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Se invece, come è auspicabile, riusciamo a confrontarci sul terreno fecondo della ricerca delle ragioni vere, quella cioè della mancata coesione nel PD e tra le forze democratiche, si scoprirà che laddove si perde la causa spesso sta nel rimanere prigionieri dei vecchi meccanismi della politica, quelli dell’auto-sufficienza,
dell’auto-referenzialità, della litigiosità e della mancanza di radicamento territoriale, quelli che sia pur involontariamente, portano a scavare un solco tra governati e governanti, a rinsecchire i canali che alimentano il circolo virtuoso della democrazia. 

DA una parte Scopelliti, che esulta anche se il simbolo ufficiale del Pdl è uscito sconfitto in due dei tre grandi comuni chiamati al voto, ma si fa forte dell’appartenenza al centrodestra di Geraci a Corigliano e Tenuta ad Acri, oltre che del successo al primo turno del candidato “ufficiale” Gianluca Bruno a Isola Capo Rizzuto. Dall’altra il Pd, che in Calabria continua a fare cilecca nelle amministrative e ha confermato la sua tendenza anche stavolta, nonostante il risultato opposto della coalizione nel resto del Paese.

Dal 2011, su diciassette centri calabresi superiori ai 15mila abitanti che sono andati al voto, solo quattro sono andati al centrosinistra. E oggi Giovanni Puccio, responsabile operativo del Coordinamento regionale della Calabria del Pd, pronuncia un’analisi dell’ultimo voto che suona come condanna di ciò che avviene nel partito: «Laddove si perde – dice – la causa spesso sta nel rimanere prigionieri dei vecchi meccanismi della politica, quelli dell’autosufficienza, dell’autoreferenzialità, della litigiosità e della mancanza di radicamento territoriale». 

 

NO AI «CAPRI ESPIATORI – Puccio chiede di evitare «tatticismi» e ricerche di «capri espiatori». Per uscirne, invoca invece un confronto interno «sul terreno fecondo della ricerca delle ragioni vere, quella cioè della mancata coesione nel Pd e tra le forze democratiche». Un modo per lanciare la stagione dei congressi che dovrebbe portare a superare anche quella definizione – responsabile operativo del Coordinamento regionale della Calabria del Pd – che è già espressione di un partito nel quale manca un segretario regionale dal 2010. L’ultimo fu Carlo Guccione, che sottoscrisse la candidatura, rivelatasi poi perdente, di Loiero alla Regione. Bersani decise il commissariamento per la Calabria nel mese di luglio successivo al trionfo di Scopelliti e inviò Adriano Musi a prendere le redini. Dopo di lui arrivò Alfredo D’Attorre, di recente eletto in Parlamento. E infine la scelta di Puccio per un ruolo da traghettatore. 

SOLO 8 SORRISI SU 22 – Nel frattempo, i comuni di grandi dimensioni per i quali le amministrative hanno portato sorrisi al centrosinistra sono stati Crotone e Rende nel 2011, Cassano e Castrovillari un anno dopo. Per 13 volte, invece, la vittoria in questi due anni è andata altrove: all’area di centrodestra in 11 casi; all’Udc a Taurianova; a una lista civica a Cirò Marina. E il bilancio complessivo, su 22 centri calabresi che contano più di 15mila abitanti, riferisce al momento di 12 amministrazioni che i cittadini hanno affidato al centrodestra (tra le quali quattro delle cinque città capoluogo); 8 al centrosinistra; una ciascuna al centro e ad una lista indipendente. 

Per Siderno e Reggio Calabria è poi subentrato lo scioglimento per infiltrazioni mafiose, mentre a Rende – altra amministrazione finita nel mirino di una commissione d’accesso antimafia – il sindaco Cavalcanti ha appena annunciato le proprie dimissioni. Ma questa è un’altra storia.

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