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FA di conto con il tempo che stringe, con i dipendenti senza stipendio, con i malati che sperano nella certezza della cura e i familiari che non arretrano,  il presidente della Fondazione Tommaso Campanella, Paolo Falzea. In quest’agosto che non dà tregua per il caldo e non solo, Falzea è in prima linea. 
Presidente   la situazione è evidentemente drammatica. Quanto tempo si potrà resistere?
«Non abbiamo denaro in cassa ma dire quanti giorni restano è difficile. Dipende anche dalla resistenza dei dipendenti che non prendono gli stpiendi da due mesi e con questo tre. Alcuni di loro sono monoreddito…».
Ma se dovesse  scegliere  una scadenza cruciale?
«Abbiamo una scadenza fondamentale ed è quella con la Roche (multinazionale farmaceutica) che ci ha dato una proroga per il pagamento delle rate. E questa proroga scade il 20 agosto. Ecco questa la considero una scadenza fondamentale, perché se non si possono più acquistare  farmaci oncologici è un grosso problema».
Quanti pazienti ci sono attualmente?
«Il numero esatto non è facile dirlo; perché oltre ai 50 ricoverati e ai 40 in day hospital ci sono quelli che vengono a fare terapia che non sono né ricoverati né in day hopital»
Qual è il nodo centrale da sciogliere. Quale la partita sul tavolo?
«E’  molto semplice: perché ci vengano pagate le prestazioni oncologiche già rese fino a gennaio è necessario il contratto con l’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro la quale ritiene di non poterlo fare finché  non è perfezionato l’accreditamento con il parere della commissione dell’Asp di Crotone. So che le riunioni per esaminare la nostra pratica si stanno susseguendo di giorno in giorno».
Risolvere a breve la partita dell’accreditamento cosa significa?
«Dovrebbero darci un’anticipazione di circa 3 milioni di euro che ci consentirebbero di pagare gli stipendi, le rate con la Roche e altri fornitori».
L’altro problema da risolvere?
«Noi abbiamo un budget di 10 milioni di euro per prestazioni solo oncologiche ma fino a quando l’università e la regione non attueranno il protocollo noi dobbiamo sostenere le spese anche di unità operative non oncologiche che secondo la commissione paritetica ammontano a 26 milioni di euro. Questa è la ragione del deficit della Fondazione».
Cosa si sente di dire ai dipendenti?
«Sono ogni giorno in contatto con loro, non nascondo che la situazione è difficile. Stiamo cercando soluzioni e devo dire che il sindaco Abramo ci è vicino».
Ma, potrebbe esserci una soluzione immediata?
«Si, la soluzione immediata è quella che la Regione dia una parte del fondo di dotazione, circa 20 milioni di euro, nato con la costituzione della Fondazione».

FA di conto con il tempo che stringe, con i dipendenti senza stipendio, con i malati che sperano nella certezza della cura e i familiari che non arretrano, Paolo Falzea, il presidente della Fondazione Tommaso Campanella che gestisce il Polo oncologico del Policlinico di Catanzaro. 

Mentre i dipendenti protestano attaccando la classe politica con parole di fuoco (LEGGI L’ARTICOLO), Falzea lancia un grido d’allarme che coinvolge anche i pazienti che gravitano attorno alla struttura d’eccellenza regionale, svelando l’intoppo burocratico che rischia di paralizzare l’attività medica.

Presidente, la situazione è evidentemente drammatica. Quanto tempo si potrà resistere?

«Non abbiamo denaro in cassa ma dire quanti giorni restano è difficile. Dipende anche dalla resistenza dei dipendenti che non prendono gli stpiendi da due mesi e con questo tre. Alcuni di loro sono monoreddito…».

Ma se dovesse  scegliere  una scadenza cruciale? 

«Abbiamo una scadenza fondamentale ed è quella con la Roche (multinazionale farmaceutica) che ci ha dato una proroga per il pagamento delle rate. E questa proroga scade il 20 agosto. Ecco questa la considero una scadenza fondamentale, perché se non si possono più acquistare  farmaci oncologici è un grosso problema».

Quanti pazienti ci sono attualmente?

«Il numero esatto non è facile dirlo; perché oltre ai 50 ricoverati e ai 40 in day hospital ci sono quelli che vengono a fare terapia che non sono né ricoverati né in day hospital»

Qual è il nodo centrale da sciogliere. Quale la partita sul tavolo?

«E’  molto semplice: perché ci vengano pagate le prestazioni oncologiche già rese fino a gennaio è necessario il contratto con l’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro la quale ritiene di non poterlo fare finché non è perfezionato l’accreditamento con il parere della commissione dell’Asp di Crotone. So che le riunioni per esaminare la nostra pratica si stanno susseguendo di giorno in giorno».

Risolvere a breve la partita dell’accreditamento cosa significa?

«Dovrebbero darci un’anticipazione di circa 3 milioni di euro che ci consentirebbero di pagare gli stipendi, le rate con la Roche e altri fornitori».

L’altro problema da risolvere?

«Noi abbiamo un budget di 10 milioni di euro per prestazioni solo oncologiche ma fino a quando l’università e la regione non attueranno il protocollo noi dobbiamo sostenere le spese anche di unità operative non oncologiche che secondo la commissione paritetica ammontano a 26 milioni di euro. Questa è la ragione del deficit della Fondazione».

Cosa si sente di dire ai dipendenti?

«Sono ogni giorno in contatto con loro, non nascondo che la situazione è difficile. Stiamo cercando soluzioni e devo dire che il sindaco Abramo ci è vicino».

Ma, potrebbe esserci una soluzione immediata?

«Si, la soluzione immediata è quella che la Regione dia una parte del fondo di dotazione, circa 20 milioni di euro, nato con la costituzione della Fondazione».

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