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REGGIO CALABRIA – Passa anche da Palazzo Campanella l’iniziativa per l’abolizione dei rimborsi per le spese sostenute dai partiti in campagna elettorale. E’ stata presentata in questi giorni una proposta di legge che, sfruttando lo strumento dell’iniziativa legislativa prevista dall’articolo 16 comma dello Statuto della Regione Calabria, potrebbe offrire uno spunto di analisi importante per il Parlamento italiano. A sostenere questo progetto sono i consiglieri regionali del Partito Democratico Demetrio Naccari Carlizzi, Mario Franchino e Antonino De Gaetano che, nei prossimi giorni, proveranno a farlo approdare in consiglio regionale per il dibattito di merito e l’eventuale approvazione. 

Se l’aula di Palazzo Campanella dovesse accogliere la norma, la palla passerebbe al legislatore nazionale. Il Parlamento, infatti, potrebbe attivare un’azione di verifica di tutte le «diverse proposte relative ad un meccanismo alternativo e trasparente del finanziamento alle forze politiche, a partire da quelli che prevedono meccanismi di erogazione diretta da parte dei cittadini con il credito di imposta». Il finanziamento pubblico ai partiti ha da poco compiuto 40 anni. Il Parlamento attivò questa norma, approvando la proposta “Piccoli”, per porre un freno all’ondata di scandali scoppiati proprio sui fondi destinati ai partiti e sui finanziatori. Con alterne vicende e grandi esborsi di denaro, il finanziamento pubblico ha resistito all’ondata giudiziaria di “Mani pulite” ma oggi, alla luce della spending review sta soffrendo gli strali dell’opinione pubblica. «Il finanziamento pubblico – si legge nel testo della proposta elaborata dai consiglieri regionali Naccari, Franchino e De Gaetano – è ormai uno strumento superato così come gli apparati dei partiti tradizionali che finanzia. Oggi servono partiti leggeri e competenza sulla costruzione di nuove politiche pubbliche, strumenti moderni per stimolare la partecipazione popolare». 
La proposta, poi, si lega alla contingenza politica nazionale. «Con il presente progetto di legge – si legge infine – si intende abrogare tutte le norme che attribuiscono ai movimenti o partiti politici un rimborso in relazione alle spese elettorali sostenute per le campagne per il rinnovo del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, del Parlamento europeo e dei consigli regionali. Norme che non riscuotono ormai alcun consenso da parte dell’opinione pubblica e che risultano aver fallito fallita il loro intento più nobile, ovvero quello di limitare i casi di malversazione e di corruzione».
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