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Agazio Loiero Mario Oliverio

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Non l’avevo mai adoperato prima sui media. “Palla palla” è il noto pseudonimo dell’ex presidente della regione Calabria, Mario Oliverio, che trae origine dalla sua contrada d’origine nella fu rossa San Giovanni in Fiore.

Il termine è stato sdoganato dal columnist di Huffington Post, Alessandro De Angelis, il quale ha realizzato un’intervista che ha rimesso Oliverio sul proscenio della politica nazionale.

Ed è già leggenda tra i supporter del lupo della Sila il titolo: “Assolto dai giudici e non dal Pd. Ho già le liste per riprendermi la Calabria”.

Vestali e attendenti di Oliverio sono tornati ai vecchi tempi pubblicando sui social a tutto spiano intervista e l’iniziativa di stasera a San Marco Argentano con Franco Corbelli.

Agazio Loiero non ha mai detto no alla candidatura di Amalia Bruni, al contrario da quanto scritto nelle scorse ore. Domenica, un amico di Agazio preannuncia una telefonata della scienziata in cerca di supporto e incoraggiamento.

Loiero ha subito espresso alla Bruni disponibilità a collaborare al progetto ed ha dispensato analisi sugli ultimatum del commissario del Pd. Il quale, come un capo di commandos, aveva concesso solo un’ora di tempo per ottenere la decisione.

Nei casting passati del centrosinistra era finito anche il professore universitario Nuccio Ordine, illustre intellettuale di prim’ordine. A svegliarlo in ora tarda l’ex ministro Manfredi che preannunciava l’indomani una telefonata di Giuseppe Conte. La proposta era quella di essere il candidato civico per la Calabria. Lo studioso di Giordano Bruno ha spiegato i motivi personali del gran rifiuto al collega docente ex inquilino di Palazzo Chigi, per poi cordialmente salutarsi e darsi reciproca consegna del silenzio. Ma qualcuno del Pd calabrese si è premurato di far trapelare il no ai media. Cui prodest?

La candidata Amalia Bruni non ha inteso concedere interviste alla redazione web del Quotidiano. Come quelle squadre di calcio che vietano l’ingresso ai giornalisti senza peli sulla lingua. Strano perché non abbiamo mai scritto male della celebre ricercatrice.

La quale, però, avrebbe obbedito al consiglio di un illustre proconsole del Pd piccato dai nostri servizi. Ad Amalia Bruni consigliamo più autonomia per la sua missione impossibile.

Per l’intervista ci sarà altra occasione.

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