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La procura di Torino

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La vicenda dei biglietti delle partite della Juventus da destinare alla vendita ai bagarini oltre che agli atti della procura di Torino, che ha iscritto 23 persone nel registro degli indagati, finisce anche sulla scrivania della Procura federale.

TORINO – La vicenda dei biglietti delle partite della Juventus da destinare alla vendita ai bagarini oltre che agli atti della procura di Torino, che ha iscritto 23 persone nel registro degli indagati (LEGGI LA NOTIZIA), finisce anche sulla scrivania della Procura federale.

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L’inchiesta ipotizza che i biglietti sarebbero stati destinati al bagarinaggio in cambio della tranquillità della curva, una sorta di patto che sarebbe stato preso da alcuni dirigenti della Juventus e un presunto appartenente alla ‘ndrangheta calabrese. A carico del personale della società bianconera non sono, comunque, emersi estremi di reato: nessuno, infatti, è indagato. Le carte però sono state trasmesse alla procura federale, come atto dovuto, perché potrebbe esistere un illecito di carattere sportivo.

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Del presunto “patto” i pubblici ministeri di Torino si sono occupati nel quadro dell’inchiesta ‘Alto Piemonte’, terminata con l’invio dell’avviso di chiusura indagini a 23 indagati. Un componente della famiglia Dominello, esponente della ‘ndrina Pesce Bellocco, sarebbe riuscito – tramite un ex capo ultras ora indagato per concorso in associazione mafiosa – a entrare in contatto con due dirigenti della Juventus e a stringere un accordo: avrebbe fatto da portavoce ad alcuni gruppi della tifoseria organizzata, mantenendo «la pace nella curva», e in cambio avrebbe ricevuto quote di biglietti da ridistribuire o da trattenere per sé e destinare al bagarinaggio. I dirigenti (uno dei quali non più in organico) sono stati interrogati e hanno affermato di non sapere che Dominello fosse uno ‘ndranghetista e di non avere idea di come volesse tenere i rapporti con gli ultras. Dal contenuto di una intercettazione telefonica gli inquirenti hanno ricavato che ci fossero degli elementi della tifoseria organizzata che, invece, conoscevano la situazione.

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