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Maria Antonietta Ventura

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COSENZA – La scelta di Maria Antonietta Ventura come candidata dell’asse Pd-M5s non ha al momento scaldato i cuori della politica locale. Niente contro la persona, ma è il metodo che tanti contestano. Non tutti. I 5 Stelle ad esempio non hanno diffuso nemmeno una nota per commentare la scelta dell’imprenditrice, anche se le chat degli attivisti ribollono. A molti la scelta è sembrata la parabola finale di un movimento che era nato contro il sistema e si trova una candidata frutto di una vera e propria operazione di sistema, fatta al chiuso di chissà quale salotto.

Ieri abbiamo riportato le insofferenze di Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana che ha ribadito il sostegno del suo partito a de Magistris.

Dubbi li nutrono anche i Socialisti. Ieri la direzione nazionale ha rilasciato una lunga dichiarazione per niente tenera su come stanno andando le cose. «L’alleanza PD-5S – aggiungono – sceglie il civismo, stravolgendo l’impianto iniziale di una candidatura prettamente politico-riformista. La decisione di una candidatura, in assenza di un percorso politico, ampiamente condiviso ed in presenza di un contesto fragile, rischia di essere fallimentare. Sembra di rivivere un “remake” di un film già visto che ci vede abiurare ai valori progressisti e riformisti di cui siamo portatori».

Il timore dei Socialisti, però, è che lo stesso schema possa ripetersi a Cosenza. «Su Cosenza – come socialisti – da mesi abbiamo prospettato un’alternativa forte e autorevole capace di dare dignità alla città. Nonostante lo sforzo profuso, però, i risultati – scrivono – non sono stati quelli che noi tutti ci auguravamo. Tavoli, incontri, discussioni hanno rilevato una miopia e una cultura di sudditanza che ripudiamo e non accettiamo. La nostra scelta è stata chiara fin dall’inizio. Abbiamo lavorato per mettere insieme le migliori energie e competenze, che certo non mancano, intorno ad un profilo di valore rappresentato dal compagno Franz Caruso, ma il logoramento e il tatticismo hanno prevalso».

«A questo punto sorge spontanea una considerazione – sostengono i socialisti -: la situazione politica del Centrosinistra regionale, che ha chiesto l’unità, è analoga alla situazione che si sta verificando alle amministrative del Capoluogo di Provincia. Se questo è vero, riteniamo opportuno utilizzare lo stesso metro di misura per trovare una soluzione che faccia uscire il centrosinistra dal guado dell’immobilismo evitando, cosi, di pregiudicare il vantaggio conseguito nei confronti di un centro destra in difficoltà. Chiediamo, quindi, la convocazione di un tavolo del centrosinistra regionale, dove esprimere le nostre valutazioni sulla proposta PD-5s, che non può essere scollegato da analoghe valutazioni e determinazioni per la Città di Cosenza».

Monta forte invece la protesta dalle parti del Pd, tutta acqua che sembra andare in direzione di Mario Oliverio che questo dissenso vorrebbe organizzarlo ma deve battere la concorrenza di de Magistris.

Fra i più arrabbiati c’è Fabio Guerriero il quale si rifiuta «di pensare che un partito che porta nel suo nome l’aggettivo “democratico” utilizzi metodi oscuri e non partecipativi per selezionare la propria classe dirigente e per indicare chi deve guidare la mia terra, la Calabria».

Per questo Guerriero lancia quella che lui definisce una sfida di democrazia: «Invito il Partito Democratico a promuovere immediatamente le primarie, vere ed aperte. In attesa che il PD decida con coraggio che quella da me indicata è la sola via di riconciliazione con la nostra gente, mi autosospendo dal partito e da tutti gli organi dirigenti di cui faccio parte (organi mai convocati…) affinché questa mia democratica protesta scuota le sensibilità di chi ha l’obbligo morale ed etico di far vivere la politica come partecipazione e non come esclusiva attività di lobby».

Ma malumori si registrano anche nella locride.sei sindaci piddini di enti locali della città metropolitana di Reggio Calabria: Caterina Belcastro (Caulonia) e presidente dell’assemblea dei comuni della Locride, Giuseppe Campisi, (Ardore) e presidente del comitato dei sindaci della Locride, Giuseppe Alfarano (Camini), Vincenzo Valenti (Bivongi), Daniela Arfuso (Cardeto) e Domenico Penna (Roccaforte del Greco) hanno diffuso una nota di protesta puntando il dito contro la direzione nazionale considerata colpevole di avere «decretato scientemente la fine del Pd Calabria, specificatamente, quel poco che era rimasto» e dichiarano di essere costretti ad assistere «all’ennesimo errore politico nel metodo e nel merito».

Per i sei amministratori è stato sbagliato il criterio di indicazione del candidato a Governatore della Calabria senza alcun coinvolgimento di chi sui territori «lavora ogni giorno per dare risposte concrete ed ha un continuo rapporto con le comunità». Poi Belcastro, Campisi, Alfarano, Valenti, Arfuso e Penna lanciano stoccate al vetriolo anche ai dirigenti regionali Pd che hanno avallato la designazione dei dirigenti nazionali («sono tutti senza coraggio e incuranti degli interessi dei cittadini calabresi e del partito»).

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