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L'ex presidente della Regione Mario Oliverio

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LONGOBUCCO (CS) – «Il Pd è stato il primo partito della Calabria in quella competizione (regionali 2020, ndr); il centrosinistra ha perso perché ci sono stati quelli contrari, in primis Mario Oliverio; detto ciò bisogna essere chiari: oggi la partita è fra il duo Spirlì-Occhiuto ed Amalia Bruni, le persone devono scegliere fra queste due opzioni». Così il commissario regionale del Pd, Stefano Graziano intervistato dal nostro Antonio Mancina a San Giovanni in Fiore.

Il diretto interessato, ovvero Mario Oliverio, ha replicato ieri da Longobucco al commissario. «Tansi ci aveva proprio azzeccato quando definì Graziano da Caserta “Mario Merola”. Attribuire la responsabilità della sconfitta delle scorse regionali al sottoscritto da parte di “Graziano da Caserta”, protagonista, insieme a pochi ascari, di un triennio di gestione fallimentare del PD calabrese, è davvero uno sfregio alla verità. Nemmeno l’autore delle più fantasiose sceneggiate napoletane avrebbe osato fino a tal punto».

«Ma se davvero, “Graziano da Caserta”, avesse pensato che io fossi portatore di un consenso, pari o superiore allo scarto tra la compianta Santelli e Callipo, del 25,2% dei voti, allora credo che sia lui che i suoi amici romani dovrebbero porsi più di una domanda sulle ragioni della mia estromissione, che politicamente non è mai stata spiegata a me ed ai calabresi».

In realtà Oliverio ha partecipato alle scorse regionali attraverso una lista “Democratici e Progressisti” che alla fine riuscì ad eleggere ben tre consiglieri regionali ovvero Giuseppe Aieta, Antonio Billari e Flora Sculco.

«Ora, dopo due anni – conclude Oliverio – dovrebbe farmi piacere che il Commissario fallimentare faccia pubblica autocritica, purtroppo però arriva tardi. Infatti, la sua gestione del partito, nel chiuso di quattro mura e completamente scollata dalla base e dai territori, ha ormai già tracciato la strada per il secondo tempo della distruzione. Lo ringrazio solo perché, con queste sue esternazioni spiega, in maniera ancora più esaustiva, le motivazioni della nostra battaglia e della mia scesa in campo».

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