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VIBO VALENTIA – Dopo 24 giorni hanno interrotto la loro protesta e sono scesi dal silos gli operai dell’Italcementi di Vibo Valentia Marina che manifestavano contro la decisione dell’azienda di chiudere definitivamente lo stabilimento calabrese. La decisione di interrompere la protesta è stata annunciata dagli stessi lavoratori che hanno tenuto una conferenza stampa davanti ai cancelli della fabbrica. I lavoratori da qualche giorno avevano intrapreso lo sciopero della fame ed erano intenzionati anche ad astenersi dal bere. Oggi apparivano stremati per il caldo e le condizioni che hanno dovuto sopportare in questi giorni. «Abbiamo deciso di scendere – ha detto Giovanni Patania dello Slai Cobas – concedendo un’apertura di credito a istituzioni e azienda rispetto alle possibili soluzioni per dare un futuro al sito e ai lavoratori. Riteniamo che quanto è stato definito ieri nel tavolo tecnico in Prefettura possa essere un punto di partenza. Attendiamo, però, ulteriori ragguagli e, in mancanza di soluzioni praticabili, siamo pronti a tornare alla carica a settembre». All’incontro che i lavoratori hanno avuto con i giornalisti erano presenti i parlamentari Bruno Censore del Pd, e Dalila Nesci di M5S e il consigliere regionale Pietro Giamborino. In questi 24 giorni di protesta trascorsi sulla torre della fabbrica a 90 metri di altezza, i lavoratori hanno ricevuto la solidarietà di esponenti politici locali e nazionali. Sabato scorso c’è stato anche il vice ministro Stefano Fassina. Ieri la società Italcementi ha annunciato l’affidamento a Nomisma di uno studio relativo a ipotesi di conversione dello stabilimento. Il cementificio di Vibo Valentia è chiuso da oltre un anno e gli 80 dipendenti sono in cassa integrazione.

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