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Il Comune di Gioia Tauro

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REGGIO CALABRIA – Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’interno Marco Minniti, ha deliberato lo scioglimento dei Consigli comunali di Laureana di Borrello, Bova Marina e Gioia Tauro, tutti in provincia di Reggio Calabria, “per accertati condizionamenti dell’attività amministrativa da parte della criminalità organizzata”.

Si tratta, dunque, di una linea dura da parte del Governo che ha deliberato tre provvedimenti nello stesso giorno, dopo gli accertamenti compiuti dalle rispettive commissioni di accesso.

Secondo quanto riportato nel comunicato di Palazzo Chigi, “la gestione degli enti, già sciolti per motivi amministrativi, viene pertanto affidata ad apposite Commissioni, a norma dell’articolo 143 del Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali”. Il Consiglio dei ministri ha deliberato anche lo scioglimento del Consiglio comunale di San Felice a Cancello (Caserta).

A Laureana di Borrello la commissione si era insediata il 29 dicembre dello scorso anno (LEGGI), pochi giorni dopo le dimissioni di nove consiglieri comunali su dieci. Il sindaco di Bova Marina, Vincenzo Crupi, è stato invece arrestato il 7 dicembre dello scorso anno nell’ambito dell’operazione “Ecosistema” che ha evidenziato una serie di appalti truccati (LEGGI I PARTICOLARI), mentre a Gioia Tauro la commissione di accesso si è insediata lo scorso 7 marzo (LEGGI), pochi mesi dopo una mozione di sfiducia al sindaco.

Lo scioglimento dei Consigli ha una ricaduta ancora più particolare per Gioia Tauro e Laureana di Borrello, dove avrebbe dovuto votarsi il prossimo 11 giugno. A questo punto le elezioni non si faranno e i Comuni saranno commissariati. 

A Gioia Tauro il sindaco Giuseppe Pedà era stato costretto a lasciare il 23 dicembre del 2016 a seguito delle dimissioni della maggioranza dei consiglieri comunali e il prefetto aveva nominato un commissario prefettizio. Anche a Laureana di Borrello il prefetto di Reggio Calabria aveva inviato un commissario dopo le dimissioni contestuali del sindaco Paolo Alvaro e di tutti i consiglieri comunali dopo un’inchiesta coordinata dalla Dda di Reggio Calabria che aveva portato all’arresto dell’ex assessore comunale Vincenzo Lainà, ritenuto il riferimento politico della cosca Lamari.

A Gioia Tauro invece, dopo l’arrivo del commissario prefettizio scattarono altre due inchieste antimafia che portarono all’arresto del dirigente dell’ufficio tecnico comunale Angela Nicoletta e di alcuni parenti di ex amministratori locali. L’inchiesta «Cumbertazione» aveva visto il coinvolgimento di numerose aziende ed imprese accusate di aver manipolato alcune importanti gare di appalto che si erano svolte nella Piana e in Calabria. A Gioia Tauro questo è il terzo scioglimento per mafia. Il primo è avvenuto nel 1991 ed il secondo nel 2008.

Per Laureana di Borrello invece si tratta del primo scioglimento per infiltrazione mafiosa. A Bova Marina, lo scioglimento di oggi trova origine in un’inchiesta giudiziaria. L’accesso antimafia, infatti, era stato disposto nel gennaio scorso dal Prefetto di Reggio Calabria dopo l’arresto, avvenuto il 7 dicembre 2016, del sindaco Vincenzo Crupi, posto ai domiciliari nell’ambito di una inchiesta della Dda reggina con l’accusa di corruzione in relazione all’appalto per la raccolta dei rifiuti nel suo comune, «controllato», secondo l’accusa, dalla cosca Iamonte, uno dei gruppi storici della ‘ndrangheta. Crupi si era poi dimesso il 9 dicembre ed il Prefetto aveva sospeso il Consiglio comunale nominando un commissario.

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