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Il viaggio con l’elicottero della polizia e i “Cacciatori Calabria” nella piana di Gioia Tauro e nei bunker diventati vere e proprie abitazioni

REGGIO CALABRIA – Un viaggio nelle viscere della terra, là dove figure di primo piano della criminalità organizzata scelgono di nascondersi continuando però a tenere ben salde nelle mani le redini dei loro illeciti interessi multimilionari. E la donna spesso riveste un ruolo particolare, talvolta determinante per ogni decisione della consorteria criminale.

La moglie del boss latitante è l’alter ego del capo e ne assume di fatto il posto di comando. Le donne di ‘ndrangheta sono complici consapevoli o testimoni silenziose? Un viaggio partito dall’eliporto del reparto volo della Polizia di Stato di Reggio Calabria che ci ha consentito di sorvolare il gigante che divide la Piana di Gioia Tauro dalla Locride e che unisce i clan in nome del potere. Visto dall’alto l’Aspromonte è una emozione unica, senza tempo. Un patrimonio indescrivibile della Calabria noto però prevalentemente per i sequestri di persona e i rifugi dei latitanti. Casolari e ruderi di Africo vecchio sono una gemma di questo territorio dove la fitta vegetazione lo rende ancora più misterioso e affascinante. Quando l’elicottero si “sofferma” su pietra Cappa il fiato viene meno al cospetto del monolite più grande d’Europa. E la mente va anche a Lollò Cartisano. In quest’area vennero ritrovati i resti del fotografo rapito a Bovalino nel 1993. Per chi ha imparato a conoscere da straniero questa terra di Calabria i ricordi sono spesso legati a un simbolo, a una storia, a un dramma. E i luoghi sono il punto di riferimento dei ricordi. Ricordi che portano al porto di Gioia Tauro, gioia e tristezza dell’economia. E’ il più grande terminal per trasbordo del mar Mediterraneo e il principale scalo commerciale marittimo della provincia di Reggio Calabria, ma è anche tra le principali vie di accesso dalla cocaina proveniente dal Sud America.

LE FOTO DEL VIAGGIO TRA I MISTERI DELL’ASPROMONTE

«Sequestriamo una tonnellata di cocaina all’anno, il che vuol dire che ne entrano almeno 10 tonnellate – ha detto in più circostanze del procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho – La cocaina si trasforma in denaro che entra nell’economia apparentemente legale ma che in realtà è drogata, inquinata». Una volta atterrati a Reggio Calabria il viaggio continua. Questa volta in compagnia dei carabinieri dello squadrone eliportato dei “Cacciatori Calabria”. Il reparto è stato istituito il primo luglio del 1991 ed ha sede a Vibo Valentia. E’ una eccellenza dell’Arma. La meta porta il nome di Platì. In questa zona i nascondigli scoperti sono diversi nel corso degli anni. Quasi tutti i covi per i latitanti sono realizzati sotto le abitazioni. A Platì esiste persino la categoria dei “bunkeristi”, carpentieri specializzati nell’allestimento di nascondigli. Nei sotterranei del territorio sono custoditi i segreti di lunghi anni di malaffare, di strategie di morte e pianificazione di affari. Entrando in una delle tante abitazioni vai ad imbatterti in un forno per il pane. In apparenza tale sembra. Ma entrando all’interno i carabinieri hanno scoperto che c’era un varco ben occultato. Da qui ci si immette in un lungo corridoio per accedere ad una casa sotterranea. C’è ogni comfort. E soprattutto c’è una seconda via di fuga per il latitante in caso di irruzione delle forze dell’ordine. Aprendo una botola “piastrellata” del bagno si accede alla rete fognaria. Dopo averla percorsa per circa duecento metri si giunge a un tombino che rappresenta l’ancora di salvezza.

Nella Piana di Gioia Tauro i bunker vengono concepiti diversamente rispetto a quelli della zona jonica. In prevalenza in quest’area i rifugi dei latitanti sono lontani dalle abitazioni. In aperta campagna si scoprono nascondigli “geniali”. A Rosarno, per esempio, un normale pozzo d’acqua piovana è diventata la porta di accesso di un bunker. Calandosi all’interno si scopre che in una delle pareti c’è una porta rivestita con gli stessi mattoncini del pozzo. Una volta aperta si entra in una vera e propria casa sotterranea: cucina, bagno, due camere e persino un monitor collegato a un impianto di videosorveglianza. Nelle viscere della terra reggina “vive” un altro mondo, una realtà che per troppi anni ha deciso le sorti di una regione e “rubato” la vita a tante vittime innocenti.

Al viaggio in Aspromonte sarà dato ampio spazio da Rai Uno nel corso della trasmissione “Uno Mattina-Storie Vere”, condotto da Eleonora Daniele, in onda mercoledì 25 maggio a partire dalla ore 9.50. Il servizio è realizzato dal caposervizio de “Il Quotidiano del Sud” Michele Inserra, con la regia di Gabriella Morandi e il coordinamento dell’autore Rai Antonio Manetta.

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