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CATANZARO – Le pesanti accuse rivolte dall’ex ministro Fabrizio Barca alla classe dirigente del pd calabrese non potevano cadere nel vuoto, così, a 24 ore di distanza, sono arrivate le repliche del commissario Alfredo D’Attorre e del reggente Giovanni Puccio. Secondo Barca il Pd in Calabria sarebbe “governato da capibastone”, ma D’Attorre ribatte: “A Fabrizio Barca, persona intelligente e di valore, voglio dire che i problemi complessi del Pd e del sistema dei partiti in Calabria e nel Mezzogiorno non si affrontano con battute improvvisate”. 

“Nel Pd calabrese – prosegue D’Attorre – il correntismo nazionale e locale ha fatto molti danni, così come è evidente che il commissariamento non ha certo risolto tutti i problemi e che c’è un forte bisogno di rinnovamento, apertura e maggiore coinvolgimento della base. Ma non serve una rappresentazione caricaturale e manichea che contrappone buoni e cattivi. Il partito della mobilitazione cognitiva di cui parla Barca ha bisogno di analisi attente e non di semplificazioni mediatiche”. Per Giovanni Puccio, responsabile operativo del coordinamento regionale del partito “si rimane quantomeno perplessi a leggere classificazioni non meditate e liquidatorie, ancor di più se queste vengono espresse da persone delle quali si riconosce l’alto profilo politico e culturale. Le facili generalizzazioni risultano offensive per chi le fa. Sappiamo della crisi della politica e della crisi di rappresentanza dei partiti. Il voto lo ha messo in evidenza drammaticamente. La Calabria ne ha pagato il prezzo ma la demonizzazione è sbagliata, perchè se è vero che i partiti e le istituzioni sono malati, la cura deve essere affidata ai tanti dirigenti che ancora credono nella politica come funzione di servizio e non vogliono essere arruolati in filiere che alimentano un vecchio meccanismo autoreferenziale”. 
“Occorre in sostanza – prosegue Puccio – far entrare nel Pd la fiducia nel futuro, i problemi reali, la vita delle persone e delle giovani generazioni i più colpiti dalla grave crisi che in Calabria assume connotati drammatici, i protagonisti sociali e l’esperienza democratica. E’ sul vero elemento di valorizzazione dei partiti, vale a dire la selezione della classe dirigente sulla base del merito e non della fedeltà alle logiche correntizie è la frontiera sulla quale in Calabria, come a livello nazionale, la battaglia è aperta. Confondere in giudizi generici vittime e carnefici è un cattivo servizio alla causa che si vuole difendere indebolendo la battaglia per attestare su questa linea la grande maggioranza del Pd’’.
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