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«IMPRESSIONANTE»: è il giudizio del deputato Cinque Stelle Paolo Parentela, davanti all’inchiesta che ha travolto il consiglio regionale calabrese. In queste ore, si stanno notificando gli avvisi a comparire dai pm che la procura di Reggio Calabria ha indirizzato a tredici fra capigruppo ed ex capigruppo (LEGGI L’ARTICOLO). Si tratta di Luigi Fedele (attuale assessore regionale del Pdl); Alfonso Dattolo (attuale assessore regionale dell’Udc); Pino Gentile (attuale assessore regionale del Pdl); Alberto Sarra (attuale sottosegretario del Pdl); quindi i consiglieri regionali Agazio Loiero (Autonomia e diritti), Giulio Serra (Insieme per la Calabria), Giuseppe Bova (Misto), Sandro Principe (Pd), Giampaolo Chiappetta (Pdl), Giovanni Bilardi (Eletto senatore in quota Scopelliti presidente), Nino De Gaetano (Pd), Vincenzo Ciconte (Pd), Emilio De Masi (Idv).

LA DIFESA DI CICONTE E TALARICO – «Sono sicuro che i capigruppo consiliari, con riferimento alle legge 13 del 2002 che disciplina il finanziamento e la spesa dei gruppi, riusciranno a dimostrare l’appropriatezza della gestione dei fondi stessi» ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale, Francesco Talarico. 

In serata anche Vincenzo Ciconte, uno dei politici coinvolti, si dice «certo di poter dimostrare la correttezza e trasparenza della mia attività politica ed istituzionale. Tale certezza – ha dichiarato – mi deriva soprattutto dal fatto di essere, forse, l’unico capogruppo in Italia ad aver restituito la somma di oltre 48.000 euro, dei quali euro 36.438,93 relativi all’anno 2010 al Consiglio regionale in data 25 marzo 2011, e successivamente, in data 13 maggio 2011, euro 11.654,50 euro al capogruppo che mi è succeduto»

LA DIFFIDA DEL CODACONS A NAPOLITANO – Intanto, però, i parlamentari calabresi del Movimento Cinque Stelle «pretendono» le dimissioni di tutto il Consiglio regionale della Calabria, «in modo che magistratura e Guardia di Finanza accertino i fatti e col ritorno alle urne i cittadini abbiano amministratori puliti».

Parentela sottolinea infatti che «gli indagati appartengono a tutti gli schieramenti politici, come se l’inciucio non si fermasse alle proposte del governo Letta ma proseguisse a danno diretto dei calabresi»: «I calabresi – aggiunge – hanno bisogno di riconoscere, nelle istituzioni che li rappresentano, la voglia di costruire per il bene di una terra da sempre martoriata, che rappresenta sempre più l’estremo Sud del Paese». 

Gli fanno eco gli altri deputati della Calabria Dalila Nesci, Federica Dieni, Sebastiano Barbanti e i senatori Cinque Stelle Nicola Morra e Francesco Molinari. «La Calabria – dicono i parlamentaricalabresi Cinque Stelle – ha bisogno di avere fiducia nei politici, che hanno il dovere di risollevarla dal baratro in cui l’hanno precipitata gli stessi personaggi che oggi risultano indagati». I parlamentari Cinque Stelle concludono: «I cittadini calabresi meritano un Consiglio regionale che lavori per risolvere i problemi della Regione, non i guai giudiziari dei politici che ne fanno parte. I calabresi hanno necessità di essere rappresentati da persone pulite, che diano voce alle istanze di chi combatte contro la ‘ndrangheta, il lavoro nero, la malasanità e l’ignoranza». 

Più duro ancora l’intervento del vice presidente del Codacons, Francesco Di Lieto, che ha presentato una diffida al capo dello Stato, al Presidente del Consiglio dei ministri ed ai ministri all’Economia ed alla Pubblica amministrazione, alla Commissione parlamentare sulle questioni regionali ed alla Corte dei Conti chiedendo il commissariamento della Regione Calabria.

 

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