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CATANZARO – Scesero in piazza a Praia a Mare, Trebisacce e Cariati. Sindaci, ammalati e medici. Bloccarono per giorni la 106. Spiegarono le ragioni del «no alla chiusura dell’ospedale». Ora si apre uno spiraglio, Scopelliti chiede al Ministero di riaprire due di quei tre ospedali e tiene a precisare che non si tratta di una «retromarcia», semmai è lui che chiede a Roma di riaprire gli ospedali che altri hanno chiuso. Insomma scarica tutto su Agazio Loiero che firmò quel piano di rientro a fine 2009 con cui l’ex governatore si impegnava a rivedere ben 18 ospedali. La richiesta di Scopelliti è supportata da dati inconfutabili: in quell’area la migrazione sanitaria è aumentata tra il 2009 e il 2012 del 20% verso tre regioni, Basilicata (+8% con un aumento di 198 prestazioni rispetto alle 2.592), Puglia (+26% aumento di 835 prestazioni rispetto alle 3.217) e Campania (+24% 596 prestazioni in più rispetto alle 2.522). Dati questi in contro tendenza rispetto a una migrazione sanitaria che a livello regionale, secondo di dati diffusi, è in calo del 3% nelle stesso periodo. Presidente ci spieghi questa marcia indietro sugli ospedali di Praia a Mare e Trebisacce. Prima avete tagliato in modo lineare e oggi vi accorgete di avere sbagliato? «Chiariamo una volta per tutte la questione. E’ bene ricordare che Praia a Mare e Trebisacce, secondo quanto previsto dal piano di rientro, dovevano essere chiusi. Ha capito bene, proprio chiusi. Noi abbiamo recepito quanto previsto dal piano di rientro del 2009. Tant’è che il decreto 18 del 2010 è stato un atto consequenziale, assunto in attuazione al piano. Il nostro lavoro in questi tre anni non consisteva solo nell’attuare il piano ma, attraverso un costante monitoraggio dei servizi delle strutture pubbliche e private, abbiamo verificato che nella fascia dell’Alto Jonio e dell’Alto Tirreno gli utenti erano penalizzati. Non è stato facile, ma il nostro prezioso lavoro, fatto di dati, cifre e spiegazioni convincenti, ci ha consentito di predisporre un piano operativo fatto di contenuti concreti e cose realizzabili per disegnare un sistema sanitario con al centro l’utente e non gli ospedali. Piano che prevede, appunto, la riattivazione di Praia e Trebisacce».

 

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