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Reggio Calabria –  A Cosimo Cherubino la richiesta sarà formalizzata in carcere dove è detenuto “per altra causa”. Gli altri, tutti gli altri, se non hanno già ricevuto la vista della Guardi di Finanza la riceveranno nelle prossime ore. La Procura della Repubblica di Reggio Calabria ha infatti chiesto l’acquisizione dei bilanci dei gruppi consiliari regionale per gli anni 2007- 2008 e 2009. Una richiesta che era stata formalizzata a Palazzo Campanella nei giorni scorsi, ma che verrà estesa anche direttamente ai capigruppo del passato. Secondo quanto emerso, infatti, la sede del Consiglio regionale non è stata in grado di fornire tutti i documenti chiesti dai magistrati. Ed è per questo che ai capigruppo degli anni in questione, e soprattutto a quelli non rieletti, la richiesta sarà notificata brevi manu. I consiglieri, o gli ex consiglieri, non sono iscritti sul registro degli indagati. Per il momento si tratta quindi di una richiesta che è poco più di una sollecitazione a collaborare. Un atto necessario alla luce di quanto emerso con la parte iniziale dell’indagine che riguarda i rimborsi illegittimi dei gruppi consiliari.
La decisione dei magistrati dell’Ufficio del Procuratore Federico Cafiero de Raho (l’indagine è firmata dal Procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza e dal Sostituto Matteo Centini) è la naturale conseguenza del troncone principale dell’indagine.  
L’inchiesta in questo senso ha già una dozzina di iscritti sul registro degli indagati. Si tratta di capigruppo ed ex capigruppo regionali che devono rispondere della gestione delle casse dei gruppi negli anni 2010, 2011 e 2012.  
Le ipotesi di reato vanno dal “peculato”, al “concorso in peculato” alla “truffa”. Ci si muove dunque su diversi fronti. Una scelta naturale alla luce di due precise circostanze. 
La prima riguarda il fatto che molte delle spese di bilancio rilevate nelle annualità già sotto osservazione (il 2010, 2011 e 2012) hanno per così dire radici antiche. In altri termini si tratterebbe di impegni assunti anche negli anni precedenti (vedi ad esempio l’acquisto di automobili pagate a rate intestate ai gruppi) che gli inquirenti vogliono controllare. La seconda ragione per la quale si sta andando anche a ritroso è che rispetto alle prime notizie apparse sulla stampa gli investigatori avrebbero ricevuto una serie di segnalazioni piuttosto dettagliate che li costringono a svolgere tutta una serie di ulteriori verifiche che li hanno portati in dietro nel tempo. Impresa non semplice per magistrati e polizia giudiziaria. In questo senso si tratta di ricostruire i passaggi che riguardano gruppi politici che non esistono più (vedi Forza Italia e Alleanza nazionale, Rifondazione comunista, oppure i monogruppi, solo per fare un esempio) ed eventualmente chiedere conto di possibili irregolarità ad esponenti politici che non sono più stati eletti in consiglio regionale.
SEnza dimenticare che l’inchiesta poi si sta muovendo anche sul fronte delle verifiche bancarie e sui riscontri che, caso per caso, vanno accertati e verificati. Cosa che accadrà anche per gli anni dal 2007 al 2009.
Con il proseguire dei giorni starebbe aumentando anche il numero dei consiglieri e dei capogruppo che sarebbero finiti, o starebbero per finire, sul registro degli indagati. 
Per il resto la tabella di marcia programmata dai magistrati sarebbe sempre la stessa, anche se avrebbe subito qualche rallentamento in virtù del fatto che con l’arrivo del nuovo procuratore, il capo dell’ufficio ha voluto rendersi conto dello stato dell’arte e leggere personalmente diversi atti. 
Al Cedir si starebbe sempre lavorando per convocare i capigruppo per i primi interrogatori. Appuntamenti che saranno preceduti dai relativi avvisi di garanzia. Insomma tanta carne al fuoco. E d’altra parte non potrebbe essere altrimenti viste le nefandezze che già nelle prime ore sarebbero emerse.
Basta ricordare episodi come quelli del biglietto per la “lap-dance” oppure i rimborsi chiesti ed ottenuti per i “Gratta e Vinci”. E ancora i soldi spesi da qualche consigliere  in un negozio di articoli religiosi per acquistare interi mazzi di santini. 
Un capitolo a parte sarebbero poi le trasferte singole, di coppia, e persino di gruppo, con tanto di pullman fittato per un viaggio a Chianciano. E rimborsi di viaggi e soggiorni vari in diverse città. Tra le carte di cui sarà chiesto conto anche gli acquisti di vini. Un vezzo per diversi esponenti regionali probabilmente per fare regali. Tra le tante, spuntano una serie di fatture, per importi diversi. Sotto la lente ci sono anche fatture che riguardano momenti conviviali. Naturalmente tra le spese rimborsate ci sono singoli caffè, panini e pasti frugali da asporto. Roba da pochi euro su cui, forse, ci sarebbe da ridire più sul piano etico che giudiziario. Tuttavia quello che più ha attirato l’attenzione degli investigatori sono i mega pranzi da 20 o 25 persone, che uniti alle cene fanno contare – per un singolo consigliere – anche 66 coperti in un solo ristorante. Appuntamenti goderecci per migliaia di euro che non convincono finanzieri e magistrati. 
Infine tra le voci che non trovano apparentemente spiegazione ci sono una serie di fatture e scontrini fiscali (tutti rimborsati) relativa a una sorta di “fai da te”. Voci che vanno dal “materiale elettrico” e pezzi di “arredo bagni”. Articoli che non sarebbero esattamente inquadrabili tra gli strumenti tipici di chi fa politica o rappresenta le istituzioni. Lo stesso dicasi per le fatture dei detersivi, per le bollette o il rimborso delle multe elevate dalla stradale per alcune centinaia di euro a testa. Roba strana insomma. Che sicuramente sarà oggetto degli interrogatori che nel giro di alcuni giorni la Procura ha intenzione di avviare. 
Davanti agli inquirenti, accompagnati dai rispettivi legali, sfileranno come già detto praticamente tutti i direttori amministrativi dei gruppi regionali e i capigruppo. Per quanto riguarda i politici si tratterebbe di personalità di primo piano. Nell’elenco vi sarebbero alcuni consiglieri transitati nei ruoli della Giunta regionale, altri neo eletti in Parlamento. Resta ancora tutta da vedere come sarà gestita la partita secondo cui alcuni gruppi avrebbero chiuso i bilanci senza alcuna giustificazione per diverse centinaia di migliaia di euro. E alla luce dei nuovi riscontri e delle relative testimonianze, le cose potrebbero cambiare e l’inchiesta continuare ad allargarsi.

REGGIO CALABRIA –  A Cosimo Cherubino la richiesta sarà formalizzata in carcere dove è detenuto “per altra causa”. Gli altri, tutti gli altri, se non hanno già ricevuto la visita della Guardi di Finanza la riceveranno nelle prossime ore. La Procura della Repubblica di Reggio Calabria ha infatti chiesto l’acquisizione dei bilanci dei gruppi consiliari regionale per gli anni 2007- 2008 e 2009. Una richiesta che era stata formalizzata a Palazzo Campanella nei giorni scorsi, ma che verrà estesa anche direttamente ai capigruppo del passato. 

 

Secondo quanto emerso, infatti, la sede del Consiglio regionale non è stata in grado di fornire tutti i documenti chiesti dai magistrati. Ed è per questo che ai capigruppo degli anni in questione, e soprattutto a quelli non rieletti, la richiesta sarà notificata brevi manu. I consiglieri, o gli ex consiglieri, non sono iscritti sul registro degli indagati. Per il momento si tratta quindi di una richiesta che è poco più di una sollecitazione a collaborare. Un atto necessario alla luce di quanto emerso con la parte iniziale dell’indagine che riguarda i rimborsi illegittimi dei gruppi consiliari. La decisione dei magistrati dell’Ufficio del Procuratore Federico Cafiero de Raho (l’indagine è firmata dal Procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza e dal Sostituto Matteo Centini) è la naturale conseguenza del troncone principale dell’indagine.  L’inchiesta in questo senso ha già una dozzina di iscritti sul registro degli indagati. Si tratta di capigruppo ed ex capigruppo regionali che devono rispondere della gestione delle casse dei gruppi negli anni 2010, 2011 e 2012.  Le ipotesi di reato vanno dal “peculato”, al “concorso in peculato” alla “truffa”.

 

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