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Nicola Irto

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COSENZA – Irraggiungibile per i cronisti, ieri Irto ha affidato ad un post su Fb tutta la sua amarezza. Che si legge tutta nella chiosa del suo scritto quando scrive «Noi la Calabria, presto o tardi, la cambieremo davvero». Non sarà questa la volta quindi anche se da dirigente responsabile Irto ribadisce che «non mancherà il mio contributo. Ho chiarito che non vado in vacanza ma lavorerò, nei modi che saranno più opportuni, per cambiare il Partito democratico e per mettere al centro dell’interesse nazionale i problemi della Calabria».

I due nodi insomma che il giovane architetto aveva posto a Roma ma, a quanto pare di capire, non ha avuto il tempo di affrontare. «Ringrazio chi mi ha sostenuto con forza e determinazione in questi giorni – continua Irto –  vi assicuro che è solo l’inizio di una stagione che ci vedrà protagonisti. Il nostro impegno non è stagionale, episodico o strumentale, è, per l’intensità che ci mettiamo da anni, parte fondante delle nostre vite e non passa come una polemica pre elettorale».

Resta sul tappeto quindi il problema del rapporto fra Roma e la Calabria perchè è evidente che la regione è stata sacrificata sull’altare di un progetto politico che guarda, con quale successo è tutto da verificare, alle prossime politiche. La cosa non è piaciuta a nessuno. Ieri, ad esempio, l’ex presidente Mario Oliverio è stato intervistato da Radio Radicale. Il tema era quello dei referendum sulla giustizia. Ad un certo punto, però, ad Oliverio è stato chiesto della vicenda regionali e non ha avuto affatto parole tenere. Ha parlato di commissari liquidatori che stanno dilapidando un patrimonio storico come quello del Pd calabrese. Ha duramente contestato come è stata portata avanti la candidatura Irto «senza un sostegno, senza accendere i motori della partecipazione e dell’inclusione».

Il candidato, insomma, è stato scelto e poi abbandonato senza creargli una rete attorno. «Non parlo di me – ha detto Oliverio – a cui nessuno da mesi fa una semplice telefonata, ma di tutta la rete di amministratori che questo partito conta, dei militanti, degli iscritti. Noi in Calabria siamo commissariati da tre lunghissimi anni e questo ha significato la sospensione della vita democratica del partito con scelte che non vengono nè condivise nè socializzate».

Una situazione pesante ed infatti non è un caso che il commissario regionale, Stefano Graziano, ieri abbia rimesso il suo mandato nelle mani di Letta. Lo racconta l’Adnkronos. Graziano, si riferisce, è stato fermato da Boccia che, a nome del segretario, gli ha chiesto di «restare al suo posto perché ha fatto un lavoro enorme di unità del Pd e della coalizione classica del centrosinistra». Un lavoro messo in discussione, si sostiene, dal vicesegretario Peppe Provenzano che avrebbe cercato una soluzione diversa rispetto a quella individuata in Irto.

Tenere insieme la candidatura Irto e perseguire l’alleanza con i 5 Stelle ha prodotto il patatrac, le cui conseguenze ad oggi sono imperscrutabili. Lo stesso Oliverio ha detto che si farà nei prossimi giorni promotore di una iniziativa.

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