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Gianni Minoli, commissario della Calabria Film Commission

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TRA voci che si rincorrono e ancora nessuna notizia ufficiale si consumano giorni di attesa per il vertice della Calabria Film commission, fino ad oggi affidata nelle mani di Giovanni Minoli, in qualità di commissario, che ha dato impulso al grande progetto della compianta presidente della Regione Jole Santelli di fare in Calabria un grande centro di produzione per la lunga serialità che affiancasse al valore culturale anche quello di un apporto economico (in termini occupazionale) non secondario alle aspirazioni di crescita della regione.

L’avviso pubblico per candidati alla presidenza della Film commission varato dalla Regione a settembre è scaduto, per cui il nuovo governatore, Roberto Occhiuto (a lui spetta la nomina del presidente della Film commission, incarico fiduciario) avrebbe già la possibilità di procedere.

Giovanni Minoli, ha avuto contatti – come si vocifera – con il presidente Occhiuto?  

«Assolutamente no, in questi  mesi né un incontro, né una telefonata. L’avevo incontrato prima della sua elezione a casa mia e mi era sembrato molto interessato al progetto della Santelli che abbiamo presentato al recente Festival di Roma con grandi apprezzamenti generali».

A questo punto che pensa?

«Scaduto il contratto, non ho avuto notizie. Gli ho scritto un messaggio. Lo avrei fatto solo per  spirito di servizio, diversamente va bene uguale. Trovo che quando arriva un nuovo presidente ha il diritto di cambiare le cose come vuole».

Il progetto al quale ha lavorato in questi mesi?

«La Santelli mi ha aveva detto: “Mi interesserebbe che facessi per i giovani calabresi la stessa cosa di Napoli (“Un posto al sole”) in Calabria” e io ho detto sì a due condizioni: che lo avrei fatto gratuitamente e che avrei avuto solo lei come interlocutrice. In questi mesi ho fatto il progetto degli Studi nell’ex area Sir di Lamezia, due studi con una piscina per le riprese marine. Abbiamo fatto sei film su sei donne importanti di Calabria che andranno in onda in primavera avanzata su Rai Cultura e abbiamo scritto la bibbia della lunga serialità (“Voglio restare qui” il titolo provvisorio). In nove mesi abbiamo fatto un gran lavoro. Presentato e accolto bene al Festival del Cinema di Roma. E stiamo andando avanti (si stanno facendo le gare per l’affidamento della costruzione degli studi). Stiamo limando la bibbia, oltre al lavoro di routine della Film commission».

Intanto “Un posto al sole” è una realtà anche produttiva da un quarto di secolo…

«Sì, nei giorni scorsi sono stato premiato a Napoli (“Per la televisione, il suo apporto alla serialità e al centro di Produzione Rai di Napoli”, ndr) per quella che è diventata forse la prima azienda per numero di posti di lavoro creati. Un premio che mi ha consegnato Pupi Avati che ha avuto parole generose per il lavoro svolto».

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