X
<
>

Condividi:
7 minuti per la lettura

 

COSENZA – Roberto Occhiuto dice che «un leader politico è tale sia che abbia un ruolo sia che non ce l’abbia». Lui, che in questa legislatura non è più deputato, ha dimostrato ieri di non aver perso appeal. La prova del cinema (nel suo caso era il Modernissimo di Cosenza) è stata superata. Sala stracolma per quella che doveva essere la presentazione di una nuova associazione (“È ora”, di cui Occhiuto è stato chiamato a fare da padrino), ma che è diventata il lancio verso un nuovo centrodestra sotto il comune simbolo del Ppe. 
A riempire il Modernissimo sono i fedelissimi di Roberto Occhiuto, una fetta del Consiglio comunale e della giunta guidata dal fratello Mario, tutto lo stato maggiore dell’Udc (con in testa il presidente del Consiglio Franco Talarico e l’assessore regionale Michele Trematerra) e anche un pezzo di Pdl (l’ala ex An, con il consigliere regionale Fausto Orsomarso). Del resto, nel parterre c’erano il leader dell’Udc Pierferdinando Casini («Oggi c’era sciopero degli aerei e un gran traffico in autostrada, se sono qui – aveva detto durante il suo passaggio in Comune – è un atto d’amore») e il governatore calabrese Giuseppe Scopelliti. Per lui, prima dell’iniziativa, anche un incontro con i lavoratori della mobilità in deroga.
Il Ppe che immagina Roberto Occhiuto non è necessariamente una riedizione di quello tedesco. Anzi, il Ppe in cui vorrebbe stare «con Scopelliti, con l’Udc e con i consiglieri regionali che vorranno aderire», dovrà avere «una sua forza e una sua originalità». Ad esempio dovrà poter dire, in Europa, che le politiche di austerity hanno impedito la crescita e che alcuni investimenti vanno scorporati dagli equilibri di bilancio. Oppure consentire a «leader autorevoli come Scopelliti e Caldoro» di negoziare con l’Europa criteri di gestione dei fondi strutturali.
Questo Ppe a Scopelliti piace tantissimo. Del resto sembrava la linea già tracciata nelle convulse ore del voto in Senato sulla fiducia al governo Letta, con lo spauracchio della spaccatura del Pdl dietro l’angolo. Ma il governatore, quando conferma che il percorso giusto è quello del Ppe e che questo nuovo centrodestra per essere grande «deve avere all’interno un centro forte», rivendica il suo “modello Calabria”. Ovvero quell’asse tra Pdl e Udc che prima ha portato lui al governo della Regione e poi Mario Occhiuto alla guida di Cosenza. «Una vittoria annunciata, secondo qualcuno. Sta di fatto che prima di lui il centrodestra non aveva mai guidato Cosenza» chiosa Scopelliti. I tempi, quindi, in cui l’alleanza scricchiolava sono lontani. Ora Scopelliti raccomanda ad Alfano il gruppo dirigente calabrese come «un grande patrimonio», del quale fanno parte «Franco, Michele, Roberto». Un patto che è anche generazionale. Così come «generazionale e di prospettiva» sarebbe stata pure la scelta di Alfano, avallata dai senatori calabresi, di votare la fiducia a Letta. «È la scelta che apre le porte – dice – ad un nuovo centrodestra». Questo non significa che Scopelliti scarichi Berlusconi. Il cavaliere resta «un grande leader» e già che c’è Scopelliti prova pure a strappare a Casini un voto contrario alla decadenza di Berlusconi.
Dal palco Casini lo frena, ma con garbo. «Non sapevo che il presidente Scopelliti fosse anche vate. Vedremo se profetizza il giusto o se – commenta – trasforma le illusioni in realtà». Però conferma che ormai la storia del predellino è acqua passata e benedice il confronto promosso da Occhiuto perché ora «dobbiamo interrogarci sul futuro». Quello di Casini, per ora, sembra ormai fuori da Scelta civica al Senato e in un nuovo gruppo che potrebbe chiamarsi, guarda caso, “i popolari”. Sui rapporti con il Pdl, però, resta cauto. Ai giornalisti dice che non intende rispondere più a domande sul centrodestra e su Monti, in sala spiega che destra e sinistra sono ormai «categorie superate» e che oggi deve prevalere «il partito della ragionevolezza». L’unica stoccata alla fine la riserva a Monti. «Il governo va sostenuto senza se e senza ma. È intollerabile, soprattutto per chi si definisce moderato, remare contro nel mare in tempesta. Al senatore Monti ho detto che lui dovrebbe sapere bene che significa quando qualcuno rema contro ed evitare – dice Casini – di riprodurre lo stesso film».

COSENZA – Roberto Occhiuto dice che «un leader politico è tale sia che abbia un ruolo sia che non ce l’abbia». Lui, che in questa legislatura non è più deputato, ha dimostrato ieri di non aver perso appeal. La prova del cinema (nel suo caso era il Modernissimo di Cosenza) è stata superata. Sala stracolma per quella che doveva essere la presentazione di una nuova associazione (“È ora”, di cui Occhiuto è stato chiamato a fare da padrino), ma che è diventata il lancio verso un nuovo centrodestra sotto il comune simbolo del Ppe. 

 

A riempire il Modernissimo sono i fedelissimi di Roberto Occhiuto, una fetta del Consiglio comunale e della giunta guidata dal fratello Mario, tutto lo stato maggiore dell’Udc (con in testa il presidente del Consiglio Franco Talarico e l’assessore regionale Michele Trematerra) e anche un pezzo di Pdl (l’ala ex An, con il consigliere regionale Fausto Orsomarso). Del resto, nel parterre c’erano il leader dell’Udc Pierferdinando Casini («Oggi c’era sciopero degli aerei e un gran traffico in autostrada, se sono qui – aveva detto durante il suo passaggio in Comune – è un atto d’amore») e il governatore calabrese Giuseppe Scopelliti. Per lui, prima dell’iniziativa, anche un incontro con i lavoratori della mobilità in deroga.

Il Ppe che immagina Roberto Occhiuto non è necessariamente una riedizione di quello tedesco. Anzi, il Ppe in cui vorrebbe stare «con Scopelliti, con l’Udc e con i consiglieri regionali che vorranno aderire», dovrà avere «una sua forza e una sua originalità». Ad esempio dovrà poter dire, in Europa, che le politiche di austerity hanno impedito la crescita e che alcuni investimenti vanno scorporati dagli equilibri di bilancio. Oppure consentire a «leader autorevoli come Scopelliti e Caldoro» di negoziare con l’Europa criteri di gestione dei fondi strutturali.Questo Ppe a Scopelliti piace tantissimo. Del resto sembrava la linea già tracciata nelle convulse ore del voto in Senato sulla fiducia al governo Letta, con lo spauracchio della spaccatura del Pdl dietro l’angolo. 

Ma il governatore, quando conferma che il percorso giusto è quello del Ppe e che questo nuovo centrodestra per essere grande «deve avere all’interno un centro forte», rivendica il suo “modello Calabria”. Ovvero quell’asse tra Pdl e Udc che prima ha portato lui al governo della Regione e poi Mario Occhiuto alla guida di Cosenza. «Una vittoria annunciata, secondo qualcuno. Sta di fatto che prima di lui il centrodestra non aveva mai guidato Cosenza» chiosa Scopelliti. I tempi, quindi, in cui l’alleanza scricchiolava sono lontani. Ora Scopelliti raccomanda ad Alfano il gruppo dirigente calabrese come «un grande patrimonio», del quale fanno parte «Franco, Michele, Roberto». Un patto che è anche generazionale. Così come «generazionale e di prospettiva» sarebbe stata pure la scelta di Alfano, avallata dai senatori calabresi, di votare la fiducia a Letta. «È la scelta che apre le porte – dice – ad un nuovo centrodestra». 

Questo non significa che Scopelliti scarichi Berlusconi. Il cavaliere resta «un grande leader» e già che c’è Scopelliti prova pure a strappare a Casini un voto contrario alla decadenza di Berlusconi.Dal palco Casini lo frena, ma con garbo. «Non sapevo che il presidente Scopelliti fosse anche vate. Vedremo se profetizza il giusto o se – commenta – trasforma le illusioni in realtà». Però conferma che ormai la storia del predellino è acqua passata e benedice il confronto promosso da Occhiuto perché ora «dobbiamo interrogarci sul futuro». Quello di Casini, per ora, sembra ormai fuori da Scelta civica al Senato e in un nuovo gruppo che potrebbe chiamarsi, guarda caso, “i popolari”.

 Sui rapporti con il Pdl, però, resta cauto. Ai giornalisti dice che non intende rispondere più a domande sul centrodestra e su Monti, in sala spiega che destra e sinistra sono ormai «categorie superate» e che oggi deve prevalere «il partito della ragionevolezza». L’unica stoccata alla fine la riserva a Monti. «Il governo va sostenuto senza se e senza ma. È intollerabile, soprattutto per chi si definisce moderato, remare contro nel mare in tempesta. Al senatore Monti ho detto che lui dovrebbe sapere bene che significa quando qualcuno rema contro ed evitare – dice Casini – di riprodurre lo stesso film».

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE