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REGGIO CALABRIA – Nuovo colpo della Polizia di stato alle cosche di ‘ndrangheta del Reggino. Gli agenti, infatti, hanno messo a segno una serie di arresti e perquisizioni nei confronti di soggetti considerati legati a cosche della ‘ndrangheta operanti tra Gioiosa Ionica, Rosarno e Siderno. Sono in tutto 14 le ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Reggio Calabria di queste otto sono di arresti in carcere e sei ai domiciliari. Per tutti gli indagati l’accusa è di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga.

NUOVA ORDINANZA DI ARRESTO PER IL BOSS – Tra i destinatari dei provvedimenti scaturiti dalle indagini degli uomini del Servizio centrale operativo e dalla Squadra mobile di Reggio Calabria, figurano il boss Giuseppe Commisso, detto u mastru, considerato il capo dell’omonima famiglia e già detenuto per una condanna a 14 anni di reclusione per associazione mafiosa, i suoi broker di riferimento e personaggi legati al clan dei Pesce di Rosarno e agli Ursino di Gioiosa Ionica.

TRA GLI ARRESTATI C’È ANCHE UN AGENTE DI POLIZIA DEL PORTO –  C’è anche un poliziotto tra le persone arrestate. Si tratta di Gian Luca Castagna, in servizio alla Frontiera Marittima del porto di Gioia Tauro, che è stato posto ai domiciliari. Secondo l’accusa l’agente avrebbe fornito agli affiliati della cosca informazioni riservate sulle modalità di ingresso e uscita dei container dal porto di Gioia Tauro in modo da eludere i controlli. Inoltre avrebbe accompagnato alcuni ‘ndranghetisti dagli acquirenti, tra i quali Francesco Fattoruso, ritenuto un noto esponente del clan camorristico Aquino-Annunziata di Boscoreale in provincia di Napoli, trovato cadavere il 26 marzo 2014 nella sua auto distrutta dalle fiamme, che acquistava dai Commisso pagando con denaro consegnato, in alcuni casi allo stesso Castagna. In una conversazione intercettata, il poliziotto infedele riferiva che alcune banconote puzzavano di muffa. 

I dettagli dell’operazione sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa in procura a Reggio Calabria alla presenza del procuratore antimafia e antiterrorismo Franco Roberti, del procuratore di Reggio Federico Cafiero de Raho, del procuratore aggiunto Nicola Gratteri, del questore di Reggio Raffaele Grassi, del capo della prima sezione dello Sco Andrea Grassi e del capo della Squadra mobile Francesco Rattà. 

L’INDAGINE – L’operazione della Polizia di Stato contro le cosche di ‘ndrangheta scaturisce dell’analisi delle conversazioni intercettate Nella lavanderia Ape Green di Siderno (Reggio Calabria), gestita da Giuseppe Commisso e ritenuta dagli investigatori la base operativa dell’organizzazione e già in passato al centro di diverse operazioni e intercettazioni ambientali. Le microspie furono piazzate nel 2010: ore e ore di conversazioni fra gli esponenti della ‘ndrangheta ionico-reggina consentirono di ricostruire le attività del clan dei Commisso e, soprattutto, di scoprire l’esistenza di “locali” di ‘ndrangheta sia in Italia che all’estero. Indagini che portarono all’operazione ‘Crimine’, chiusa con oltre 300 arresti. La rilettura e l’analisi di quelle e di altre conversazioni, rimaste fuori dal procedimento principale, ha consentito di individuare il ruolo dei Commisso nel narcotraffico internazionale e ha portato all’operazione di oggi. In sostanza, l’inchiesta rappresenta l’epilogo delle indagini che hanno coinvolto la cosca dal 2009 a oggi e ha dimostrato, secondo gli investigatori, come l’organizzazione fosse operativa in Belgio, Costa d’Avorio e Venezuela.

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