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CATANZARO – “La sconfitta del ddl Zan è una vittoria di civiltà, contro una legge che il signor Zan tentava di far approvare a suo imperituro ricordo, uno che voleva passare alla storia per una norma con il suo nome, nulla di più”.

Intervistato dall’AdnKronos, l’ex governatore della Calabria, il leghista nino Spirlì, è molto soddisfatto per lo stop alla legge Zan, con la tagliola scattata in Senato mercoledì scorso.

Il fedelissimo di Salvini in Calabria non ha mai nascosto la sua avversione – da omosessuale dichiarato – alla “lobby frocia”, “a cui avrei dovuto appartenere io, la lobby che ti impedisce di chiamare le cose con il loro nome, di dire ricchione e negro”, come affermò dal palco leghista di Catania, nell’ottobre del 2020, scatenando una bufera.

Ora gongola: “Gli italiani hanno scelto di non tagliare la lingua agli italiani, le parole fanno male come una lama quando sono lame, non in quanto parole. Erano loro che volevano creare un ghetto sociale per gli omosessuali – accusa – un recinto molto più volgare della parola ricchione. Il no al ddl Zan è stato votato anche dal centrosinistra, non è un sordo no del centrodestra, siamo di fronte a una scelta condivisa dal popolo italiano”, assicura Spirlì.

“Il Parlamento – sottolinea – mi dice che le parole non devono far paura. Ci sono dei modi di dire che possono sembrare violenti ma in realtà non lo sono. Ad esempio, a Roma ‘li mortacci’ è un intercalare frequente, un mezzo respiro tra una frase e l’altra, ma nessuno si permette di offendere i defunti dell’altra persona”. Quelle parole, dice riferendosi a frocio, ricchione, negro, “sono una spontaneità che se prese nella giusta misura non offendono nessuno, altrimenti dovremmo tacere sempre e non è possibile”.

“Gli omosessuali devono coltivare di più i rapporti con chi omosessuale non è – avverte Spirlì – la paura e la preoccupazione e la distanza devono essere colmate, dobbiamo essere tutti quanti in santa pace, così come si è”.

La parola “frocio” allora non è una offesa? “Io mi sento offeso a essere messo in una categoria, i ghetti sociali sono quelli che allontanano, se creiamo specialità allontaniamo gli uomini dagli uomini, e questo non può funzionare”, conclude il leghista calabrese.

ALBERTO MATANO

Alberto Matano ha parlato per la prima volta al pubblico televisivo della sua vita e di un dramma privato. Durante la diretta, in seguito a un filmato in cui venivano elencati alcuni casi di discriminazione e omofobia che si registrano in Italia, tra gesti violenti e attacchi, il conduttore ha preso la parola e ha commentato: “Vi devo dire che storie come queste fanno particolarmente male, perché è successo anche a me, quando ero adolescente”.

Durante “La vita in diretta”, il giornalista ha raccontato così la propria esperienza personale legata al passato, invocando una maggiore attenzione su questo tema: “L’ho provato sulla mia pelle, quindi so cosa significa. E allora mi auguro che con il contributo di tutti, su un tema così importante, ci possa essere un supplemento di riflessione. Lo dobbiamo anche a quelle persone che abbiamo appena visto”.

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