, per cui aveva bisogno di un periodo di due mesi di riposo, con tanto di prognosi concessa dal 27-10-2011 al 27-12-2011, periodo in cui Ciaccio, tuttavia, avrebbe partecipato normalmente alle sedute di consiglio comunale. Di analogo contenuto il certificato rilasciatogli sempre dal figlio per ulteriori due mesi (dal 28-12-2011 al 25-02-2011), con tanto di timbro e falsa firma del dottore Talarico. Il quale, tuttavia, sempre secondo l’accusa, in seguito si sarebbe prestato a rilasciarne un altro, con prognosi dal 12-06-2012 al 31-07-2012, peraltro in un periodo in cui lui stesso era assente per malattia dallo studio. Da qui, dunque, l’accusa di falso ipotizzata anche a carico dei dottori Balice e Talarico, per via dei certificati medici che avrebbero permesso al Ciaccio di ricevere lo stipendio indebitamente corrispostogli dall’Azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro, indotta in errore – sostiene il magistrato – dai “certificati medici falsi o falsamente attestanti uno stato di malattia”. Ai professionisti indagati e ai rispettivi difensori di fiducia (al momento la Procura ha nominato per tutti come difensore d’ufficio l’avvocato Roberta Scozzafava) il compito di demolire la tesi accusatoria e portare a casa un’archiviazione del caso.

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