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REGGIO CALABRIA – Ancora uno sbarco in Calabria. Dopo l’arrivo nelle scorse ore di oltre 200 migranti a Vibo Marina (LEGGI LA NOTIZIA) è arrivata nel porto di Reggio Calabria la nave militare “Vega” con a bordo 629 migranti e 45 corpi recuperati in mare dopo l’ennesimo naufragio avvenuto al largo della Libia. I cadaveri raccolti in mare appartengono a 36 donne, sei uomini e tre minori con età che vanno da sei mesi a due anni.

Tra i sopravvissuti ci sono 419 uomini, 138 donne e 72 minori di varia nazionalità (Pakistan, Libia, Senegal Eritrea, Nigeria, Siria, Marocco e Somalia). Dei migranti arrivati in Calabria, 155 provengono dal barcone che si è rovesciato al largo delle coste della Libia. Alle operazioni di sbarco, coordinate dalla Prefettura di Reggio Calabria, hanno partecipato i rappresentanti del Comune di Reggio, delle forze di polizia, dell’Azienda sanitaria e ospedaliera e del 118, le associazioni di volontariato e degli organismi umanitari. Le salme, che saranno portate in alcuni mezzi appositi messi a disposizione dalla Croce Rossa Italiana, sbarcheranno per ultime.

«Abbiamo effettuato questo recupero a circa 40 miglia dalle coste libiche mentre eravamo impegnati nel dispositivo ‘Mare sicuro’ della Marina Militare. Su segnalazione di un elicottero siamo intervenuti assieme ad un altra unità della Marina Militare». A parlare è il tenente di vascello Raffaele Martino in servizio a bordo della nave “Vega” giunta stamani nel porto di Reggio Calabria. «Ci avevano segnalato – prosegue l’ufficiale – la presenza di un barcone affondato, con dei migranti in acqua. Abbiamo immediatamente raggiunto la zona per poter effettuare i primi soccorsi e recuperare i superstiti del naufragio. Cosa che abbiamo fatto. Successivamente abbiamo avviato le ricerche per il recupero delle persone annegate. Abbiamo recuperato 155 superstiti e 45 salme, e tra queste 36 donne, 6 uomini e tre minori». Non c’è certezza, secondo il tenente di vascello Martino sulle cause del naufragio. Solo ipotesi. «Le cause sono in fase di accertamento – dice – da parte dell’Autorità giudiziaria. Comunque, sembrerebbe dovuto, da una prima analisi, ad una falla sullo scafo del barcone. Quattro sono stati i nostri interventi di soccorso nella notte tra il 26 e 27 maggio, e per tutta la giornata del 27. Il personale ha lavorato senza soste per portare in salvo quante più persone possibili. È quello che fanno in mare gli equipaggi della Marina Militare quando si tratta di salvare delle persone. Non lasciamo indietro nessuno».

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