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Il responsabile di Alleanza Calabrese Vacalebre ordinato ipodiacono della chiesa Ortodossa dopo la rottura con la chiesa cattolica che a Reggio negò la messa per Mussolini

di CATERINA TRIPODI

REGGIO CALABRIA – «Per amore del Duce ho fatto una scelta di vita che comunque maturavo già lungo il mio percorso esistenziale. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la messa negata nel ricordo di un morto dalla chiesa cattolica lo scorso 28 aprile. Adesso potrò essere io stesso ad officiare la funzione religiosa ed a onorare la sua memoria».

 

Toglietegli tutto ma non Benito Mussolini al leader di “Alleanza Calabrese”, Enzo Benito Vacalebre, che ieri è diventato ipodiacono della chiesa ortodossa italiana di cui è Patriarca ed Arcivescovo Sua Beatitudine Alessandro I (al secolo lo psichiatra Alessandro Meluzzi) (LEGGI IL FORUM CON MELUZZI), giunto a Cosenza proprio nella giornata di ieri per nominare diaconi e ipodiaconi. Vacalebre meditava il dà farsi della sua vita religiosa fin dallo scorso 28 aprile scorso (LEGGI LA NOTIZIA) quando, dopo circa 50 di pratica cattolica in Santa romana chiesa, subì “l’affronto insanabile”: «Quella scelta dell’arcivescovo di Reggio, Fiorini Morosini di piegarsi ai diktat del sindaco e di altri esponenti di sinistra negandoci la commemorazione ad un defunto (certo non qualunque, ndr), nonostante da 40 anni Reggio ricordasse con un rito cristiano, mi ha imposto di non entrare più in una chiesa cattolica».

LEGGI DELLO SVOLGIMENTO DELLA COMMEMORAZIONE IN PIAZZA

 

«Alla luce di tutto questo – spiega Vacalebre – ho ripercorso tutta la mia vita a ritroso, fin da bimbo ero molto vicino all’ortodossia greca, paese nel quale sono stato 17 volte, parlo sia l’ellenofo che il greco antico: mio padre Anselmo ha fondato la prima associazione per la lingua ellenofona di Calabria la Ionica». «Prima avevo solo una generica frequentazione con gli ortodossi, oggi è il mio ingresso ufficiale – conclude – da ipodiacono posso diventare diacono e potrò celebrare da solo la messa per lui».

Insomma per Vacalebre Mussolini è davvero una fede religiosa, qualche ora dopo pubblicizzava già sui Social il suo prossimo “Tributo a Mussolini”.

«Il 28 aprile ti onoreremo – spiegava il neo ipodiacono – Fosse l’ultima cosa che riesca a fare nella mia vita. Reggio Calabria non è e non sarà mai nè Morosini nè Falcomatà. Il 28 aprile Reggio Calabria sara’ di nuovo tutta per te».

Dopo il tributo di cieco amore al dittatore italico, le considerazioni a valanga di pieno revisionismo storico: «Immagini consegnate alla Storia e fatte cadere nell’oblio dai cosiddetti padri della repubblica. Una repubblica nata da un’atroce barbarie non può essere mai legittima e legittimata fino a quando gli eredi morali non chiedano scusa a tutto il Popolo italiano degli orrori commessi anche da parte loro. Una vergogna infamante che bollerà per sempre l’Italia ed il mondo intero».

E subito posta un video inneggiante al fascismo e «dedicato a tutti i profughi di destra, ai martinitt cattocomunismi, agli accecati sulla via del PPE, ai laici, ai radicalchic, agli eurosinistrorsi, agli sporchi Padri della Repubblica ed ai loro snaturati discepoli. Una dedica ad “un Popolo che dalla sconfitta, dal declino morale e civile, cercasse di risalire verso vette di una civiltà sublime. Martiri usati, tra lacrime di sangue e volti nella polvere, per luridi Fini. Affinché pochi pavidi raggiungessero mete che mai avrebbero potuto raggiungere con le loro personali intelligenze. Purtroppo per anni la Destra in Italia è stata anche questa. Oggi devo costruirmi un altro Sogno. Ne ho intimo bisogno. L’ho promesso a mio Padre, un Uomo che aveva creduto nell’Eroismo, negli Uomini, nella famiglia».

Il post si conclude così ma la vicenda prosegue con un colpo di scena. Sotto il post di Vacalebre il commento dell’ex consigliere comunale Bruno Ferraro, attuale segretario regionale della Fials rivela un particolare inedito: «Io ci sarò anche se il Duce la sua messa l’ha già avuta nonostante Morosini! Ne parliamo quando ci vediamo» – conclude prudentemente Ferraro. A lui replica dal gruppo Alleanza calabrese: «lo sappiamo e quest’anno non ci sarà nessuno che ce lo potrà impedire».

Inevitabile scatterà il tormentone e la caccia al parroco: chi ha tradito il veto del vescovo Morosini? Mentre per i fascisti la venerazione del Duce e con essa il reato di apologia del fascismo appare più forte di qualunque credo religioso.

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