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Maxi sequestro di 1,5 miliardi di azioni che coinvolge anche la società che dovrebbe realizzare i due ospedali calabresi. Secondo l’accusa, l’azienda era in mano a Cosa Nostra

di SAVERIO PUCCIO

CATANZARO – I carabinieri del Ros hanno eseguito, in provincia di Catania, un provvedimento della sezione misure di prevenzione del tribunale che ha disposto l’amministrazione giudiziaria delle società Tecnis Spa, Artemis Spa e Cogip Holding Srl e il sequestro delle relative quote ed azioni per un valore di oltre un miliardo e mezzo di euro. L’intervento è stato richiesto dalla procura distrettuale antimafia di Catania.

Alla società siciliana Tecnis erano stati affidati i lavori per la costruzione dei nuovi ospedali della Sibaritide e della Piana di Gioia Tauro. A novembre dello scorso anno, alla stessa società era stato ritirato il certificato antimafia (LEGGI), mentre pochi giorni fa la stessa azienda aveva rassicurato la Regione Calabria di volere onorare gli impegni assunti con gli importanti cantieri calabresi (LEGGI).

Cosa Nostra rischia, dunque, di fare saltare anche la costruzione dei due ospedali, dal momento che bisognerà comprendere gli effetti della nuova operazione sul proseguimento delle attività. Si tratta di un vero terremoto per una delle imprese più importanti del Sud Italia, con effetti che potrebbero essere devastanti anche per la Calabria visto il concreto rischio di vedere impantanare la realizzazione dei due ospedali. «Un demone dal volto d’angelo», come ha definito la società il generale dei Ros Giuseppe Governale.

D’altronde, l’operazione – evidenzia un comunicato – colpisce tre importanti società del gruppo imprenditoriale Costanzo-Bosco Lo Giudice, attive nel settore della realizzazione di grandi opere infrastrutturali sia in Italia sia all’estero. 

Il provvedimento scaturisce da diverse attività investigative del Ros che hanno documentato, nel tempo, l’asservimento del gruppo imprenditoriale alla famiglia catanese di Cosa Nostra, alla quale, secondo gli inquirenti, sono state garantite ingenti risorse economiche ed è stata consentita l’infiltrazione del redditizio settore degli appalti pubblici. La Tecnis è stata coinvolta anche nella maxi inchiesta sulle tangenti all’Anas che vede tra gli indagati anche l’ex sottosegretario Luigi Meduri (LEGGI).

IN MANO A COSA NOSTRA – Molto pesante il contesto ricostruito dagli inquirenti nel nuovo provvedimento, dal momento che le tre società interessate sarebbero state «asservite alla famiglia catanese di cosa nostra» e, oltre che a rimpinguarne le casse, avrebbero «consentito agli esponenti apicali dell’organizzazione di governare in qualche modo l’indotto, ottenendo sub appalti e forniture a imprese vicine alla organizzazione mafiosa ed accrescere il proprio potere e prestigio anche presso le famiglie palermitane, consentendo ad imprese loro vicine di infiltrare il settore delle commesse pubbliche».

Il provvedimento è stata illustrato durante una conferenza stampa alla quale hanno preso parte il Procuratore della Repubblica di Catania Michelangelo Patanè e il comandante del Ros dei carabinieri, il generale Giuseppe Governale.

«Si è potuto verificare nel corso di circa 10 anni – ha detto Patanè – che queste azienda dovevano pagare a cosa nostra, avere collegamenti con essa, si dovevano inserire in appalti e in lavori cospicui del Palermitano, ma in stretto collegamento ed asservimento dei voleri di cosa nostra».

IL COMMISSARIAMENTO – L’obiettivo dell’amministratore giudiziario sarà quello di sostituire gli amministratori per un periodo di sei mesi, ulteriormente rinnovabile, per «risanare e reimmettere nel mercato l’azienda, in modo che possa operare nel rispetto delle regole ed al riparo da interventi della criminalità organizzata».

Nel fascicolo che ha portato al sequestro sono finite diverse attività investigative, corroborate da dichiarazioni di collaboratori di giustizia e da quelle degli stessi imprenditori. 

IL COLOSSO – La Tecnis ha un capitale sociale di 32 milioni di euro interamente versato e le relative azioni sono suddivise in egual misura tra le società Cogip Holding srl e Artemis SpA, la prima riferibile a Francesco Domenico Costanzo e la seconda a Concetto Albino Bosco Lo Giudice. La società, operante nel settore edile (realizzazione di strade e autostrade, ferrovie e metropolitane, edilizia sanitaria, parcheggi, interporti e infrastrutture marittime), è presente sia sul mercato nazionale che estero (attraverso partecipazioni in imprese controllate con sede in Brasile, Emirati Arabi, Libia, Nigeria, Romania, Sudan e Tunisia). Ha un organico medio di 305 dipendenti. Ha partecipazioni in imprese controllate italiane tra cui Risanamento San Berillo Srl, Porto Turistico Marina di Ragusa SpA e Marina di Naxos Srl ed è partecipe in circa 60 associazioni temporanee di impresa aggiudicatarie di appalti pubblici.

La Artemis esercita l’attività di direzione e coordinamento nei confronti della Tecnis SpA e delle sue controllate, mediante lo svolgimento di attività consistenti in indicazioni strategiche, formulazione di politiche generali di gruppo e conseguente pianificazione e controllo delle attività e indicazioni operative specifiche su modalità gestionali, sul reperimento dei mezzi finanziari, su politiche di bilancio, sulla scelta dei fornitori e dei contraenti in generale.

La Cogip è una holding che ha lo scopo di realizzare la massima sinergia operativa tra le società appartenenti al gruppo, attraverso la gestione delle partecipazioni, degli immobili e finanziaria nei confronti delle società partecipate, l’erogazione di servizi di consulenza e la direzione ed il coordinamento nei confronti delle società controllate.

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